SeaPark e MCM: processi inutili!!

Aldo Bianchini

La prova della pistola fumante non c’è, tutti recitano nel solco di un copione già scritto

Il pubblico ministero Vincenzo Montemurro, impegnato sia nel processo MCM che nel processo SeaPark, fa la sua parte, o almeno cerca di farla. Per il SeaPark provvede a scremare, ma soltanto un po’, la lunga lista dei testi a discarico dei 44 imputati, mentre per l’MCM chiede a sorpresa (solo per i non addetti ai lavoro!!) l’acquisizione dei verbali di p.g. relativi a 15 ore di intercettazioni telefoniche ed ambientali risalenti agli anni 2003-2004. Insomma una botte al cerchio ed una alla botte. Sia per SeaPark che per MCM se ne riparlerà, certamente, nei prossimi mesi; si vedrà. Oltretutto le ultime testimonianze rese in aula dal super teste Fausto Martino (assessore all’urbanistica di Salerno per dieci anni) vanno nella direzione di “non colpevolezza” del sindaco De Luca. E anche se Fausto Morrone (l’avversario storico del sindaco), nell’ambito del processo Sea Park, afferma che “La Ideal Standard non aveva i presupposti di improduttività”, gli avvocati difensori del super-sindaco parlano apertamente di un’ipotesi accusatoria che trova uguali solo nei processi del Cavaliere, tanta è la filosofia giudiziaria messa in campo dalla Procura nella fase delle indagini preliminari. Si tratta, comunque li si vede o li si esamini, di due processi verosimilmente inutili perché ad entrambi è stata sottratta, a tempo debito e in tempi record, la cosiddetta “prova della pistola fumante”. Difatti le vere battaglie processuali sono state combattute nei primi mesi del 2006 quando, dopo le richieste di arresto in carcere per alcuni imputati (tra i quali l’allora deputato De Luca e l’allora sindaco De Biase) avanzate dalla pm Gabriella Nuzzi e dopo tre rigetti (tre!!) da parte del gip Gaetano Sgroia i fascicoli giunsero dinnanzi alla Commissione per le Autorizzazioni a Procedere del Parlamento. Il caso diventò politico ed alla fine la Commissione rigettò definitivamente le richieste di arresto ordinando anche la distruzione delle intercettazioni e, prontamente e giustamente, sempre il gip Sgroia ne dispose la pratica esecuzione dell’incenerimento. Eravamo in piena campagna elettorale, si votò prima per il Parlamento e De Luca, ovviamente per cautelarsi, si candidò e venne eletto, e un mese dopo si votò per le amministrative dove De Luca, sull’onda lunga della battaglia contro i magistrati che paga sempre, venne rieletto sindaco in danno dell’incauto Alfonso Andria. Questi i fatti. Perché oggi, a distanza, di cinque anni, e sempre in pre-campagna elettorale il pm Montemurro ha richiesto l’acquisizione dei verbali di pg relativi a 15 ore di intercettazioni? Qual è l’obiettivo dell’attento pubblico ministero? E’ mistero sempre più fitto in quelli che palesemente appaiono, a questo punto, come processi davvero inutili e dispendiosi per le già carenti casse della giustizia. Delle due l’una. Se al pm interessano i colloqui compresi nelle intercettazioni distrutte, ammesso che possano esserci ancora le trascrizioni cartacee in possesso della pg, si tratterebbe di atti non utilizzabili; se al pm interessano le intercettazioni non distrutte, queste appaiono assolutamente irrilevanti. Si tratterebbe soltanto di un polverone quello sollevato dalla richiesta a sorpresa del magistrato Montemurro? E’ presto ed anche difficile dirlo; è più probabile che Montemurro reciti legittimamente e fino in fondo la sua parte che è quella, anche se non soprattutto in dibattimento, di perseguire ad ogni costo l’individuazione di tutti gli elementi per la costituzione della “prova regina” che possa dare senso e credito a questi due processi. Ma la prova regina, quella della pistola fumante, abbiamo visto che non c’è più, perché quindi insistere in un’azione che non porta da nessuna parte. Manca alla magistratura di oggi il coraggio necessario di fare un giusto passo indietro e mandare assolti tutti gli imputati perché “il fatto non sussiste”? Ci rendiamo conto che, forse, questo è troppo. Ma è certamente peggio voler trascinare, tra rinvii ed eccezioni, i due voluminosi processi verso la sicura prescrizione. Ma forse è propria questa la soluzione regina dell’intricato caso giudiziario denominato “De Luca +”. Almeno così nessuno è responsabile ed inquirenti e inquisiti ne uscirebbero con la coscienza apparentemente pulita. Tanto qui non si discute di Ruby e di escort, qui si è semplicemente in presenza di centinaia e centinaia di intercettazioni mandate in fumo per buona pace di tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *