Salerno: divorata dalla SLA e dalla burocrazia

Aldo Bianchini

La paziente salernitana è allettata da tre anni e da uno aspetta lo strumento tecnologico che l’Asl  e la burocrazia le nega.

Salerno – Si chiama Franca Marchetti, sessantasei anni, professoressa in pensione, la cittadina di Salerno che da oltre tre anni è affetta da SLA (sclerosi laterale amiotrofica) in maniera irreversibile. Moglie e madre si è dedicata per una vita alla famiglia ed al suo lavoro di docente con passione e professionalità. La società caotica di oggi la ripaga con una assoluta indifferenza e la burocrazia dell’Asl fa tutto il resto. Parla con gli occhi, la povera Franca, dal suo letto di sofferenze che non meritava e che no si aspettava neppure lontanamente. Non muove un muscolo, gli occhi, però, sprizzano energia e vitalità, quella vitalità che vorrebbe e potrebbe trasmettere ai suoi cari attraverso quel piccolo strumento tecnologico denominato “controllo oculare” che solo la Tiflosystem di Padova le può fornire. E’ da un anno che aspetta invano, e le sue speranze di comunicazione, come quelle di vita, si assottigliano sempre di più. Il marito, prof. Antonio, è categorico: “Dovrebbe essere istituito un comitato di persone perbene a difesa dei diritti più elementari per noi del sud”. Si confida, apre il suo animo affranto, spazza via per un momento tutte le frustrazioni cui si sottopone quotidianamente per non lasciare mai sola la propria consorte, e dice: “Ho scoperto per caso, navigando su internet, dell’esistenza di questi supporti tecnologici per i casi di SLA come quello di mia moglie. Mi sono immediatamente movimentato ed ho capito che era possibile richiederlo alla ASL competente territorialmente. Con raccapriccio ho scoperto che nessuno, o quasi, ne sapeva niente. Alla fine soltanto il dott. Daddino (ufficio fasce deboli della Asl di Via Nizza), che ringrazio, ha attivato immediatamente i necessari contatti con la regione. In data 28 agosto 2010 ho inoltrato regolare domanda corredandola di tutte le certificazioni sanitarie ed amministrative necessarie alla bisogna. Da allora più niente, neppure un minimo di sensibilità umana per questi casi disperati, ben sapendo che quel piccolo computer può ridare speranza e voglia di vita. Sono sinceramente addolorato dalla freddezza e dalla perversa burocrazia che scavalca anche i confini di ogni tipo di umanità”. C’è una legge, del 2007, voluta dal’allora ministro della sanità Livia Turco che concede la possibilità di accesso a detti strumenti tecnologici e fissa in maniera esclusiva i fondi per tali concessioni. Alla Regione Campania per il 2010 sono stati assegnati fondi “bloccati” (cioè da utilizzare solo per questi strumenti) per ben 980mila euro. Tenuto conto del fatto che i casi di SLA sul territorio regionale sono fortunatamente contenuti è impensabile che i fondi bloccati siano stati spesi solo per questi casi. E’ possibile allora che siano stati distratti ed impegnati per altre operazioni andando, addirittura, contro la legge. Se questo è avvenuto potremmo essere di fronte ad un fatto assolutamente grave. La Asl Unica di Salerno dovrà dare delle spiegazioni logiche e plausibili, ne va della credibilità delle istituzioni in cui il prof. Antonio ancora crede: “Voglio crederci fino in fondo, ascolto in tv e leggo sui giornali, chiacchiere su chiacchiere con belle promesse che svaniscono sempre di fronte ai casi concreti, come quello di mia moglie Franca per la quale chiedo giustizia”.

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