Gambino/11: da Conte a Cirielli

Aldo Bianchini

E’ sempre la stessa storia, come un copione già scritto tra spiate e scatti segreti. Tiro mancino dei Carabinieri in danno di Cirielli. Ma chi è l’obiettivo?

Maiori – Il vizietto dei P.M., almeno quelli di questo Paese, è quello di aprire fascicoli e inchieste. A chiuderli, poi, ci dovrà pensare sempre qualcun altro dopo anni e anni di esasperante silenzio. Il titolo che in queste ore mi ha sorpreso di più è stato quello apparso su “Il Mattino” dell’11 agosto 2011 che recita così: “Cirielli in moto vicino la casa di Gambino”. Segue l’articolo della collega Petronilla Carillo che spiega con certosina dovizia di particolari cosa dovrebbe essere accaduto nelle vicinanze della casa di Maiori in cui è costretto agli arresti domiciliari il malcapitato Alberico Gambino.  Per farla breve vengo ai fatti per dimostrare che la “linea d’ombra” (così è stata denominata l’inchiesta giudiziaria) questa volta si allunga anche sul comportamento dell’Arma dei Carabinieri che ripete gli stessi marchiani errori negli anni e per molte inchieste come se niente fosse mai  accaduto. In pratica qualcuno dell’Arma avrebbe visto il presidente Cirielli in motocicletta, a Maiori nei pressi della casa di Gambino, parlare con la moglie dello stesso Gambino; probabilmente il militare avrebbe addirittura fotografato l’incontro in maniera furtiva quasi come se il presidente Cirielli stesse commettendo un atto al di fuori ed di sopra della legge. Niente di più sballato, ovviamente. Voglio augurarmi che qualcuno non la pensi diversamente, anche perché i precedenti in materia sono moltissimi e tutti conclusisi in una bolla di sapone dal punto di vista giudiziario pur volendo considerare che dal punto di vista etico sarebbe preferibile evitare questi accadimenti. Il precedente più clamoroso risale ad alcuni anni fa. Siamo nella primavera inoltrata del 1993 e le Procure di Salerno e di Sala Consilina (p.m. Di Nicola, D’Alessio e Scarpa per Salerno e il capo Santacroce per Sala C.)) hanno da pochi giorni arrestato il “grand commis” del Partito Socialista Enrico Zambrotti. Si pensa subito ad una grande svolta della cosiddetta “tangentopoli salernitana”. A complicare ancor più la vicenda ed a renderla molto più appetibile sul piano giornalistico accade un fatto eclatante: “Ad Eboli, nei pressi della segreteria politica del ministro Carmelo Conte un capitano e due carabinieri inviati dal procuratore Santacroce, dopo una soffiata, fotografano un incontro inquietante. Il ministro in persona, nella pubblica piazza, parla con la moglie di Enrico Zambrotti e con un’altra persona che poi si scoprirà essere addirittura un magistrato di Cassazione molto amico sia del ministro che dello stesso Zambrotti per via delle sue origini”. Questo il fatto su cui si apre una delle più asfissianti campagne stampa (soprattutto da parte de Il Mattino) contro il ministro ed a favore dei magistrati. Viene aperto ovviamente un fascicolo con relativi avvisi di garanzia. Alla fine si scopre che si era trattato di un incontro assolutamente casuale e che nessun complotto era stato ordito in danno della giustizia e della regolarità delle indagini. Manco due mesi dopo, nel luglio del 1993, arriva puntuale il primo serio avviso di garanzia contro Conte (ed anche Del Mese) con richiesta di autorizzazione a procedere alla Commissione Parlamentare. Solo allora si capì che il vero obiettivo era il ministro Conte e non tanto Enrico Zambrotti. Le analogie con quanto accaduto a Maiori sono veramente tante: c’è un arrestato, c’è la moglie dell’arrestato, c’è un pezzo molto importante della politica e c’è, infine, un carabiniere (o più di uno!!) che controlla addirittura un suo diretto superiore (Cirielli è colonnello dell’Arma). Casualmente? Chissà!!  Non vorrei, e certamente mi sbaglio, che anche questa volta l’obiettivo non sia il carcerato ma l’esponente politico. Bisogna aspettare per capire e per credere. Nel frattempo se io fossi nei panni di Cirielli mi preoccuperei molto seriamente.

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