Le stragi stradali

Aldo Bianchini

Altre quattro vite (tre giovanissimi e un anziano) si sono spente nell’ultimo week end tra Fisciano, Atena e la Mingardina

E’ sempre lo stesso rituale. Migliaia di persone ai funerali, cordoglio convinto, dolore vivo e poi la rassegnazione. Come se non fosse possibile fare nulla per evitare il ripetersi, in maniera ciclica, dei gravissimi incidenti stradali con morti e feriti. C’è sangue dappertutto, ci sono fiori e lumini votivi in prossimità di tutti i punti pericolosi, le famiglie si disperano. Poi più nulla, tutto passa nel tritatutto dell’oblio del tempo e del disinteresse generale che si risveglia ad ogni nuovo annuncio di stragi stradali. Ovviamente colpisce più la notizia dei tre giovanissimi morti tra Fisciano e Atena Lucana che quella del novantenne medico rumeno deceduto sulla strada a scorrimento veloce, la Mingardina, tra Ceraso e Palinuro in agro di San Giovanni a Piro. Ma è soltanto l’effetto mediatico, perché poi nella sostanza i morti sono morti e sono tutti uguali. Ma in realtà cosa si può fare per evitare le drammatiche scene di ricomposizione di corpi straziati, di dolore incontenibile di genitori e parenti più prossimi? Qualcosa si può e si deve fare, soprattutto per i giovani. L’ha spiegato a chiare lettere Grazia Papa (comandante della polizia stradale di Salerno) la quale parlando in prima persona e della sua famiglia ha testualmente dichiarato “”Da genitore non presterei mai un’auto potente a mio figlio da poco patentato. Spesso, troppo spesso, chi infrange le regole non ha remore ad infrangerle sempre, l’auto potente ti spinge a correre, a premere il piede sull’acceleratore …. però dai dati in nostro possesso risulta sempre un abbinamento drammatico: auto potente e abuso di alcool. Le due cose vanno sempre di pari passo”. Insomma più chiara di così la dottoressa Papa non poteva essere. Nessuna allusione, comunque, al caso di queste ultime ore accaduto a Fisciano dove un giovane (rimasto quasi illeso) di Sala Consilina (tale Raffaele Vanacore) si trovava alla guida della potentissima auto paterna al momento del disastroso incidente in cui hanno perso la vita Saveria e Letizia di Mercato San Severino. Il problema, per stare in linea con la Papa, è proprio tutto qui. Inizia dalla famiglia la scuola culturale del bene prezioso della vita e dell’utilizzo della strada che deve sempre essere vista come un avversario con cui confrontarsi minuto dopo minuto. L’auto potente, la velocità e lo stato di ebbrezza so no soltanto componenti, anche se rilevanti, pel problema di base che deve essere risolto in famiglia. Mettersi alla guida di un’auto potente o di un suv è diventata per molti ragazzi una specie di status simbol, così come andare a tutta birra dopo aver bevuto appunto una birra truccata più dell’autovettura è la consacrazione di questo status. Il fenomeno è diffuso soprattutto nell’ambito maschile delle giovani generazioni, fenomeno al quale si adeguano e, forse, spingono verso gli eccessi anche gli ambiti femminili del mondo giovanile. Cose che difficilmente, noi di una certa età, riusciamo a comprendere ed a prevenire. E’ inutile dire “morire così è inaccettabile” se poi non facciamo niente per limitare i danni di queste manie o false affermazioni di personalità che sono sempre espressione di incultura generalizzata e profanazione di grandi pericoli. E’ necessario catechizzare i ragazzi verso nuovi tipi di rapporti interpersonali e di gruppo per far loro capire l’assoluta preziosità della propria vita nel rispetto totale di quella degli altri. Stesso discorso deve valere anche per chi, ad una certa età come nel caso del medico rumeno novantenne, si pone alla guida di un’autovettura. Anche qui è un problema culturale e non è facile far capire che a novant’anni puoi stare anche fisicamente benissimo, ma che di certo i riflessi nel loro complesso non risponderanno mai come rispondevano a quarant’anni. Se ognuno di noi,  nel nostro piccolo, riuscirà a fare tutto questo avrà dato un valido contributo alla risoluzione del gravissimo problema.

2 thoughts on “Le stragi stradali

  1. Perché la morte di “giovanissimi” al volante (specie il sabato notte) mi lascia sistematicamente nell’indifferenza più totale? Normalmente l’effetto di una causa che porta alla morte propria (e a quella degli altri) è legato alla considerazione del valore della vita. Non ci si ammazza (e peggio non si ammazzano gli altri) perché si deve prendere una curva a 120 km/h dopo che non si regge una birra e qualche pasticca. Meglio non rimanere in vita dopo che le gambe sono state tranciate e/o il cervello non è rimasto ossigenato a sufficienza. La stupidità non richiede fiori e la luce dei lumini. Richiede una nuova luce: essere convintai da nuovi valori della vita.
    Roller

  2. Avete sentito l’idea del Ministro Maroni? Le buone idee sono indipendenti dal colore politico. Poiché l’omicidio colposo da noi è una bagatella si può superare la difficoltà introducendo il nuovo reato di “Omicidio Stradale”. Lei, Direttore e Uomo di Legge che ne dice? Leggerei volentieri un suo intervento su questa questione.
    Cordialmente
    Roller

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