Eurolandia: agosto di lavoro

Filippo Ispirato

Il mese di Agosto, sinonimo di ferie per i politici italiani ed europei, quest’anno, complice il rallentamento dell’economia e dei mercati finanziari, ha significato invece duro lavoro per i presidenti di Eurolandia, alle prese con i salvataggi in extremis di Grecia, Irlanda e Portogallo e, di recente, i problemi di risanamento di bilancio di Italia e Spagna. Purtroppo l’Unione Europea sta attraversando un periodo di crisi tra i più profondi ai quali si sta cercando di trovare delle misure volte ad uscire dal tunnel. Francia e Germania, i paesi più forti economicamente, stanno cercando di

trovare delle soluzioni in grado di porre rimedio ai problemi economico finanziari dell’area euro. Il vertice franco tedesco di questi giorni ha evidenziato alcuni punti fondamentali da portare avanti per rimettere in moto l’economia europea, tale accordo prevede: -la creazione di un GOVERNO ECONOMICO composto dal Consiglio dei capi di Sato  e di governo dei  diciassette paesi dell’unione europea che hanno adottato l’euro come moneta. Tale governo, si dovrà riunire almeno due volte l’anno con lo scopo di garantire la crescita e la stabilità economica all’interno di Eurolandia;  l’obbligo del pareggio di bilancio già a partire dal 2012 da parte di tutti gli Stati; in tale direzione si sono già mossi più o meno bene la Germania, L’Italia e la Spagna con delle riforme ad hoc, mentre la Francia sta ancora cercando delle soluzioni da mettere in campo; – l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie all’interno dell’area euro e dei suoi mercati borsistici. Tale strumento è, in pratica, una tassa che viene applicata ogni qual volta si effettua un’operazione di compravendita in borsa, acquistando qualsiasi tipo di titolo quotato. L’impatto in termini monetari di questa tassa è davvero basso (parliamo di uno 0,05%) e avrà, quindi, un impatto molto limitato sui piccoli risparmiatori, mentre diverso è il discorso per quanto riguarda gli investitori cosiddetti “istituzionali” che si trovano ad operare sul mercato in modalità intra-day (ossia comprano e vendono lo stesso o più titoli per varie volte all’interno della stessa giornata). Tale manovra avrebbe un impatto su questo tipo di operazioni molto significativo, riducendo l’attrattività dei mercati euro rispetto a quelli asiatici o americani, o della piazza londinese, che non ha adottato la moneta unica. Accolti con favore i primi due punti dalla Bce, su quest’ultimo ci sono grandi pareri discordanti tra l’asse Merkel-Sarkozy e il presidente Trichet (e lo stesso Draghi futuro governatore) in quanto tassare le transazioni finanziarie potrebbe portare ad un forte ridimensionamento delle nostre borse nei confronti delle borse di New York e Londra in primis, con conseguente perdita di appetibilità da parte di investitori stranieri. Ancora dubbi, invece, sull’eventuale creazione di nuovi Eurobond che vedono da una parte il parere contrario della Merkel e dall’altro l’appoggio della Francia affiancata dall’Italia e dalla Spagna e altri paesi più piccoli. Ma cosa sono gli Eurobond? Sono delle obbligazioni emesse dai singoli paesi per finanziare il proprio debito che, a differenza dei titoli di debito emessi dai singoli stati, come il nostro Btp ad esempio, vengono garantiti dall’UE e da tutti gli stati di Eurolandia. In tal modo gli stati potrebbero finanziarsi a tassi più bassi in quanto la garanzia offerta dall’Ue è maggiore rispetto a quella dei singoli paesi, e tale soluzione potrebbe portare più facilmente ad un risanamento di bilancio, proprio grazie ai minori interessi da rimborsare. Motivo principale dell’opposizione della Germania è l’eventuale creazione di un mercato di Eurobbligazioni/Eurobond in sostituzione o affiancamento di quello dei titoli di stato delle singole nazioni che, proprio per le maggiori garanzie offerte, potrebbe ridimensionare il predominio sul mercato dei titoli di stato  tedeschi (i Bund)  a favore degli Eurobond. I mercati e le altre nazioni vedono comunque ancora come poco credibili queste soluzioni messe in campo da Francia e Germania, piene si di buoni intenti ma senza delle indicazioni pratiche su come raggiungere il pareggio di bilancio e garantire una crescita stabile all’interno dell’area euro; la parte principale di queste riforme strutturali purtroppo prevede sia a livello europeo (tassazione sulle transazioni finanziarie) che a livello dei singoli paesi (come nel caso Italia) solo ed esclusivamente un aumento delle tasse  e dei costi a carico dei contribuenti e di una maggiore precarizzazione del lavoro, che come effetto principale potrebbero portare solo ad una contrazione dei consumi che è proprio il contrario di quello che serve per la ripresa economica; il tutto purtroppo accentuato dalla mancanza di una guida condivisa da parte di tutti i paesi europei che spesso sono mossi in primis da politiche nazionali. Intanto le borse sono sempre più nervose ed altalenanti, aspettando nuove

decisioni maggiormente credibili e concretamente attuabili.

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