Scrivi Penati, leggi Bersani ?

ROMA – “Delinquente”, “criminale matricolato”: le considerazioni dei pm su Filippo Penati, era prevedibile scatenassero reazioni virulente sul bubbone scoppiato in casa democratica. Corruzione, tangenti elevate a sistema, il Pdl non vedeva l’ora di restituire accuse e sospetti contro la classe dirigente avversaria. Il Pd reagisce compatto, ma la sberla dei magistrati si fa sentire eccome, interrompendo fra l’altro un trend positivo e sempre in ascesa dell’appeal nei recenti sondaggi. Non è che qui frana tutto, un’altra volta si chiedono dirigenti e militanti. Per ora il primo che si incarica di rintuzzare le accuse dei più agguerriti Gasparri e Cicchitto, è l’ex segretario Walter Weltroni, che minaccia querele a tutto spiano contro chi osa sporcare gratuitamente l’immagine del partito. Molto aspro Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori Pdl: “Bersani – ha detto – spera di farla franca come i suoi predecessori graziati dal Di Pietro magistrato che così, salvati dalla tangente Enimont i capi Pds, D’Alema, Veltroni e Fassino, si avviò verso la carriera ministeriale”. Gasparri dice che “si scrive Penati e si legge Bersani” e parla di un «modello di partito» e di “intrecci antichi con finanziamenti illegali esteri e di coop rosse”. E non dimentica il ” modello pugliese D’Alema-Tedesco”, e gli “ambigui contributi alla Fondazione Italianieuropei”. Cicchitto punta il dito contro il “sistema di potere Pd-Pds”. Per lui “Penati non è né mariuolo né criminale solitario”. Come si comporta il partito per tacitare chi come Feltri, ad esempio, definisce gli ex comunisti “diversamente ladri”?. Rosy Bindi intanto contesta la continuità storia tra Pd e Ds. Più efficace, ma è pur sempre un pannicello caldo, Enrico Letta , quando insiste sulla differenza tra chi si autosospende si toccato da un’accusa pesante e chi si fa nominare ministro o si fa una legge tagliata sulle proprie misure. Si capisce che è un imbarazzo al limite della sostenibilità che fa stendere un cordone sanitario intorno a Penati, manco fosse un marziano giunto da chissà quale galassia. La richiesta più pressante, la mossa che il miliatnte si aspetta è che Penati rinunci alla prescrizione e si faccia processare e d eventualmente paghi per le sue colpe. La verità, nota ma misconosciuta da anni, è nell’opacità, per usare un eufemismo, nei rapporti tra politica e capitale, tra dirigenti di partito e imprenditori. Entrambi hanno instaurato un legame fondato sulla ricattabilità reciproca e al di là delle tangenti, o dei reati che vengono a galla, di un gigantesco sistema fondato sui conflitti d’interesse. Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, nel giudicare la perniciosità di queste relazioni pericolose, cita i casi più eclatanti. Il fiume di denaro corso a Milano nell’area Falck ha messo nei guai Penati ma nessuno può ignorare che il concorrente alla carica di sindaco di Sesto San Giovanni era un imprenditore interessato allo sfruttamento dell’area. Amministrati e amministratori dovrebbero giocare su sponde diverse, con una bella linea rossa in mezzo con su scritto “no trespass”. Non si elargisce denaro per beneficenza, non lo si raccoglie per sport. I casi del munifico Berlusconi con il tuttofare Tarantini, gli autori degli acquisti a sua insaputa del ministro Scajola, e poi Verdini, Dell’Utri, ecc.. Tutti quei passaggi di soldi, opachi, non giustificati in maniera univoca, rappresentano un’ipoteca grave sull’autonomia della politica.

(da Blitzquotidiano del 29.8.2011)

 

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