Sicurezza: patrimonio edilizio pubblico a rischio

Con l’intervista all’assessore alla pubblica istruzione del Comune di Napoli pubblicata dal Roma si apre un inquietante capitolo che investe tutto il territorio campano. Il caso del Tribunale di Salerno.

Aldo Bianchini

L’intervista realizzata con Annamaria Palmieri (assessore alla pubblica istruzione nella giunta napoletana di De Magistris) riporta al centro dell’attenzione il problema endemico della sicurezza delle strutture edilizie adibite a “scuole” nel napoletano. L’assessore Palmieri si è giustamente fermata nell’ambito delle sue competenze sentenziando, lapidariamente, che “A Napoli nessuna scuola è a norma”. Sembra una battuta volutamente lanciata dalla provvida assessora, ma non è così. Il problema è generale e riguarda tutto il patrimonio edilizio pubblico del nostro Paese, patrimonio che non riesce ad adeguarsi agli standard di sicurezza voluti dalla Comunità Europea con le sue numerose direttive e recepiti nel D. Lgs. N. 626 del 19 sett.1994. Il problema è soprattutto quello di cercare di capire che cosa è stato fatto dal ’94 ad oggi, cioè che cosa la politica a tutti i livelli ha fatto nei diciassette anni (dal ’94 ad oggi) nel corso dei quali sono stati impegnati e spesi, comunque, centinaia di milioni di euro in una miriade di corsi di qualificazione, di progetti di ristrutturazione e di lavori presumibilmente eseguiti. Non è facile rispondere se non con quello che abbiamo tutti sotto gli occhi e che è tuttora un panorama alquanto squallido. In effetti poco o niente è stato fatto, in tutto il Paese, nonostante gli imponenti stanziamenti economici di danaro pubblico. Ma al di là di questo aspetto di carattere generale c’è un aspetto che attiene la propensione personale di tutti quelli che potrebbero fare e non fanno: politici regionali, provinciale e comunali, uffici tecnici, commissioni di manutenzione, ecc. Si tocca con mano, almeno per chi è del settore, una certa apatia di tutti questi personaggi  nel recepire il messaggio culturale della sicurezza e della prevenzione. Ed è proprio questa apatia, questa lontananza culturale dalla modernizzazione di strutture e servizi che produce i rallentamenti più vistosi e difficilmente eliminabili. Mi piace ricordare due esempi che attengono la nostra città. Il primo riguarda il palazzo del governo (la Prefettura) per il quale segnalai, anni fa, la pericolosità della pavimentazione in marmo esistente sotto il porticato. In questo caso la “commissione di manutenzione” si attivò prontamente e vennero applicate sulla pavimentazione delle strisce antiscivolo che ancora oggi sono un validissimo contrasto alla pericolosità intrinseca della pavimentazione. Altro discorso per il Comune che evidenzia una pavimentazione (sotto i portici) altamente pericolosa soprattutto quando piove. In questo caso la commissione di manutenzione ha fatto spallucce alle mie insistenti provocazioni. Il caso più emblematico è quello che riguarda il palazzo di giustizia (Tribunale). Al terzo piano, all’ingresso dell’aula Parrilli esiste un piccolo dislivello (forse un centimetro) tra il pavimento del corridoio e quello dell’aula. Un dislivello pericolosissimo per l’incolumità della gente, un vero e proprio attentato alla sicurezza. Questo caso l’ho segnalato moltissime volte ma la commissione di manutenzione (composta da giudici e da personale amministrativo) del Tribunale ha fatto sempre orecchie da mercante. Eppure basterebbe una piccola striscia di alluminio metallizzata per risolvere l’increscioso problema. Questo per far capire come la riluttanza, l’insipienza e la trascuratezza anche su piccole cose può determinare l’insicurezza di tanti. Al di là, ovviamente, dell’intero patrimonio urbanistico pubblico che è e resta fatiscente.

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