Procure: da Borrelli a Lepore, l’evoluzione della specie

Dal pool mani-pulite di Milano al pool intercettazioni di Napoli, una storia lunga vent’anni

Aldo Bianchini

Napoli – In meno di venti anni è cambiato tutto. Le modalità investigative, la tecnologizzazione delle intercettazioni a strascico, il parziale abbandono della tecnica del pentitismo, la stessa strategia investigativo-processuale si è notevolmente evoluta. Insomma da Francesco Saverio Borrelli a Giovandomenico Lepore il sistema giudiziario investigativo del nostro Paese ha subito una totale metamorfosi, una sorta di “evoluzione della specie”. L’argomento che intendo trattare oggi non attiene nel merito la vicenda Berlusconi-Procure (me ne guarderei bene!!), intendo piuttosto analizzare le similitudini e le evoluzioni tra i due grandi pool che, giustamente o ingiustamente (non sta a me stabilirlo!!) in questi ultimi venti anni hanno tentato l’assalto al Premier. Per i non addetti ai lavori ricordo che i due pool hanno caratteristiche di composizione assolutamente simili. Il pool mani-pulite era costituito dal capo della procura milanese Borrelli e contava sul procuratore aggiunto D’Ambrosio e su tre sostituti, Di Pietro, Davigo e Colombo (almeno nella formazione iniziale), quello delle intercettazioni di Napoli vede schierati il capo della procura Lepore, l’aggiunto Greco e tre sostituti Curcio, Piscitelli e Woodcock. Nel primo caso vedevamo un Borrelli che sprizzava cultura da tutti i pori, si presentava elegantissimo e con uno viso ieratico; insomma lanciava un messaggio di scontro duro e frontale verso l’intero Parlamento, i grandi politici dell’epoca e, infine, contro l’astro nascente di Berlusconi. In quegli anni i singoli compenenti del pool parlavano tutti e spesso in contraddizione tra loro; questo forse fu il vulnus. Dopo il tentativo di operare il sequestro negli uffici di Montecitorio di atti parlamentari riservati, toccò il top con l’avviso di garanzia notificato al Premier durante il vertice del G8 di Napoli proprio nel giorno in cui i capi di stato e di governo discutevano sui grandi temi globali della legalità. Con questo atto di una enormità giudiziaria il lavoro del pool mani-pulite in pratica si esaurì, anche se ancora oggi vivacchiano alcuni suoi sfilacciati e nervosi riferimenti. Oltretutto quell’atto clamoroso è stato utilizzato da Berlusconi contro gli stessi magistrati per conquistare le masse popolari che certamente non seguono i fatti come addetti ai lavori. Come dire, senza nulla togliere al loro operato, i componenti di quel pool non seppero fare altro. La pianificazione della strategia investigativa ora è palesemente cambiata. Innanzitutto c’è un Procuratore, Giandomenico Lepore, che appare in tv con uno sguardo da “pulcino bagnato”, umile, non elegantissimo, disponibile a piegarsi come un giunco, lontanissimo dalla cultura e dall’arroganza di Borrelli, ma con un pregio che il milanese non aveva: buca il video e si rende molto credibile agli occhi del grande pubblico televisivo. Nessuno del suo pool si permette di parlare o di farsi intervistare e, soprattutto, nessuno di loro ha lanciato proclami come quello storico di Colombo che il giorno dell’irruzione in Parlamento disse:”Rivolterò l’Italia come un calzino”. Il pool nostrano, fatto apparentemente con spaghetti e pizza, stava per mettere a segno l’atto più clamoroso di tutta la storia giudiziaria del Paese: le manette ai polsi del Cavaliere. La trappola era stata preparata nei minimi dettagli, Berlusconi doveva presentarsi a Napoli come teste in quanto persona lesa e nel corso dell’audizione (Lepore astutamente non ha mai parlato di interrogatorio!!) gli avrebbero contestato la “falsa testimonianza” (unico reato non ricompreso nell’immunità parlamentare) con conseguente clamoroso arresto. Poi probabilmente sarebbe successa la fine del mondo, ma intanto lo avevano arrestato anche se per poche ore. Anzi ritengo, ma questo è solo un pensiero personalissimo, che avrebbero fatto di tutto per arrestarlo proprio a Palazzo Chigi dove Lepore aveva offerto la possibilità di “sentire” il Premier. Così non è stato e la palese macchinazione (giusta o ingiusta lo dirà la storia!!) è venuta a galla pochi giorni fa per due ordini di motivi: in primo luogo perché il Gip Amalia Primavera ha riconosciuto l’incompetenza della procura di Napoli a continuare le indagini rimettendo il fascicolo alla Procura di Roma, e in secondo luogo perché a quel punto la Procura si è vista costretta a formalizzare una possibile imputazione a carico di Berlusconi che passa da parte lesa ad indagato (istigazione a mentire dinanzi all’autorità giudiziaria) nella squallida vicenda di Gianpaolo Tarantini, la moglie Nicla (Angela Devenuto) e Valter Lavitola per le escort fornite a Palazzo Grazioli. Insomma uno scoop clamoroso, forse il più inaudito della storia, mancato per un soffio grazie alla prontezza della barriera difensiva del Premier ; non so se per la giustizia, quella vera, sarebbe stato un fatto positivo. So per certo che sul piano squisitamente giornalistico il mancato golpe del pool napoletano ha bloccato sul nascere le impressionanti tirature che un colpo del genere avrebbe assicurato a tutta la categoria.

5 thoughts on “Procure: da Borrelli a Lepore, l’evoluzione della specie

  1. articolo molto interessante.
    Personalmente, sono contento che le cose siano andate così. Non perchè sia un sostenitore di Berlusconi (tutt’altro), ma questa “trappola” giudiziaria si sarebbe rivelata un boomerang per l’intera magistratura, che già gode di poca credibilità davanti alla pubblica opinione. Anche perchè questa macchinazione per mandare in carcere il premier avrebbe avuto esiti non duraturi; poco dopo l’avrebbero scarcerato e questi sarebbe uscito ancor più assetato di vendetta contro i “giudici”. Ma soprattutto sono contento che non si sia realizzata per il bene dell’Italia. Sarebbe esplosa una rivolta senza precedenti dagli esiti imprevedibili, una vera e propria guerra civile, oltre che una guerra tra poteri dello Stato. Non ne abbiamo bisogno in questo momento. E’ giusto che la magistratura eserciti il controllo di legalità, ma le accuse devono essere serie e gravi. Qui, invece, sembra che si stia giocando una partita a scacchi per mettere Berlusconi in galera a tutti i costi.

    ps: anche se a volte non condivido le sue idee, ritengo che Lei sia uno dei pochi giornalisti veri che lavorano a Salerno.

  2. Condivido parola per parola quello che ha scritto Gaetano. Io sono stufo di Berlusconi, ma quello che stava per combinare Napoli sotto la spinta del giovin signore di Woodcock sarebbe passato cetamente alla storia negativa di questo Paese. Condivido perfettamente anche il p.s. di Gaetano in quanto anche io non condivido sempre quello che scrive il direttore Bianchini ma è necessario riconoscergli almeno l’autentricità e la memoria storica che sembra persa nella nostra città.

  3. Sicuramente di grande spessore storico-ricostruttivo, ma anche di parte, l’articolo di Bianchini che si preoccupa più di evidenziare le disfunzioni del sistema giudiziario che gli aspetti politici della vicenda. Ovviamente fa bene a mantenersi fuori, così come fa bene a ricordare a tutti noi questi elementi caratterizzanti di un’azione similare che al medio osservatore sfuggono.

  4. Mi adeguo a quanto scritto da Gaetano. Mi viene spontanea una domanda: Ma Bianchini quanto guadagna per questi articoli e per tutte le ricerche e le ore di lavoro impiegate ? Mi sono permesso di chiedere ciò perchè sento di stipendi favolosi per giornalisti che in pratica riproducono soltanto notizie velinate.

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