LE IENE DI CATANIA

di Michele Ingenito
Nella puntata di mercoledì sera “Le Iene” di Italia/1 hanno scomodato l’Etna, provocando un’eruzione memorabile. Questo, almeno, è stato lì per lì l’effetto del servizio televisivo-giornalistico sul gioco d’azzardo presso un noto locale del centro città. Centinaia di persone andate in malora, famiglie distrutte, uomini e donne stritolati dall’usura per i prestiti contratti a seguito delle ingenti perdite dinanzi alle macchinette del gioco mettono a nudo una città, stretta nella morsa della malavita. Vigili urbani, polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, forestale, commissariato di zona: tutti invitati dal cittadino prima, dal giornalista poi, a verificare direttamente quanto accadeva nella bisca. Parole al vento. Quando, poi, chi di dovere ha capito che non si poteva più ignorare la denuncia, sono partiti i controlli. A perdere, naturalmente, atteso che qualcuno aveva ovviamente avvertito chi di dovere per un’attività apparentemente losca, a quanto pare in vigore da una ventina di anni, a dire della cronista. Quando l’italiano medio assiste a sconci del genere ‘vive’ un solo convincimento. Il paese, o larghe zone territoriali dello stesso, è in mano alla delinquenza organizzata. Che poi le sue frange siano etichettate in ragione dell’area di dominio non ha importanza.  Ci si chiede perché i cosiddetti pubblici ufficiali incaricati di tutelare la pubblica sicurezza, di sventare i reati, di bonificare i luoghi del malcostume nicchiano di fronte a coraggiose denunce del cittadino. E’ evidente che ciascuno cura i propri interessi, legittimi o meno che siano. Quindi, nessuna meraviglia che i poteri illegittimi li proteggano. Ma quando è lo Stato ad esercitare la latitanza in maniera così plateale vuol dire che la sua presenza diventa sempre più simbolica e, perciò, inefficace. Scatta, allora, nella popolazione interessata il convincimento che chi davvero comanda non indossa più la divisa in nome del giuramento prestato. Perché, forse a ragione, non ci crede più. Pur condannandoli, non ce la sentiamo, infatti, di infierire contro il singolo poliziotto o il carabiniere di quartiere e affini. Alla fin fine, se un tutore dell’ordine e della legge – invitato a scongiurare il reato in atto di assai presumibili e ben note organizzazioni delinquenziali– fa orecchie da mercante, vuol dire che, a sua volta, ha paura; perché non si sente tutelato da quello Stato che gli impone i giuramenti, ma senza proteggerlo.  Perché rischiare, allora, una bomba sotto casa o in auto quando il potere politico è manifestamente connivente – per debolezza o complicità elettorale – con chi gli garantisce la poltrona del potere? Tutori dell’ordine a testa calda (i puri e gli idealisti) ce ne saranno pure. Ma quanti di loro rischiano la carriera quando decisioni dovute rischiano di subire il filtro del superiore corrotto che non autorizzerà mai un’operazione sgradita al protettore politico del delinquente solitario o organizzato che sia? Perché anche il superiore corrotto vive di ‘carriera’. E se fa cose sgradite al referente politico magari sulla poltrona del governo o del sottogoverno, sa bene di giocarsi tutto. Chi glielo fa fare, dunque? Alla fin fine, le teste ‘calde’ dei giovani sottoposti vanno rinfrescate sotto la velata minaccia del trasferimento o del demansionamento. Dire che a Catania i pubblici poteri dello Stato si siano comportati correttamente nella circostanza denunciata da quel magnifico e coraggioso servizio de “Le iene” di mercoledì sera sarebbe una brutale falsità. L’opinione pubblica ne è rimasta letteralmente sconvolta o, forse, delusa e amareggiata per un Paese incapace, se non impotente. Impotente perché evidentemente ricattabile, colluso, corrotto ai vertici che contano. Quale speranza, allora, per il futuro della nostra democrazia? Quale certezza per le giovani generazioni che assistono stupite, se non rassegnate, al degrado sociale, morale, professionale cui sono pervenute numerose frange dello Stato come in quel di Catania?

One thought on “LE IENE DI CATANIA

  1. Le forze dell’ordine avevano paura????
    Sono in gruppo, addestrati ed armati sino ai denti e LORO HANNO PAURA?? Cosa dovrebbe dire il cittadino medio, solo inesperto e disarmato??? Siamo alle comiche!
    Bella quella che “bisogna andare in forze” manco dovessero irrompere in un covo di terroristi assetati di sangue…di cosa avevano paura ad entrare in una bisca, che il biscazziere gli prendesse a colpi di baton de croupier in testa?
    Per favore, evitiamo discorsi del tipo “sono dei poveri impauriti dai superiori” o “il marcio è più in alto” corollari del teorema “è colpa dei politici” perchè sono giustificazioni inammissibili: ci hanno mostrato chiaramente che denunciando un crimine alle autorità ci si ritrova a sbattere contro il “muro di gomma” e sono TUTTI EGUALMENTE COLPEVOLI. Ora resta solo da capire sino a che punto arriva la questione: basta vedere se e quali provvedimenti si prenderanno nei confronti della bisca e delle forze dell’ordine intercettate dalle iene, sperando che qualche magistrato prenda tutto in mano.

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