Sant’Arsenio: dal pm Casto al Vigile Urbano

Scabrosa vicenda nel comune di Sant’Arsenio. Il capo della polizia municipale multa il manifesto della OnlusLife che aveva organizzato una grande manifestazione nazionale sulla sicurezza stradale.
Aldo Bianchini
Sant’Arsenio – Non finirò mai di stupirmi. Una volta nel Vallo di Diano c’era un pm, Raffaele Casto, che nel pieno della tangentopoli arrestava tutto e tutti e  interrogava tintinnando le manette, finì sotto provvedimento disciplinare del CSM. Ora lavora in altro distretto giudiziario. Lo definii, anche sulla base di precise e inquietanti descrizioni da parte degli indagati, lo “sceriffo del Vallo di Diano”. Sembra passata un’eternità da quel momento e da quegli anni oscuri della giustizia e mentre l’oblio del tempo sembrava aver cancellato anche il più pallido dei ricordi ecco che irrompe sulla scena del Vallo un novello sceriffo, con tanto di pistola nella fondina, gli mancano solo stivali, speroni e cavallo per incarnare al meglio i mitici sceriffi del west. Si tratta del comandante della polizia municipale del piccolo e ameno paesino di Sant’Arsenio. Brandendo carta e penna, nell’ottica dell’adempimento del suo dovere, ha prima rilevato un manifesto affisso fuori posto e poi ha elevato un sostanzioso verbale di contravvenzione per 450 €. Peccato che il manifesto multato fosse stato affisso dall’associazione OnlusLife di Daniele Campanelli che proprio a Sant’Arsenio, e con la sponsorizzazione dello stesso comune, aveva organizzato una favolosa due giorni nazionale per la prevenzione contro gli incidenti stradali e non solo per ricordare il giovane Christian. E pensare che a Sant’Arsenio sono arrivati, a fine settembre, i più grandi esperti nazionali di infortunistica stradale, numerosi magistrati e addirittura i vertici della Polizia di Stato. Tutto a sicuro vantaggio anche della comunità santarsenese con un balzo d’immagine e di notorietà a livello nazionale, e non solo. Ma che volete, il dovere è il dovere, e non c’è niente che possa impedire di perseguirlo sempre e comunque, costi quel che costi. Il comandante probabilmente ha fiutato la grande occasione per elevarsi a paladino della legalità e per spiegare a tutti come dovrebbe essere svolto il proprio compito, anche a tutti quei magistrati che dopo ogni campagna elettorale non riescono a condannare i candidati che compaiono sui manifesti affissi fuori posto. Qualcuno dovrà spiegare al comandante di Sant’Arsenio che se è vero che esiste una certa qual responsabilità oggettiva da parte dei candidati, e nella fattispecie dell’Associazione, è difficile in caso di opposizione arrivare alla condanna perché dovrebbe essere dimostrata in sede giudiziaria la paternità e la volontarietà della violazione. La temerarietà del gesto del comandante è stata, forse, capita in Comune, tanto che qualcuno aveva suggerito di mediare la cosa con una modesta conciliazione. Niente da fare, giustamente Daniele Campanelli –presidente della Onlus- ha preferito dare mandato ai suoi avvocati per opporsi alla vergognosa contravvenzione dinnanzi alla magistratura competente.  E tutto questo, ovviamente, per non accettare squallidi e pericolosi compromessi con chicchessia e per il trionfo della verità. L’unica e certa verità è che il dovere è si il dovere, ma il dovere ha anche dei confini ben precisi ed invalicabili, il confine tra il giusto esercizio del dovere e l’abuso di potere sta nella formazione culturale e operativa di chi è chiamato ad un simile compito. Non si può sparare addosso a chi non si ferma all’alt, così come non si può scalciare un  motorino in fuga, tanto per riprendere un caso che sta tenendo banco nell’opinione pubblica del Vallo. Il caso del manifesto avrà sicuramente ridondanza nazionale e il danno che ne deriverà per la comunità di Sant’Arsenio andrà ben oltre il presunto magro introito che il coscienzioso comandante aveva in animo di procurare alle casse del suo paese.

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