Declassamento banche: quali conseguenze per i risparmiatori

Filippo Ispirato

E’ di pochi giorni fa la notizia del declassamento da parte Standard & Poor’s del rating di 24 gruppi bancari italiani, la quasi totalità degli istituti del nostro paese ad eccezione di Intesa San Paolo ed Unicredit, che rimangono comunque sotto osservazione da parte dell’agenzia americana. Il declassamento è dovuto essenzialmente al peggioramento dei conti pubblici dell’Italia e alle tensioni che stanno avvenendo sui mercati finanziari; l’indebolimento dell’economia comporterà per le banche la necessità di aumentare la loro capitalizzazione e di dover inserire tra le riserve nei loro bilanci una maggior quantità di denaro per reggere a nuove ed improvvise crisi di liquidità che si potrebbero verificare in futuro. Ma che significato assume per la vita di tutti i giorni e per chi entra in banca e decide di investire o chiedere un finanziamento? Innanzitutto dobbiamo considerare un’importante differenziazione tra chi decide di investire e chi, invece, deve richiedere un finanziamento. Per chi vuole investire delle somme, si avranno a disposizione sicuramente delle offerte più vantaggiose che in passato: investimenti in obbligazioni bancarie e depositi a tempo e certificati di deposito. In questo caso, infatti, questi strumenti finanziari rappresentano un modo di raccogliere la liquidità per le banche alternativo all’indebitamento sul mercato istituzionale, in forte calo rispetto al passato e più costoso proprio per via dell’abbassamento del rating dei vari istituti. Ricorrendo, invece, alle obbligazioni o ai depositi a tempo, le banche raccolgono dai risparmiatori la liquidità necessaria, pagandola ad un tasso inferiore che sul mercato istituzionale, con la possibilità di offrire ai propri clienti un tasso maggiore che in passato. Attraverso un’accurata selezione dei titoli, ci si può costruire un portafoglio di obbligazioni ordinarie (attenzione a non sottoscrivere subordinate)  e depositi a tempo, questi ultimi garantiti fino a 100.000 Euro dal fondo di garanzia interbancario, con un tasso di tutto rispetto che riesce a battere l’erosione dell’inflazione. Per chi invece ha bisogno di un finanziamento il discorso rispetto al passato è peggiorato sia sul fronte del credito al consumo che su quello dei prestiti per acquisto casa. Relativamente ai prestiti personali, il rischio insolvenza dei debitori è aumentato sensibilmente negli ultimi anni e, complice l’ulteriore indebolimento della situazione paese da un anno a questa parte, gli istituti hanno aumentato i tassi di interesse per coprire i rischi di mancato pagamento delle rate. Stessa sorte per i mutui casa, in quanto per gli istituti sarà più oneroso prestare  a lungo termine delle cospicue somme di denaro (dai 10 ai 40 anni), il cui capitale verrà rimborsato completamente solo dopo un arco di tempo molto ampio. Le garanzie che si acquisiscono a latere sono dei beni immobili la cui eventuale escussione è di lunga e difficile esigibilità. In tal caso lo spread, ossia il guadagno banca, è stato aumentato in maniera sensibile per coprire questa tipologia di rischio sempre più alto. Questa, come ovvio, è solo la fotografia della situazione attuale per chi decide di investire o chiedere un finanziamento negli istituti di credito, a prescindere da qualsiasi giudizio di merito sul fatto che sia giusto o meno aumentare i tassi o ribaltare sui consumatori il costo dell’indebitamento; il solo scopo dell’articolo è quello di informare i lettori sull’evoluzione in corso del sistema bancario.

 

 

One thought on “Declassamento banche: quali conseguenze per i risparmiatori

  1. Complimenti per il suo articolo. Chiaro e comprensibile per chiunque. Finalmente si è riusciti a capire qualcosa

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