Ospedale: la scatola nera dell’autopsia

La recentissima notizia della morte di un neonato nell’ospedale di Salerno ripropone l’antico dilemma delle verità che dovrebbero emergere dall’esame autoptico.

Aldo Bianchini

Salerno – Certo che fa rabbia venire alla luce e perdere la vita dopo pochi attimi. Rabbia più dei genitori e nonni che dello stesso neonato il quale, probabilmente, non si sarà conto di nulla mentre ritornava nelle accoglienti braccia del Signore. Questo il fatto di cronaca pubblicato in questi giorni da tutti i giornali. Il fatto è accaduto nel reparto di ostetricia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. La notizia riportata riferisce anche che “La Procura ha aperto un’inchiesta, ha sequestrato le cartelle cliniche, ha disposto l’esame autoptico ed ha avvisato (atto dovuto!!) sette medici (cioè tutti quelli in servizio nel reparto). La cosa più antipatica e difficilmente correggibile di questi fatti è che non si mai più nulla di come vanno a finire le cose e, soprattutto, di che cosa è emerso dall’esame autoptico. Tranne casi rarissimi. Un po’ come succede per le “scatole nere” installate sugli aerei.  Ad ogni incidente si straparla nelle prime ore delle ricerche per individuare le scatole nere e poi delle ricerche o dell’esito emerso dalle scatole non se ne sa più nulla. Ricordo quanto accaduto ad un mio caro amico agli inizi degli anni ’70; si era imbarcato a Milano su un volo diretto a Barcellona (doveva andare ad arbitrare una partita di coppa campioni) quando una perdita improvvisa di carburante fece precipitare nel panico tutti i passeggeri. L’aereo si trovava ad oltre cinquemila metri di quota e tra le grida di aiuto di molti un signore rimase imperturbabile e abbassando il giornale che stava leggendo ebbe a dire: “Che titoli domani. Tragedia aerea. E’ in corso un’inchiesta.” E poi, aggiunse sommessamente, non se ne saprà più nulla. E’ proprio vero, da sempre non è cambiato nulla. Il clamore che fa seguito ad un fatto di cronaca si spegne quasi subito tra l’indifferenza generale. Neppure i mass media riescono a cambiare la tendenza. Ci sono riusciti solo per i tre quattro casi che da un anno imperversano su tutti i grandi network del Paese: Amanda e Raffaele, Yara Gambirasio, Sarah Scazzi e Salvatore Parolisi. Un tentativo, maldestro ed ossessionante, di far cambiare le cose e di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Mi sono sempre chiesto perché, ad esempio, non promuovere da parte delle istituzioni competenti debite conferenze stampa per illustrare i risultati di un’autopsia o per descrivere i dati reperiti in una scatola nera. Ci si ferma alla prima parte e solo per annunciare che si farà un’autopsia o che si cercherà di trovare la scatola nera. In effetti con la pubblicizzazione dei risultati ci sentiremmo un po’ tutti più tranquilli e sicuri senza che venga intralciato il corso della giustizia. Invece ci dobbiamo arrovellare intorno alle indiscrezioni degli avvocati o dei periti, se non anche dei magistrati o delle forze dell’ordine, senza mai avere una versione precisa e rassicurante. La stessa cosa accadrà per il neonato spentosi dopo qualche ora nel reparto di geriatria dell’ospedale di Salerno, e il dolore della giovane mamma amalfitana continuerà nell’incertezza e nell’approssimazione. Purtroppo.

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