Zagaria: catturato o liberato ?

Aldo Bianchini

NAPOLI – Non mettere in stretta relazione le due grandi operazioni investigative portate a termine nel giro di 24 ore dagli uomini delle forze dell’ordine sarebbe da ragazzini alle prime armi. Purtroppo accade che neppure i “grandi giornali” non sanno, o non vogliono, esaminare con freddezza i risultati delle operazioni e metterli in stretta relazione tra loro. Capisco che la prima operazione è stata condotta dai Carabinieri e la seconda dalla Polizia di Stato e che le due cose possono apparire distanti anni luce tra loro, ma è proprio in questo strappo che tuttora esiste e persiste tra i vari corpi delle forze dell’ordine che bisogna infilarsi per capirne di più. Parlo dell’operazione che ha portato al nuovo e più catastrofico coinvolgimento dell’on. Nicola Cosentino, detto “NICK figlio d‘o mericano”, e della imprevista e difficilissima cattura della primula rossa della latitanza dorata “Michele Zagaria”, capo riconosciuto dei cosiddetti “casalesi”. Queste due grandi operazioni di polizia danno l’esatta dimensiona di come il “mondo dei casalesi” stia letteralmente rinnovandosi e stia velocemente approdando verso equilibri interni ed esterni a noi, purtroppo anche alle forze dell’ordine, assolutamente sconosciuti. E per capire queste cose non ci vuole certo la scienza di Roberto Saviano, talmente sono elementari. Io, ovviamente, non ho il metro di riferimento del noto scrittore ma la lunga esperienza e la casistica di questi ultimi anni mi inducono a pensare che almeno un dubbio c’è, e  quel dubbio l’ho esternato nel titolo: “Zagaria: catturato o liberato?”. A mio modesto ed opinabile avviso l’inafferrabile Michele Zagaria è stato certamente catturato ma, in un certo senso, anche liberato dal rischio di venire travolto e ucciso dalla sua stessa organizzazione criminale che, molto verosimilmente, lo ha sacrificato su un piatto d’argento al fine di evitare  che gli investigatori arrivassero prima del dovuto sulle nuove leve di comando. Anche in questo caso, come in tutti quelli dei “grandi capi”, e Zagaria era un grande capo, c’è stato bisogno di un pentito per individuare, circondare, attaccare ed espugnare il “covo dorato” del superlatitante che si è arreso subito, così come hanno sempre fatto i grandi capi, ed ha ripetuto le parole di sempre: “Mi arrendo, lo Stato ha vinto” solo per dare quell’alone di mistero e, forse, di carisma alla sua immagine ormai travolta dai fatti e dagli eventi che, probabilmente, hanno già decretato la nuova cupola con una nuova nomenclatura distante anni luce dal mondo e dall’apparato di potere che fu di Michele Zagaria. Il fenomeno del pentitismo viene favorito proprio da questi grandi cambiamenti e l’intelligenza degli investigatori sta proprio nel capire per tempo il vento di cambiamento per cercare almeno di assicurare alla giustizia chi ha governato il crimine fino a quel momento. Tutto ciò non può e non deve mettere in discussione la brillante operazione della Polizia di Stato così come non può e non deve esaltare più di tanto il ricorso al pentito di turno perché con i pentiti il rischio di far naufragare le inchieste è davvero grosso. Nella fattispecie sono stati utilizzati due pentiti che soltanto apparentemente non sono in contatto o in combutta tra loro. Da un lato la magistratura riesce ad entrare nelle maglie del potere politico con la probabile imminente carcerazione di Nicola Cosentino, e dopo appena 24 ore dall’altro lato offre le garanzie sufficienti con la cattura del latitante dorato Michele Zagaria. Un teorema inquietante ma anche molto pericoloso. Reggerà all’urto inevitabile del possente potere politico? Difficilissima la risposta, qualcosa in più potremo saperla soltanto fra qualche tempo, anche se già qualche sfasatura la si percepisce a pelle. Accostare, ad esempio, il nome di Mario Santocchio a quello di Cosentino sul piano del coinvolgimento con i casalesi mi sembra proprio un’operazione azzardata che fa già scricchiolare tutto l’impianto accusatorio. Se poi a tutto ciò si aggiunge il fatto che a catturare Zagaria è stato Vittorio Pisani, il superpoliziotto già a capo della mobile che la stessa Procura napoletana ha maldestramente tartassato e ridotto al rango di traditore, i dubbi certamente sono destinati ad aumentare. Altro che vittoria netta dello Stato, qui probabilmente siamo di fronte ad un ennesimo scontro tra poteri forti dello Stato. Alla prossima.

One thought on “Zagaria: catturato o liberato ?

  1. A me lascia pensare che la sequela di arresti, ricordiamo pure la cattura di Iovine, rispecchia esattamente il cambio di guardia all’interno della camorra.
    Ma ciò che inquieta è quello che rappresentava “Capastorta” nella sua Capasenna; la gente del posto, che contribuiva a proteggerne la latitanza, ha pianto al momento della cattura.
    Se Zagaria poteva addirittura permettersi di chiamare ” cavallucci da galoppo” i politici locali è perchè ne abusava, usandoli a sua discrezione.
    Zio Michele, in quella terra desolata in cui tutti lo rispettavano, era un’istituzione , lo Stato: lo stesso che per anni ha consentito il proliferare delle sue attività criminose persino al nord Europa.

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