Palestina: il governo israeliano annuncia 1028 nuovi insediamenti

Maria Chiara Rizzo

L’annuncio reso noto il 19 dicembre scorso circa i nuovi progetti di colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme testimonia il fallimento del processo di pace tra lo stato ebraico e la Palestina e fa spazio alla crescente convinzione della comunità internazionale di una riconciliazione sempre più lontana. Mentre il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, cerca consensi affinché il suo Paese entri a far parte delle Nazioni Unite, il governo israeliano dà il via libera a nuovi insediamenti ritardando e ostacolando ogni soluzione possibile tra i due Stati. La pubblicazione dell’annuncio della disponibilità di 1028 nuovi alloggi nelle colonie di Har Homa e Givat Zeev, a Gerusalemme Est, e in quella di Betar Illit, a 10 km a sud-ovest dalla Città Santa, ha segnato l’ennesima rottura di un equilibrio già precario. Detti insediamenti sono localizzati al di là della “linea verde”, ovvero la linea del cessate il fuoco del 1949, considerata base imprescindibile per le negoziazioni di future frontiere dello Stato palestinese. Lo scorso primo novembre Israele aveva già annunciato la costruzione di 2 mila insediamenti, di cui 1650 a Gerusalemme Est. Secondo i dati pubblicati da una ventina di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, dall’inizio di quest’anno circa 500 abitazioni e altre strutture palestinesi sono state distrutte in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, causando lo sfollamento forzato di un migliaio di palestinesi. Inoltre, le ONG straniere rilevano un aumento del 50%  degli atti di violenza perpetrati a danno dei Palestinesi. Le autorità israeliane hanno giustificato le nuove costruzioni  affermando che, a prescindere dall’esito delle negoziazioni, i territori su cui sono state edificate le strutture saranno parte integrante dello Stato ebraico e che Israele ha il diritto di costruire a e nei dintorni di Gerusalemme, considerata da sempre dallo stato sionista la sua capitale “eterna ed indivisibile”.

 

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