Udine da bere

Marco Bencivenga

 

Dal primo momento che ti addentri in essa, spingendoti oltre  Porta Manin, il senso di tranquillità appiana definitivamente i residui di stress di qualche momento prima, accumulati ai parcheggi di piazza Primo Maggio, talvolta privi di posti liberi. Ecco perché il modo migliore per viverla serenamente è  andare in bicicletta così come insegnano gli udinesi. Anche quando piove. Magari indossando una “cerata”,  tipica mantellina impermeabile, che una volta svestita  diventa una pratica borsa portaoggetti. Vi faccio ritorno spesso in quel di Udine, in friulano Udin, ma non mi sembra mai uguale alla volta precedente. Sempre più multirazziale, per le sue strade e le sue piazze veneziane di terraferma, è sempre più l’Europa a pulsare , a scandire e registrare un viavai di anime che la colorano: anche di notte. Percorsa via Manin, in pochi istanti si è in piazza Libertà e prima  di accorgertene , lo “ spirito gotico veneziano ”, magistralmente replicato anche attraverso la Torre dell’Orologio che batte il tempo con i due Mori in bronzo, ti porta per mano al porticato di San Giovanni, prima, e alla loggia del Lionello dopo. Non può non sorprendere la concentrazione di cotanta ricchezza archittettonica in così poco spazio, ma ancor più vivido è l’inaspettato  coinvolgimento all’ interesse artistico a rendersi manifesto, dato che ovunque ci si soffermi a guardare è il  Rinascimento a catturare l’attenzione in tutta la sua nobile e suggestiva fierezza.  Puoi salire, poi, sul colle dell‘ imponente Castello, passare sotto l’Arco Bollani , perdere tutto il fiato   sulla ripida stradina acciottolata e poi respirare  davanti al  panorama del capoluogo storico del Friuli, che si distende dinanzi al tuo sguardo sino alle  Prealpi Giulie e  ripaga dell’ estenuante fatica. Udine, la città del Tiepolo, che ha lasciato i suoi capolavori nel Duomo, nel Palazzo Patriarcale. Udine, piazza San Giacomo, nota già dal 1248 col nome di “ forum novi ”,  ora per via del restauro, sigillata da una recinzione che la barda a mò d’ingessatura. Udine  la città dello Spritz delle 18,30, dei vini dei colli orientali, stupefacenti paesaggi a ridosso del confine con la Slovenia. Udine, davanti ai caffè e sotto i portici dell’amena piazza Matteotti o piazza delle Erbe, è un vociare composto mai urlante o volgare. Dopo la seduta ai tavolini del bar, sono solito fermarmi al centro, in prossimità della fontana grande.  Adorabile, nel periodo natalizio, è l’abbraccio degli antichi palazzi che incorniciano  il disegno dei fiocchi di neve di luce, che lentamente scivolano lungo le pareti, sulle finestre accese, senza mai alcuno affacciato. Leggo adesso dal web che nel 1983 fu calcolato che nelle case che  si affacciano sulla piazza, vi abitassero non più di 20 persone: ho tuttora questa sensazione. Udine, pacata e riflessiva, ritrosa città  da scoprire soltanto scrutandola attentamente, giacchè mai si rivela al visitatore superficiale, al frenetico. Udine da bere, come il Verduzzo di Ramandolo o il Refosco dal Peduncolo Rosso, che  al saluto di commiato dice “Mandi”….Resta con Dio.

3 thoughts on “Udine da bere

  1. Esatto, un gioiellino, un’oasi! La qualità della vita è altissima. Gli abitanti si fanno vanto a chiacchiere d’esser chiusi e musoni ma sono nei fatti cordiali ed educati, sempre pronti alla festa. E’ proprio una bella città! Ah: io sono napoletano…

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