Le riflessioni di un povero scribacchino

Salvatore Pica

Scelsi questo mestiere per vocazione, scrivevo di tutto e molto spesso contro tutti, dai genitori,  ai parenti, ai professori e non ho dimenticato questo mio spirito contestualizzatore, motivo per cui con grande sforzso, lo confesso, accetto le critiche. Se sono presuntuoso non lo so, a me non pare, mia moglie non la pensa alla stessa maniera, quando le dico: “Bianca Marì ti potresti esprimere meglio.” Non ha mai visto in me un amico, ma spesso un maestro e questo glielo passo, perché nel bilancio della mia vita, sono stato un uomo fortunato a sposare questa donna e non lo scrivo perché lei mi possa leggere, mia moglie non legge i miei scritti. Da piccolo borghese, studiavo e per i miei tempi molto conservatori, lavoravo, cosa utilissima perché i rapporti diretti e da subalterno, mi hanno maturato. I progetti familiari sul mio conto erano diversi, ma trovai il tempo ed il modo, per fare il giornalista. Ricordo l’amico tanto compianto Enzo Altieri, che mi fece da maestro incoraggiandomi a non desistere, io che raccomandazioni non ne avevo, e le parole, sempre le stesse, che ripeteva:” Il titolo te lo devi sudare.” E peregrinando e tornando a casa sconfitto mille e mille volte, fui giornalista.  Una autorevole firma che non cito per rispetto, arrotolò tutti i fogli dei miei articoli che gli avevo portato e mi indicò la porta. Tre anni dopo, quando la mia strada si stava spianando e partivo come inviato speciale per la Tunisia, mi telefonò per un colloquio. Grandi soddisfazioni per uno “scribacchino pieno di sogni”, come mi aveva definito. Questo lavoro mi ha fatto conoscere la vita, considerando che viaggio, grande fortuna certamente, il mondo ed il modo di pensare tanto diverso ma con molte similitudini, della gente. E per questo mi adiro, no, mi infurio quando la gente pensa che noi della stampa, scriviamo solo castronerie o peggio quegli aspiranti-stampa-perché so, le scrivono davvero. Questo è un lavoro duro e basato sull’onestà che un romantico come me che li ha compiuti e come i cinquant’anni, vorrebbe vedere svolto con serietà e competenza, in quanto è il lettore che ci dà la forza di rischiare talvolta anche seriamente. A volte è una citazione in Tribunale altre una telefonata minatoria, spesso lo scontento della famiglia perché si è molto presi da questo lavoro in attesa di notizie, pronti a muoversi per raccoglierne altre. Ma questo per me amici che mi onorate della vostra attenzione: è uno dei mestieri più belli.

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