PREMIO VALITUTTI: “caro Peppino … ti scrivo”

Aldo Bianchini

SALERNO – Sinceramente pensavo di essere l’unico, in questo Paese di arrampicatori, ad aver rassegnato le dimissioni da un incarico al momento del cambio politico apicale di una qualsiasi struttura o ente pubblico. Da sabato 2 giugno 2012 non è più così dopo aver letto l’intervento di Giuseppe Cacciatore sul quotidiano “La Città” in merito alla celebrazione del ventennale della morte del prof. Salvatore Valitutti andata in scena a palazzo Sant’Agostino con la manifestazione del premio speciale riservato ai giovani. Non sapevo, ovviamente, che l’amico Peppino Cacciatore era stato per molti anni presidente di giuria del “premio internazionale di saggistica Salvatore Valitutti”, così come non sapevo che Peppino in maniera estremamente corretta aveva rassegnato le sue dimissioni non appena Edmondo Cirielli si era insediato sulla poltrona di presidente della provincia di Salerno. Un atto di cortesia, un atto di estrema trasparenza e democraticità, un atto di semplice educazione, un atto che oggi passa sotto l’ampolloso nome di “tourn over” o addirittura di “spoil system”. Poca roba, quasi robetta da niente le mie dimissioni (diversi anni fa), dall’unico e ultimo incarico di addetto stampa senza retribuzione di un piccolo paese della provincia, rispetto al prestigioso incarico del professore Giuseppe Cacciatore. Caro Peppino non ti devi rizelare più di tanto, il Presidente della Provincia (ne sono certo!!) non è che non ti ha degnato di alcuna risposta, non ti ha risposto e basta. Un atto di scortesia, un atto di assoluta negazione della trasparenza e democraticità, un atto di cattiva educazione politica. Ma non è il solo Cirielli a comportarsi in questo modo scorretto, così fan tutti. Non potrò mai dimenticare quando, nel lontano 1994, Tu da consigliere comunale di maggioranza attraversasti tutto il salone dei marmi di palazzo di città (in aperta polemica col sindaco) ed uscisti con grande dignità non solo dall’aula consiliare ma dalla politica; Vincenzo De Luca rimase immobile, neppure una esitazione, niente di niente dal punto di vista somatico, e non ti degnò neanche di uno sguardo. Probabilmente pensò di essersi liberato, dopo Pino Cantillo, anche di un altro grosso peso. La stessa cosa che avrà pensato Edmondo Cirielli quando ha avuto tra le mani (sempre che gliele hanno passate!!) le tue dimissioni. Liberarsi di un personaggio scomodo è sempre un piacere per un politico, soprattutto quando l’allontanamento è volontario e apparentemente indolore. Questo è uno degli aspetti più inquietanti della politica che non sa cogliere le occasioni per rifarsi una facciata e ripresentarsi alla gente sotto nuove e più accattivanti spoglie. Anche perché tu non sei un semplice giornalista come me, tu hai rappresentato e scritto la storia di questa città e di questa provincia e sei uno dei pochi che può continuare a farlo. Per questo motivo ritengo che Cirielli sia stato poco accorto nella gestione delle tue dimissioni, aveva avuto su un piatto d’argento l’occasione per distinguere il suo modo di operare da quello di De Luca e non l’ha saputa cogliere al volo. Peccato, un vero peccato. Ma c’è un’altra cosa più sorprendente che mi ha raggelato della tua vicenda, caro Peppino. Il giornale che ospita i tuoi interventi si è limitato semplicemente a pubblicare tutto ciò che tu hai scritto con un distacco polare e senza azzardare il minimo commento. Poco importa se il tuo scritto passa sotto la scritta “opinioni” o “l’intervento”, il problema che tu hai posto e di una importanza fondamentale e va colto nella sua profonda essenza al fine di stimolare dibattiti e non semplici pubblicazioni anonime (nel senso di isolamento dal contesto della linea editoriale). Probabilmente dovrò convincermi a farmi ribattezzare per continuare a svolgere questa stupenda attività.

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