Sala Consilina: la grande protesta del 25 giugno

Antonio Citera

SALA CONSILINA – Tutto pronto per il grande giorno. Oggi è prevista la conferenza stampa che illustrerà la grande protesta del 25 giugno presso lo svincolo autostradale di Sala Consilina. Si preannuncia una giornata epocale, per sviare l’imminente soppressione del presidio di giustizia , decisa dal Governo per la revisione della geografia giudiziaria. Dopo tanto rumore, finalmente si scende in piazza, anzi in strada. Tutti allo svincolo di Sala Consilina per protestare contro la scellerata decisione della Commissione Billitteri di voler accorpare la giustizia valdianese con quella di Lagonegro. Parteciperanno alla conferenza stampa che si terrà oggi alle 11.00 presso il tribunale stesso, il  presidente dell’avvocatura salese Michele Marcone, il sindaco di Sala Consilina Gaetano Ferrari, che dovrebbe rappresentare i comuni del Diano, il sindaco di Sapri per quelli del Golfo di Policastro, inoltre il presidente dei commercialisti di Sala Gaetano Romanelli, ed i rappresentanti del comitato pro tribunale di Sala Consilina. L’ultima chance per dire basta ai soprusi contro un territorio, il grido è salvare la giustizia. Con la speranza che non sia il solito bla..bla..bla di chi fa finta di protestare , di alzare il tono della voce,mentre, di fatto, fa l’occhiolino ai poteri forti, col chiaro intento di intorbidire le acque, ma senza intaccare le scelte. Un servilismo nei confronti dei potenti , tipico di coloro che sotto mentite spoglie, simulano la strategia, sempre pronti a controbattere e sempre disposti a lottare per il territorio, un valore che da tempo non esiste, ma che viene puntualmente strumentalizzato e trascinato verso il palazzo, calpestando la dignità di coloro che ingenuamente credono nella persona, piuttosto che nella sinergia di nuove idee da sviluppare. Distacchiamoci dal credo politico delle parole rispetto ai fatti, che da alcuni anni si perpetra tra le mura del potere nostrano, un apparente paradosso, ma che di fatto diventa congeniale ad una prassi politica che non vuole rispettare la sua funzione più vera, rispondere all’esigenza che l’ha fatta sorgere.

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