Turchia: il nuovo colonialismo culturale

Maria Chiara Rizzo

Il nuovo “colonialismo ottomano” si diffonde a macchia d’olio dal Medio Oriente al Nord Africa e, se in passato il Marocco si vantava di essere l’unico Paese in cui i turchi non sono riusciti ad affermare il proprio  dominio, oggi i marocchini non possono gloriarsi di altrettanta resistenza.  L’altra differenza è che si tratta di un diverso tipo di dominio che potremmo definire culturale. Ma non sono letteratura, arte o lingua le protagoniste di questa nuova invasione, bensì le soap televisive. Le telenovelas turche spopolano in oltre 20 Paesi, rubando la scena alle famose  americane. Il segreto di tale successo si spiega con la vicinanza culturale della Turchia al mondo arabo-musulmano, per cui la gente comune si rispecchia molto di più nei protagonisti delle soap turche che nelle eroine delle serie americane. La penetrazione delle soap turche è molto forte anche nei Balcani così da diventare uno dei principali prodotti di esportazione del Paese, uno strumento di penetrazione economica e culturale. La Turchia ha venduto oltre 100 serial in tutta l’area mediterranea, con un incasso annuale pari a 60 milioni di dollari. Non mancano critiche da parte del mondo arabo, come quelle che si fanno strada dall’Arabia Saudita, baluardo dell’Islam conservatore, che addita alcune telenovelas  accusandole di essere troppo “occidentalizzate” e, in alcuni casi, ne vieta la trasmissione. Alcune serie televisive, invece, hanno spopolato soprattutto nei Paesi della post primavera araba, poiché il modello turco veicola un’immagine della donna moderna che mantiene pur sempre quelle caratteristiche che collimano con l’identità musulmana.

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