Egitto: nuova alleanza con gli USA

Maria Chiara Rizzo

Eccole in campo le nuove strategie politico-economiche degli Usa. Eppure chi avrebbe immaginato che nel breve frangente di tempo trascorso dall’esito elettorale in Egitto l’America avrebbe trovato la chiave giusta per stringere accordi con i Fratelli Musulmani? Prima o poi l’avrebbe fatto, è chiaro. I fattori in gioco sono tanti. Due giorni fa il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, si è recato in visita ufficiale al Cairo per sancire l’alleanza con un nuovo Egitto guidato dal neo presidente Mohammad Morsi, membro dei Fratelli Musulmani. In seguito all’ufficializzazione dei risultati della campagna elettorale egiziana il presidente Obama, durante una telefonata al neoeletto presidente Morsi, aveva anticipato: “We should maintain relations between the two countries on the ‘mutual basis of respect’” – dovremmo impegnarci a mantenere le relazioni tra i due Paesi sulla base di un reciproco rispetto. Nell’enfatizzare il supporto americano alla transizione democratica nel Paese post- Mubarak, Clinton ha ribadito l’importanza di un’intesa con il nuovo Egitto nonostante le differenze tra i due Paesi e, in riferimento al ruolo dei militari egiziani –  restii a lasciare i poteri ai civili, come, invece, avevano promesso-, il Segretario di stato ha sottolineato che le Forze Armate devono tornare ad occuparsi esclusivamente di sicurezza, mettendo fine al contrasto con le nuove autorità civili islamiste sullo scioglimento del Parlamento. Alla fine del colloquio, Hillary Clinton ha lanciato l’appello di mantenere l’accordo di pace siglato con Israele alla nuova leadership egiziana, poiché, prescindendo dalle relazioni del Paese arabo con gli USA, rappresenta il pilastro fondamentale della stabilità nella regione mediorientale. L’Egitto è stato il primo Paese arabo a firmare l’accordo di Pace con lo stato sionista nel 1979.

 

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