Gambino/61: il bavero e la medaglietta

Aldo Bianchini

PAGANI – Ma che bravi ragazzi!! Alludo ai tanti colleghi (maschietti e femminucce) giornalisti che, dopo un anno di fango vomitato addosso al povero Alberico Gambino, ora cominciano velatamente a prendere le distanze dal pm Vincenzo Montemurro per avvicinarsi sempre di più al malcapitato Alberico e finanche verso i cosiddetti e conclamati camorristi. Montemurro, ovviamente, non fa più notizia e l’impatto mediatico ora è tutto incentrato su Gambino; il primo (secondo i colleghi!!) ha già dato, il secondo può ancora dare molto. E via tutti di corsa in un’unica direzione. A me non piacciono gli osanna, gli applausi a scena aperta, e men che meno le supposte prime notizie. La brutalità, ed anche l’insipienza generale della stampa, sta tutta nei titoli da prima pagina inseguiti a tutti i costi: ieri Gambino colpevole, oggi Gambino innocente (forse!!). Un’assurdità mediatica che non porta da nessuna parte. Nell’udienza del 16 luglio scorso, per quanto mi riguarda, si sono distinte due immagini su tutte le altre. Da un lato quella di Vincenzo Montemurro, serafica, serena, tratti somatici rilassati e con tanto di colletto della t-shirt provocatoriamente rialzato alla teenage; un uomo attaccato più alla pragmaticità e alle carte processuali che alle fantasie o ai miracoli. Dall’altro quella di Alberico Gambino, sfinito, preoccupato, teso, sudato, con tanto di giacca e cravatta dai colori perfettamente intonati; un uomo che si attacca alla mediacità del messaggio orale, alla fede e bacia una medaglietta che porta con se fin dall’inizio di questa brutta avventura. E’ proprio in questo squarcio di tempi, di abitudini, di interessi e di opportunità che si annida la verità che entrambi vorrebbero raggiungere. Difficile per tutti e due; da un lato dimostrare l’assoluta colpevolezza, dall’altro la sicura innocenza. Quello che, purtroppo, i giovani colleghi della giudiziaria non vogliono  capire è che la verità assoluta non la raggiungerà nessuno, neppure il collegio giudicante. Se, però, per PM e Collegio sarà sufficiente una colpevolezza parziale (peraltro già incartata negli atti!!), per Gambino una innocenza parziale (ancora tutta da dimostrare !!) potrà restituirlo soltanto alla vita familiare e lavorativa, mai più a quella politica. E la verità, quella vera ed inoppugnabile rimarrà per sempre sepolta sotto le ceneri di un’inchiesta nata male e condotta ancora peggio. E’ questo il punto che è sfuggito a tutti. Lunedì scorso, che piaccia o no, ha vinto la pubblica accusa retta da Montemurro, mentre l’autodifesa di Gambino ha fatto acqua da tutte le parti. Il pm non accanendosi ha dimostrato un alto senso di rispetto della legge e dei diritti dell’imputato che in aula (ricordiamocelo tutti!!) può anche mentire e dire tutto e il contrario di tutto. Il problema è convincere la Corte (che oggi si chiama Collegio Giudicante!!) dell’una o dell’altra tesi, tutto il resto non conta. Ho assistito in religioso silenzio al lungo confronto tra PM e Gambino. In tutta sincerità l’apparente arrendevolezza di Montemurro non mi è parsa affatto come una dichiarazione di resa, tutt’altro. Mentre l’apparente aggressività di Gambino mi è apparsa come l’ultima spiaggia. Bisogna comunque tener conto di un terzo elemento, non di poco conto, che è rappresentato dalla lunga detenzione preventiva per un’inchiesta che, ripeto a scanso di equivoci, è nata male ed è stata condotta peggio. La detenzione c’è stata e c’è (in attesa di futuri sviluppi!!) ed avrà comunque un peso preponderante sul Collegio Giudicante. Non parlo certo di una sentenza pasticciata per salvare capre e cavoli, non voglio mettere il carro davanti ai buoi, ma non mi aspetto granchè. Proprio per questo la Corte, alla quale tanto si è appellato Gambino, ha concesso all’imputato principe il cosiddetto “onore delle armi”. Il processo, comunque, è ancora lungo e gli agguerriti collegi difensivi avranno modo e tempo di sovvertire i pesi e i valori delle due ipotesi in campo. Io, ovviamente, non rappresento né la difesa e né la pubblica accusa e posso, quindi, permettermi il lusso di fare anche paragoni sportivi. Tutto, proprio tutto di questo processo, soprattutto la medaglietta baciata da Gambino, mi richiama alla mente la famosissima borraccia d’acqua a metà strada tra Coppi e Bartali (Tour del 1952) che Vito Liverani immortalò per le future generazioni. Non si è mai saputo chi la passò a chi. Si sa soltanto, ma questa è storia sportiva, che quella tappa la vinse Gino Bartali e il tour Fausto Coppi. Sullo sfondo di questo processo rimarrà, comunque, per sempre l’immagine della medaglietta baciata alla fine di una lunga giornata di grinta e di agonia al tempo stesso, una giornata tutta sua, soltanto sua, di Alberico Gambino. I prossimi mesi ci diranno il resto. Alla prossima.

3 thoughts on “Gambino/61: il bavero e la medaglietta

  1. Egregio Dottore Bianchini,
    ho letto, con grande piacere, in questo lungo anno, gli articoli a sua firma concernenti il caso Gambino. Ho apprezzato il suo “essere al di sopra delle parti”, il suo “giudizio” limpido e senza condizionamenti, la sua “capacità” di evitare di schierarsi da un lato o dall’altro, la sua lunga “esperienza” di cronista di giudiziaria. Ho ammirato la sua voglia di addentrarsi negli argomenti, di sviscerarli, di capire i “fatti”, di addentrarsi nella verità. Purtroppo, però, ho notato un cambiamento di rotta che, a mio avviso, non ha alcun fondamento. Mi consenta di dirle che non ho condiviso, minimamente, le ultime due puntate della sua “saga”. Non riesco a spiegarmi quest’elogio fatto alla pubblica accusa a discapito delle verità raccontate da Gambino (per le quali Lei si è sempre battuto in questi mesi).
    Non era stato Lei a parlare della famosa proposta di delibera 188 (quella relativa al contratto agrario da stipulare con la famiglia D’Auria) mai fatta approvare dalla Dottoressa Perongini e dall’allora Sindaco Gambino? Non era stato sempre Lei a puntare l’indice contro la Dottoressa Ferraioli e contro le sue accuse? Ed ancora non era stato Lei ad evidenziare che il decreto di nomina di “ausiliario del traffico” a Califano Maria (moglie di Michele Petrosino D’Auria) era l’unico a non essere stato firmato da Gambino? E poi non era stato sempre Lei a puntare l’attenzione su Panico, sui suoi rapporti trasversali e sui permessi accordati al Pegaso? Non era stato Lei a dire che, a suo avviso, non esisteva alcun articolo 7?
    Ed oggi ha la faccia tosta di scrivere che l’autodifesa di Gambino ha fatto “acqua da tutte le parti”??????
    Tutto questo mi sembra davvero assurdo. Chi ha ascoltato l’esame di Gambino si è reso conto di come siano andate davvero le cose, di come sia stata amministrata la cosa pubblica nella città di Pagani. Le grandi questioni “contestate”, quelle che hanno fatto scattare gli arresti, sono state “sviscerate” e “chiarite”. Parcheggi, tarsu, proprietà “Criscuolo”: finalmente la verità!
    Dottor Bianchini ci spieghi questo cambio di rotta…..Da attenti lettori siamo curiosi di capire….

  2. Gentile Direttore, ho sempre apprezzato e condiviso
    i Suoi articoli, ma, come Francesca (firmo in toto il suo
    commento) son rimasto alquanto perplesso nel
    leggere gli ultimi due articoli. Vado a rileggere
    Gambino/58 “la farsa continua” e non riesco
    più a comprendere. Ma quale Coppi e
    Bartali? Mi viene in mente, invece, ” il lupo
    e l’agnello” con la differenza che l’agnello non
    e’ rimasto inerme, ma si e’ dimostrato un
    leone. Premesso che, a mio parere, la carcerazione
    preventiva per alcuni tipi di reati o meglio
    per ipotesi di reato, rappresenta la più grande
    barbarie in una società civile, non Le sembra
    che in tutta questa triste vicenda vi sia stato
    un eccesso di potere? Ma come dimenticare
    quel ragazzo mandato in galera solo per
    aver comunicato allo zio una notizia che tutti
    i paganesi conoscevano da tempo?
    Mi perdoni. ma mi viene un sospetto: qualcuno
    l’ ha ” consigliato” di cambiare rotta?
    Oppure si tratta di una Sua strategia : il bastone
    e la carota? Ne sapremo nei prossimi articoli.

  3. Egregio direttore, nel premettere che ancora non riesco a farmi un’idea della colpevolezza o meno di Gambino e C. rispetto alle accuse contestate, volevo chiederle un suo parere sugli inequivocabili comportamenti tendenti all’inquinamento probatorio scoperti dagli investigatori antimafia, da parte di parenti degli imputati, avvocati, portavoce, dipendenti comunali ecc.

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