Siria: al vaglio la creazione di una “no-fly zone”

Maria Chiara Rizzo

L’opposizione siriana chiede la creazione di una “no-fly zone” e l’America sembra voler accogliere la richiesta insieme alla proposta di stabilire aree di sicurezza ai confini con la Giordania e la Turchia.La zona di interdizione di volo avrebbe il duplice scopo di agevolare l’azione dei ribelli, proteggendoli dalle incursioni delle forze armate pro Assad, e proteggere la Turchia di Erdogan, storico paese membro della Nato, dall’assalto dei guerriglieri curdi del Pkk passati all’offensiva nelle ultime settimane. Ankara deve fare i conti con la minaccia rappresentata dalle incursioni curde che sembrano essere il prezzo da pagare per l’appoggio del governo turco all’opposizione politica siriana e ai ribelli armati. Dalla capitale turca arriva notizia di un piano di intervento militare lungo il confine con la Siria per creare una zona cuscinetto di circa 20 km, impedendo, così, anche ai curdi di fare delle province del nord una base di attacco.Ribadendo per l’ennesima volta l’importanza di aumentare le pressioni dall’esterno,  Hillary Clinton, al termine del vertice tenutosi in Turchia pochi giorni fa, ha annunciato che l’obiettivo ultimo dell’America è rompere i legami fra la Siria, l’Iran e Hezbollah, partito sciita libanese, che sostengono la repressione del regime siriano.  La posizione favorevole dell’America riguardo la creazione della “no-fly zone” sulla Siria non significa che l’operazione è imminente. “Gli Stati Uniti non agiranno da soli”, ha dichiarato l’ex segretario alla difesa  statunitense, William Cohen,  sottolineando che la partecipazione americana a questa possibile operazione di “no-fly zone” sarà legata a quella degli alleati.

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