IL VESCOVO DI AVERSA: L’ARTE EVANGELIZZA PURE OGGI

Alfonso D’Alessio

Chiesa e arte, un rapporto antico ma non vecchio, mai superato e anzi attualissimo. Ci siamo lasciati aiutare, per percepirne l’intimo legame, da S. E. Rev.ma Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e dal mese di maggio vice presidente della CEI. E’ il vescovo che, tra le mille iniziative pastorali, comunica con i giovani anche attraverso i “caffè teologici”, oggi diventati i “caffè con il vescovo”. Intorno ad un tavolino di un bar, insieme ai giovani per parlare di Dio, è l’arte pastorale. In un mondo paradossale immerso nella comunicazione ma afflitto dalla solitudine, c’è posto per l’arte nella nuova evangelizzazione e nel processo di inculturazione della fede? Mons. Spinillo sorride e con un esempio va al cuore della tematica: “un tempo l’arte nelle chiese parlava attraverso la pittura e l’ornato in genere, che decoravano una struttura standard e consequenziale delle possibilità costruttive. Oggi invece si ha la l’opportunità di dare forma al materiale modellando gli elementi, e così tutta la chiesa edificio diventa espressione della conoscenza tecnica dell’uomo contemporaneo e del suo vissuto di fede, entrando di fatto nel vivo del processo dell’inculturazione cristiana”. L’arte ha conservato anche oggi il suo valore “teologale? “Sicuramente si, pure per la capacità di coinvolgimento. In un’opera d’arte ci si immerge, si entra in contemplazione e quando narra di Dio è via per la meditazione. Ciò è possibile persino attraverso l’originalità dell’arte contemporanea, sebbene vi sia un rischio antico che è quello di strumentalizzarla privandola della presenza di Dio. Sarebbe come togliergli la parola. Le chiese, essendo luoghi di culto, non sono mai solo musei ai quali avvicinarsi come visitatori e basta. L’arte in esse è sempre viva in quanto esprime il vissuto di una comunità che respira”. Ogni diocesi ha un museo d’arte, qual è la caratteristica di quello di Aversa? “Indubbiamente la varietà dei busti d’argento che raffigurano i santi. Sono numerosissimi, di ottima fattura e raccontano la storia della devozione del popolo dell’intera diocesi”. I musei diocesani sono aperti a tutti ed ospitano mostre che parlano al mondo intero, come quella che in questi mesi estivi, fino al 7 settembre, si svolgerà a Monreale. “Sicilia ritrovata”, leggiamo nella presentazione dell’evento, espone le opere d’arte realizzate da maestranze siciliane e conservate nelle collezioni dei Musei Vaticani. Attraversando il tempo, dai normanni al barocco isolano, la storia viene letta con la lente dell’arte e della fede che la purificano da interpretazioni ideologiche e servili. Non possiamo salutare Mons. Spinillo senza chiedergli come la Conferenza Episcopale Italiana guarda alle diocesi del sud. “Credo si possa dire che ci sia molta attenzione e grande attesa. Le diocesi del mezzogiorno sono un laboratorio pastorale molto ricco e di grande spinta. Qui è ancora forte e radicato il senso religioso della vita e la tradizione popolare è una ricchezza da riproporre a quanti ne hanno smarrito la bellezza. Anche nel sociale c’è dinamicità, si verifica continuamente il cammino operato alla luce dei documenti del Magistero, come ad esempio si è fatto con il famoso grido del 1982 dei vescovi “Per amore del mio popolo non tacerò”, ripreso da don Diana e dai sacerdoti della forania di Casal di Principe nel 1991, e oggi riletto dalla chiesa di Aversa”. Chiesa e arte, binomio indissolubile, via della bellezza che conduce a Dio e linguaggio ancora attuale per l’evangelizzazione dell’uomo contemporaneo.

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