Brigate Rosse: l’attentato di Salerno nel racconto di Paolo D’Amato

 

 

Da Aniello Palumbo

SALERNO – “Da una traversa di Via Gaurico, sbuca un camion dell’esercito che trasporta armi per la vicina caserma. Una volante è di scorta. Proprio all’incrocio con Via Parisi, mentre la colonna è ferma allo stop, avviene il finimondo. I brigatisti erano piazzati in Via Rinaldi e in Via Guarna,  esattamente davanti e alle spalle del convoglio, oltre che nella stessa Via Parisi. Una trappola mortale…i soldati e i poliziotti erano intrappolati nei loro mezzi, impossibilitati a difendersi ”. Così racconta il commissario Settimo, protagonista del nuovo libro dello scrittore salernitano Paolo D’Amato, l’episodio dell’attentato terroristico di Torrione, del 26 agosto del 1982, nel quale un nucleo armato delle Brigate Rosse uccise brutalmente il caporale dell’Esercito Antonio Palumbo, e gli agenti della Polizia di Stato Antonio Bandiera e Mario De Marco.  “Settimo” è il titolo del romanzo poliziesco con sfumature noir, ambientato interamente a Salerno: «E’ un atto di amore alla mia città che, richiamando “Le città invisibili” di Italo Calvino, ha sempre dato una risposta a tutte le mie domande». La storia principale del libro che si svolge nel 1990, con dei flashback nel passato e nella storia della città, si apre con il ritrovamento, sul Lungomare, del corpo di un pensionato di settantadue anni con la testa quasi fracassata. Sarà proprio il commissario Settimo, il cui nome è legato a un importante personaggio storico salernitano, a indagare sulla vita di quest’uomo, avanti negli anni ma ancora di bella presenza, che apparentemente andava d’accordo con tutti e nessuno poteva avere un movente per ucciderlo. Nella storia compare anche un protagonista della storia cittadina: «Il personaggio di don Alfonso, che nel libro  e o’ Commissario del Serraglio (l’orfanatrofio Umberto I) è liberamente ispirato alla figura illustre del Sindaco Alfonso Menna, che fu prima Commissario e poi Presidente dell’Orfanatrofio, dove molti giovani sfortunati trovarono un’ancora di salvezza nell’ affetto paterno di questo grande uomo che ho inteso omaggiare. Uno di questi ragazzi, nella mia storia, è proprio Settimo». Il libro è nato quasi per caso, anche se poi la sua stesura è durata quasi cinque anni: «Durante una tranquilla chiacchierata in famiglia, mio zio Armando Faggiano, con un suo racconto, mi diede lo spunto per questa storia». Ma anche un’altra importante testimonianza gli è giunta dalla sua famiglia: «Il medico di guardia al pronto soccorso dell’Ospedale Riuniti di Via Vernieri, in quel fatidico 26 agosto di trent’anni fa, che nel trasporto disperato in ambulanza, verso l’ospedale di Napoli, stringeva le sue mani a quelle insanguinate dell’agente Antonio Bandiera, che poi spirò in ambulanza: era mio padre». Tanti i luoghi della città percorsi dal protagonista del libro: dalle strade e i vicoletti del centro storico, già allora affollati dai nottambuli della movida: Via Porta di Mare, vico Pietra del Pesce, Via Da Procida; ai quartieri di Torrione, Pastena, Mariconda, fino ad arrivare su Via Allende, dove il commissario Settimo si ferma a bere un bicchierino all’Ufo Bar. La conoscenza dei luoghi è importante per chi scrive un romanzo: «Ho descritto dettagliatamente le strade che il protagonista percorre, anche con un po’ di rimpianto per la Salerno di un tempo». Sulla copertina del libro i portici di Palazzo di Città: «E’una foto scattata da me. Oltre alla scrittura ho anche una grande passione per la fotografia» ha spiegato con orgoglio l’autore che lavora nell’ufficio legale di una banca. Il libro, sarà presentato, a fine ottobre, alla Libreria Feltrinelli dove è già possibile trovarlo sugli scaffali.

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