Turchia: è crisi sull’introduzione della legge marziale

 

Maria Chiara Rizzo

In Turchia scoppia una crisi politica . Devlet Bahceli, leader degli ultranazionalisti turchi del Partito del Movimento Nazionalista, ha chiesto l’introduzione della legge marziale nelle province dell’Anatolia Orientale dove sono in corso scontri con i ribelli curdi del Pkk. Il leader , portavoce di una linea condivisa anche da altre formazioni politiche,  sostiene fortemente che la legge marziale e lo stato di emergenza devono essere previsti nelle province in cui si registrano gli attacchi. Il premier turco, Recep Erdogan, è stato accusato dall’opposizione di dedicare più spazio al dossier siriano e al conseguente dibattito internazionale che all’offensiva dei separatisti curdi in corso dallo scorso luglio. Anche il presidente del parlamento Cemil Cicek , nonché membro dello stesso partito di Erdogan, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, ha dichiarato di condividere la proposta dell’opposizione, sostenendo anch’egli che legge marziale e stato di emergenza sono previsti dalla costituzione e spetta al governo decidere se applicarli. Tra il 1987 e il 2002 la legge marziale è stata introdotta in varie province del Kurdistan turco, nonostante le opposizioni e le severe critiche che accusavano l’amministrazione locale di commettere violazioni dei diritti umani. Il governo turco, che in Siria appoggia i ribelli sunniti anti-Assad, accusa Damasco di sostenere la ribellione curda.
Secondo dati diffusi da Ankara, dall’inizio dell’anno in Turchia si sarebbero registrati i scontri che hanno causato la morte ad almeno 600 persone, di cui 500 ribelli e 100 soldati e poliziotti turchi. Finora l’esercito non è riuscito a tenere a bada i ribelli che, per la prima volta, avanzano cercando di prendere il controllo di parti sempre maggiori di territorio, mentre in passato preparavano incursioni per poi ritirarsi nelle basi arretrate sulle montagne del Nord-Iraq. Nell’Anatolia orientale il governo di Ankara ha disposto migliaia di soldati con attrezzature militari, tra cui F16 e droni Usa.
Centinaia di amministratori locali, giornalisti, politici, studenti sono in carcere accusati di collusione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *