Angellara Home/8: il disegno della Procura

Aldo Bianchini

SALERNO – “C’era un preciso disegno della Procura nell’attacco sferrato contro la Curia di Salerno a più riprese in questi ultimi anni ?”. E’ una domanda che corre di bocca in bocca, almeno tra gli addetti ai lavori, anche se la risposata  non è delle più facili. Un fatto, però, è certo: nel corso del periodo dal 1992 al 2010, sempre con mons. Gerardo Pierro come arcivescovo, la Procura ci ha provato almeno tre volte e con tre pm diversi. La prima volta con Michelangelo Russo, la seconda con Ernesto Sassano e la terza con Roberto Penna; i primi due dopo estenuanti e lunghe indagini, su fatti diversi tra loro, quando capirono di non avere le prove per poter andare oltre fecero un passo indietro con grande senso di responsabilità ed anche di equilibrio giudiziario. La terza volta, con il pm Penna, la Procura sembra aver cambiato strategia di attacco cercando non dico di patteggiare ma almeno di dialogare per agguantare un obiettivo minimo, rispetto all’enormità della Curia, ma al tempo stesso clamoroso e  più sensibile e più esposto anche nell’immaginario dell’opinione pubblica. Chiaramente la mia ipotesi è soltanto una ricostruzione giornalistica che trova, però, un aggancio nell’intercettazione di una telefonata (citata nel precedente articolo del 19 settembre scorso) che non sarebbe stata allegata agli atti del processo ma che potrebbe trovare conferma dalla testimonianza dei protagonisti di quella telefonata. In pratica un emissario ufficioso,  ovvero un personaggio molto vicino a mons. Pierro, non si sa bene in nome e per conto di chi,  avrebbe offerto all’arcivescovo la possibilità di uscire indenne dall’inchiesta sull’Angellara Home se avesse scaricato definitivamente il suo principale collaboratore, cioè don Comincio Lanzara. “Ma allora il capro espiatorio di tutto doveva essere don Comincio Lanzara per via dei rapporti che sapeva tessere tra Curia, Comune e Istituzioni ?”, questa è un’altra domanda che corre insistentemente negli ambienti bene informati dei palazzi del potere. Don Comincio Lanzara, dunque, avrebbe corso il serio rischio di diventare per la storia il primo sacerdote della Curia salernitana a finire in manette.  In effetti, se non si da corpo e sostanza alla suddetta complessiva  situazione non si comprenderebbe fino in fondo la “difesa accorata e ad oltranza” fatta dall’arcivescovo mons. Pierro nel corso dell’udienza riservata alle sue dichiarazioni spontanee. In quell’occasione mons. Pierro, in maniera impeccabile ed irremovibile, non solo scagionò pienamente don Comincio ma si assunse la paternità e la responsabilità di ogni sua azione dicendo pressappoco che tutto quello che don Comincio aveva fatto era stato da lui stesso ordinato. Ho letto e riletto quella lunga dichiarazione spontanea di mons. Pierro e il passaggio principale è proprio quello dedicato al suo principale collaboratore quasi a voler dire che non aveva accettato e che non poteva accettare alcun compromesso con chicchessia nella ricostruzione storica dei fatti che avevano portato all’incriminazione sua, di don Comincio e di altri. Una simile ombra (un sacerdote in manette !!)  non poteva essere riversata sull’intera Curia salernitana. Un gesto nobilissimo quello di mons. Pierro fatto, non soltanto, nel nome di un’antica e solida amicizia personale e lavorativa con don Comincio ma anche nel rispetto della verità storica dei fatti che trovano fondamento non in una furbata a carico della regione (come l’accusa ha voluto far intendere) ma in un preciso accordo di programma tra il cardinale Giordano e Antonio Basssolino. E’ bene ribadire che l’accordo prevedeva che le diocesi titolari di colonie o di case per ferie e/o accoglienza potevano avanzare richieste di finanziamento ai sensi della L.R. n. 17 del 24.11.2001 per il restauro delle stesse. Se così non fosse stato di certo all’inaugurazione dell’Angellara Home del 17.09.2005 non si sarebbero presentati tutti insieme appassionatamente Antonio Bassolino, Vincenzo De Luca, Angelo Villani, Mario De Biase, Alfonso Andria, Roberto Manzione e tante altre autorità civili e religiose. Ci sono ancora due particolari che svelerò nella prossima puntata. Il primo che ha toccato il cuore ma non la professionalità di Maria Teresa Belmonte, presidente del collegio giudicante che ha condannato Pierro, Lanzara e Sullutrone; il secondo attiene ad un giuramento che dovrebbe toccare il cuore dell’attuale arcivescovo. Alla prossima.

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