Iran: dopo le sanzioni arriva la crisi

 

                                                 

Maria Chiara Rizzo

L’economia iraniana è in ginocchio. A seguito delle sanzioni europee ed americane contro l’import di greggio iraniano, emanate il primo luglio scorso, il quadro economico del Paese è peggiorato sensibilmente: la disoccupazione avanza, facendo registrare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro al mese, l’inflazione è a livelli massimi e la valuta locale, il rial, sta crollando. Insomma, il Pil continua a contrarsi e le imprese locali sono letteralmente sul lastrico.Secondo membri dell’opposizione si sono persi tra i 500 mila e gli 800 mila posti di lavoro. La crisi ha colpito soprattutto il settore manifatturiero e la produzioni è calata vertiginosamente: nel secondo trimestre dell’anno iraniano la produzione di auto ha subito un calo del 36%. L’anno scorso l’Iran era il 13° produttore mondiale di automobili, posizione che difficilmente riuscirà a recuperare andando di questo passo. Una grossa perdita si segnala nella vendita all’estero di idrocarburi. La Repubblica Islamica era il terzo esportatore mondiale di petrolio e la sua economia dipende fortemente dal questa materia prima. L’export di petrolio, infatti, rappresenta oltre la metà delle entrate governative, nonché l’80% delle esportazioni complessive, ma subito dopo l’emanazione delle sanzioni le vendite sono crollate a un solo milione di barili al giorno (-55%). Una perdita, questa,  pari a 50 miliardi di dollari l’anno, ovvero 140 milioni al giorno, in un anno il 10% del Pil. Ma ciò vuol dire anche meno valuta estera che entra nel Paese, essendo il greggio scambiato con i dollari, e se nel 2011 ci volevano 13 mila rial per un dollaro, ora ne occorrono 32.500.

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