Ciclismo: da Gaul a Contador, passando per Armstrong fino a Vinokourov

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il ciclismo da leggenda, la leggenda del ciclismo appartiene ormai ad un passato molto remoto. Nell’agosto del 2012 ho scritto un articolo sul ciclismo partendo da Charly Gaul fino ad Alberto Contador , campione genuino distrutto dalla federazione francese perché non faceva parte dei suoi piani costruttivi di miti senza frontiere. Ed avevo parlato del mito costruito dai francesi, il mito con  la fantascientifica carriera, quasi da astronauta, di Lance Armstrong. Creato in laboratorio, voluto tenacemente dalla federazione francese, Lance infila ben sette Tour di seguito, dal 1999 al 2005, un’impresa quasi disumana, da uomo bionico. In quegli anni appariva a giungo e scompariva a fine luglio dalle scene ciclistiche, vinceva il tour e poi buio assoluto. Misurava le energie come un farmacista, centellinava ogni piccolo sforzo, ma vinceva, anzi stravinceva. Non mi ha mai appassionato, lo vedevo come una macchina da laboratorio, non aveva niente di umano a parte la sua sbandierata malattia brillantemente superata (aveva un cancro, forse!!), si ritira alla fine del Tour 2005, dopo 83 giorni passati in maglia gialla, per poi rientrare malamente e da sconfitto.  Nelle ultime settimane la notizia, in verità già attesa da anni, della revoca di tutti e sette i tour vinti perché positivo alle analisi cliniche di quel tempo che erano state “nascoste” dai padroni del ciclismo francese e mondiale. Una batosta di quelle che difficilmente fanno rialzare non solo un atleta ma anche, se non soprattutto, un uomo. Figurarsi il danno, molto meritato, perla federazione ciclistica francese che invece di nascondere la testa sotto la cenere continua a fare anche la voce grossa. E tutte le altre federazioni a zittire come se la parola dei transalpini fosse ancora credibile dopo aver sacrificato un campione di razza (Contador) e santificato un mostro di laboratorio (Armstrong).  Ma il disastro del ciclismo moderno non finisce mai di stupire e coinvolge e travolge un altro nome eccellente del ciclismo mondiale: Alexandr Vinokourov, kazako di 39 anni, campione olimpico di ciclismo a Londra 2012. L’ipotesi della procura di Padova ha del clamoroso e gli attribuisce un reato meglio conosciuto alle cronache di Calciopoli che al mondo della due ruote: frode sportiva Vinokourov, come aveva denunciato il settimanale svizzero “L’illustré” , avrebbe cioè comprato la più antica delle corse in linea del ciclismo su strada, la Liegi-Bastogne-Liegi, classica che si corre fra le dolci colline belghe della Vallonia. L’avrebbe fatto il 25 aprile 2010, quando tagliò per primo il traguardo di Liegi precedendo di sei secondi il russo Aleksander Kolobnev, compagno di fuga, per poi dichiarare con soddisfazione: «Ho dimostrato che si può vincere anche senza doping». In sostanza Vinokourov, in forza all’Astana, avrebbe preso accordi con Kolobnev della Katusha, oggi trentunenne, affinché quest’ultimo non ostacolasse la vittoria. Un episodio di uno squallore tale che allontana ancora di più le masse sportive dal ciclismo, semmai non si fosse già allontanata. La vicenda Vinokourov è, ovviamente, ancora tutta da chiarire; rimane comunque la tristezza nel ricordo delle imprese epiche e leggendarie di quando i corridori, ancora esseri umani prima che campioni, vincevano una tappa per distacco e il giorno successivo venivano staccati a loro volta. Sono convinto, perché non vivo di illusioni da molto tempo, che anche ai tempi eroici del ciclismo si facesse uso di sostanze chimiche che aiutavano l’immane sforzo fisico; sostanze che è molto difficile definire doping, al massimo potremmo definirle “doping umano” e non da laboratorio scientifico come accade oggi in ogni sport. Probabilmente il grande giornalista di ciclismo Orio Vergani, famoso per la sua frase storica “un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”, si starà rigirando nella sua tomba. Il compianto campionissimo Gino Bartali amava sovente dire “l’è tutto da rifare”, come non  dargli pienamente ragione, ma a questo punto mi sembra davvero molto tardi per non dire impossibile.

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