Germania: anche i ricchi piangono

 

 

Filippo spirato

I primi sentori di un rallentamento dell’economia tedesca erano già chiari alcuni giorni fa nelle parole di Steinbruck a Milano, durante l’incontro con Monti (cfr. articolo del Quotidiano del 3/11/2012).L’aumento, superiore alle attese, della disoccupazione è stato uno dei primi segnali del contagio della crisi del debito economico che ha colpito non solo Italia o Spagna ma anche la Germania.Nel suo di scorso tenutosi ieri a Francoforte il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha confermato nel suo discorso ai banchieri tedeschi che la crisi è arrivata anche a Berlino; questo a causa della sua forte connessione con gli altri paesi dell’Eurozona, paragonata dallo stesso presidente della Bce ad un sistema di vasi comunicanti. Gli scambi commerciali interni con l’area euro rappresentano da soli ben oltre il 40% del suo intero Pil e con un’interconnessione tale era impensabile che gli effetti della crisi del debito sovrano di alcuni paesi dell’Ue, in particolare Grecia, Portogallo, Spagna ed Irlanda, non si facessero sentire nel medio termine anche in altre nazioni.Nel 2013 è previsto un rallentamento della locomotiva tedesca secondo il comitato dei “cinque saggi”, ovvero il gruppo di economisti di alto livello che consigliano il cancelliere Angela Merkel ed il governo di Berlino; il prodotto interno lordo del paese crescerà solamente dello 0,8% l’anno prossimo, una stima inferiore rispetto a quella del Fondo Monetario Internazionale dello 0,9% e del Governo tedesco dell’1%.Le parole di Steinbruck di una ricerca di una maggiore collaborazione ed integrazione tra i paesi dell’Area Euro si rendono sempre più necessarie ed urgenti viste le forti interconnessioni ed il pericolo contagio alle porte e di sicuro, come affermato anche da Draghi, la ricerca di meccanismi di stabilità e anti spread per i paesi membri in difficoltà non dovranno spaventare i cittadini e contribuenti tedeschi in quanto serviranno ad evitare pericolosi effetti contagio per le altre economie sane e non comporteranno rischi di aumento dell’inflazione.In sintesi innalzare barriere protezionistiche è solo controproducente in caso di un sistema monetario aperto ed integrato come quello europeo.

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