GIORNALISMO: Antonella D’Annibale “il caso”

Aldo Bianchini

SALERNO – L’incidente di percorso in cui è incappata la giornalista Antonella D’Annibale, stimata professionista, è per certi versi ancora più grave ed inquietante di quello occorso alla dirigente scolastica Caterina Cimino analizzato qualche giorno fa. Se per la Cimino tutte le accuse sono ancora da provare in sede giudiziaria, per la D’Annibale la frittata appare ormai già bella e fatta, anche se non c’è nulla di penalmente rilevante. Il caso interessa molto da vicino il mondo dell’informazione salernitana costantemente proteso, soprattutto per la parte femminile, alla caccia di ogni tipo di “uffici stampa” senza minimamente interessarsi dell’impatto che certe scelte affrettate possono avere sull’etica professionale che dovrebbe contraddistinguere ogni giornalista. Il tutto, purtroppo, è ridotto alla stregua di un vero e proprio mercato delle vacche magre perché, questo è il punto dolente, si tratta sempre di uffici sottopagati e offerti come merce di scambio. Incredibile, vergognoso, ma è così. Ma veniamo al fatto, anzi al fattaccio. Come d’incanto il Comune di Pontecagnano offre (almeno così sembra!!) una convenzione come “portavoce del sindaco” alla giornalista D’Annibale con il compenso mensile pari a circa 3.000,00 euro. Pochi giorni dopo la giornalista rinuncia all’incarico. In mezzo la dura presa di posizione del “gruppo PD” in consiglio comunale che attacca il sindaco per due motivi principali: l’importo della convenzione ritenuto oneroso e i rapporti familiari della giornalista che è la moglie del presidente della Corte di Appello (dr. Matteo Casale). La stampa salernitana si è subito meschinamente chiusa a riccio nascondendosi dietro l’angolo o arrampicandosi agli specchi; un paio di giornali hanno dato la notizia omettendo qualsiasi tipo di approfondimento, tutti gli altri hanno taciuto. Poi tutto è subito finito nell’oblio. L’incidente di percorso occorso alla collega Antonella D’Annibale è, però, una delle occasioni dorate per analizzare a fondo il problema che riguarda tutta la categoria che non può nascondersi di fronte ad un caso così emblematico. Si rischia, non parlandone, di far passare il pensiero deluchiano che i giornalisti a Salerno si vendono per “una pizza e una birra”; ecco perché ai suoi compagni di partito la cifra della convenzione è apparsa sproporzionata. Del resto sul “deluchiano pensiero” anche l’Ordine dei Giornalisti ha glissato ed io aspetto ancora una risposta alla mia sollecitazione inviata per iscritto in occasione delle pesanti esternazioni di De Luca contro i giornalisti. Come premessa nell’analisi dico che almeno a me non risulta che la D’Annibale sia o sia mai stata una cacciatrice di uffici stampa, ecco perché la cosa mi inquieta anche più del normale. Ho ritenuto e ritengo Antonella D’Annibale una delle pochissime giornaliste validamente sulla breccia da tantissimi anni, una giornalista che ha identificato il suo nome con quello di Telecolore, anzi gran parte di Telecolore è Antonella D’Annibale; e Telecolore (che lo si voglia riconoscere o meno) è la migliore emittente televisiva provinciale ed una delle migliori a livello regionale. Potrei chiudere qui questo mio approfondimento dicendo semplicemente che Ernesto Sica (sindaco di Pontecagnano) dopo aver stravolto qualche tempo fa la stessa Corte di Appello di Salerno, dopo aver tramato contro il governatore Stefano Caldoro che fu costretto a cacciarlo dalla sua giunta regionale, dopo aver brigato all’interno della cosiddetta P/3, ne ha combinato un’altra delle sue trascinando in una polemica infinita anche la moglie dell’attuale presidente della Corte di Appello. C’è però un problema grosso come una montagna e sta nel fatto che la giornalista sapeva benissimo con chi aveva a che fare e quali potevano essere le conseguenze. Ed è proprio in questo ultimo passaggio che ha commesso l’errore più clamoroso, quello di rinunciare all’incarico nel quale verosimilmente credeva anche per una profanazione esterna della sua attività. Quando uno fa una scelta deve portarla fino in fondo, non può accendere il fuoco e poi cercare di spegnerlo con l’acqua; oltretutto una giornalista di vaglia che ha dato e da una precisa immagine di se stessa e della sua testata giornalistica non può mai fare il gioco delle due carte, ne va della  sua immagine e della sua etica professionale. Posso anche sbagliarmi e forse mi sbaglierò, ma per quanto mi riguarda credo fermamente che un giornalista impegnato a tempo pieno in una testata giornalistica non può accettare o richiedere uffici stampa, a maggior ragione il ruolo di “portavoce”, men che meno quando di quella testata è il simbolo da tantissimi anni. In questo caso un giornalista ha l’obbligo etico di dimettersi dalla testata giornalistica. E allora, se tutto questo è vero, cosa non ha funzionato nel “caso D’Annibale” ? Molto verosimilmente la D’Annibale queste cose semplici da me esposte le avrà per tempo valutate ed avrà avuto anche assicurazioni in merito; però all’improvviso il gruppo PD fa scattare la molla della rivolta. Perché ? Soltanto contro di lei ? Difficile rispondere, almeno per il momento.

3 thoughts on “GIORNALISMO: Antonella D’Annibale “il caso”

  1. indipendentemente dalle questioni di merito, voglio fare una considerazione. l’importo di €. 3000,00 mensili rappresenta la retribuzione minima mensile netta di un dirigente industriale: cui corrisponde impegno a tempo pieno e conseguenti responsabilità, di qualsiasi natura. Peraltro attraversiamo momenti drammatici di “cassa integrazione”, “mobilità”, “contratti di solidarietà” e di richiesta di sacrifici diffusi . Ma c’è sempre “attenzione ” e “riguardo” alle “caste” !

  2. Perchè la professionalità di un parente o familiare di…..un politico,di un sindacalista,di un dirigente,di un Magistrato deve essere sempre sacrificata?! Non mi sembra giusto.Un politico può solo subire? Ed i suoi familiari possono soltanto essere mortificati e messi da parte? In più c’è qualcuno che pensa che un Giudice è meno sereno in un giudizio soltanto perchè?……ma mi si faccia il piacere! Sono solidale con la signora(di nome e di fatto) Antonella D’Annibale e provo disgusto per il comportamento del Gruppo PD che ha perso un’occasione per tacere,colpendo una professionista dell’informazione e mettendo in difficoltà un Magistrato integerrimo e serio.Ma che politica facciamo?!!!!

  3. nel caso in specie il comportamento della D’Annibale non si discute : è stata estremamente corretta ! che sarà stata certamente consigliata dal congiunto , eccezionale e specchiata figura di Magistrato del Foro Salernitano.
    la scorrettezza sta da un’altra parte : scorretto è stato chi ha dato l’incarico. sia perchè allegramente spendeva soldi pubblici (peraltro abbondanti, specialmente rapportati alla natura dell’incarico) con disinvoltura , sia perchè la destinataria dell’incarico non è stata scelta a caso. Parafrasando un noto politico nazionale: “a pensar male non sta bene, ma qualche volta ci azzecca”. Altrettanto corretto , inoltre , per ruolo , il comportamento del Gruppo consiliare PD, che certamente non ha voluto colpire la giornalista. Non altrettanto stimabili quei politici che hanno nel cassetto tante “maglie” : e le indossano e le cambiano con disinvoltura secondo convenienze e circostanze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *