Amato/26: la cena … tra beffe, cenni storici, “pizze calde e palle di riso”.

Aldo Bianchini

SALERNO – La storia delle inchieste giornalistiche si scrive con le anticipazioni e con le esclusive, non la si può raccontare prendendo soltanto spunto dagli interrogatori dei personaggi coinvolti che spesso non vengono nemmeno letti attentamente, tanta è la foga di scrivere qualcosa. La settimana scorsa è stata densa di interrogatori e il “nostro” pm Vincenzo Senatore si è sbizzarrito a sentire nell’ordine Giuseppe Mussari (ex potentissimo capo del MPS), Franco Ceccuzzi (già sindaco di Siena e deputato del PD) e Marco Morelli (ex vice capo del MPS) ed a secretare le loro risposte. Dal momento in cui, da questo giornale online, in data 15 luglio 2012 con l’articolo “Amato/11-la riunione top secret e il re”, in assoluta anteprima svelai l’esistenza della famosa cena (che simpaticamente l’architetto Alberto Cuomo dalle pagine del Roma ha definito “la cena delle beffe”) a Villa Amato si sono intrecciate storie e contro storie e si è parlato addirittura del finanziamento al Grand Hotel ( che c’entra come il cavolo a merenda, trattandosi comunque di un finanziamento privato semmai esistesse !!) pur di scrivere qualcosa per cercare di coinvolgere il sindaco di Salerno in quel brutto malaffare. Simpatico l’approfondimento dell’amico Alberto che ha riproposto la storia di Neri e Gabriello nemici di Giannetto Malaspina, così come ha forse giustamente massacrato il suo collega Nouvel indicato come “l’architetto della sparizione che concepisce opere che siano solo il susseguirsi di trasparenti sipari” e che avrebbe indotto i partecipanti alla cena di Villa Amato a costruire sul “nichilismo della sua architettura vantaggi concreti per tutti”. Tutto questo, però, non c’entra proprio nulla con la cosiddetta “cena delle beffe” e con le probabili infiltrazioni affaristiche. Qui non si parla del film di Blasetti del 1941 o della riattazione di Carmelo Bene del 1974 e neppure del seno nudo della Calamai che, comunque, scade miseramente al confronto con i seni delle FEMEN; qui si parla di cronaca giudiziaria, viva e palpitante, che è davvero un’altra cosa in quanto le inchieste penali si fanno sulla base degli accertamenti, delle indagini tradizionali, delle intercettazioni e, soprattutto, dal confronto delle dichiarazioni dei singoli indagati. Insomma,  al di là delle barzellette o delle più o meno belle ricostruzioni fantasiose, l’inchiesta giudiziaria è una cosa molto complicata e non è detto che i magistrati, o tutti i magistrati, la sappiano condurre nel migliore dei modi in quanto magistrati si diventa ma non si nasce. Detto questo passo subito al tema che intendo mettere oggi sul tappeto, sicuro che nessuno (magistrati compresi) lo conosce nei dettagli. Io personalmente, come ho già scritto, al posto di Alberto Cuomo o del quotidiano “Roma-Cronaca” invece di chiedermi <<ma De Luca che ci faceva a  quella cena ?>> avrei posto un’altra domanda e cioè <<ma la procura in quale direzione vuole andare ?>>, anche perché gli interrogatori di Mussari, Ceccuzzi e Morelli sono soltanto un “atto dovuto” e possono essere “fumo negli occhi” per chi non sa o non vuole vedere al di là del proprio dito. L’ho scritto già nel precedente articolo ma devo notare, con dispiacere, che Alberto Cuomo e la brillante collega Viviana De Vita non l’hanno letto. Ripeto la domanda da porsi, seriamente, è dove la Procura vuole andare con questa inchiesta, anche alla luce dei recenti interrogatori nell’attesa di quello di Del Mese ancora in ospedale a Sarno. Perché nella fattispecie ci sono angolazioni che potrebbero portare ad un eventuale coinvolgimento di Vincenzo De Luca ma anche specifiche dichiarazioni che portano sicuramente verso la “sua totale estraneità” rispetto ai fatti contestati a tutti gli altri convenuti alla “cena del signore”, e per signore (con la “s” minuscola) intendo il cavaliere Giuseppe Amato senior che, comunque, tanto bene ha fatto sia a livello locale che nazionale.  Dico questo perché, io che notoriamente non sono un fan di De Luca, questa volta devo spendere qualche parola a suo netto vantaggio. L’occasione, guarda caso, mi è stata offerta dallo stesso quotidiano “Roma-Cronaca” che nell’articolo senza firma del 24 febbraio scorso dal titolo “Del mese: <MPS finanziò il Grand Hotel>” nella quarta colonna scrive testualmente: “… Un finanziere chiede <Lui che c’entrava a quella cena ?> e Del Mese risponde <non l’ho invitato io ?>…”. Il “lui” è Vincenzo De Luca che, badate bene, si sarebbe trovato a quella cena per altri motivi e non certo per invito di Paolo Del Mese che, piaccia o no, con De Luca negli ultimi anni non ha mai avuto (per scelta del sindaco !!) un facile rapporto. C’è un episodio molto particolare che denota la “mancata amicizia tra i due politici” che, invece, sarebbe stata posta a base per un eventuale coinvolgimento del sindaco De Luca. Dunque dovrebbero essere altre le strade che la Procura deve percorrere; ma quali ? Alla prossima puntata.

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