Tricentenario della nascita dell’economista salernitano Antonio Genovesi: intervista al Prof. Rosario Patalano


Filippo Ispirato

SALERNO – Quest’anno ricorre il tricentenario della nascita di Antonio Genovesi (Castiglione de’ Genovesi – Sa  1 Novembre 1713 –  Napoli 22 Settembre 1769) noto scrittore, filosofo ed economista salernitano. Diverse città in Italia, in particolare Salerno, Napoli, Roma e Milano, stanno organizzando una serie di eventi dedicati all’economista per ricordare la vita, lo studio ed il suo pensiero economico. Ho contattato Rosario Patalano, Professore Associato di Storia del pensiero economico alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II, in qualità di esperto e studioso del Genovesi, per approfondire gli aspetti principali del suo pensiero e le sue idee innovative ed ancora attuali. Il Prof. Patalano ha pubblicato diversi volumi sul tema, tra cui “Antonio Genovesi – Momenti d’oro dell’economia”, collana a cura di Paolo Savona, Roma, Luiss Press, 2012 e la Cura e Introduzione a “Genovesi Economista. Atti del Convegno internazionale di studi per il 250° anniversario dell’istituzione della cattedra di Commercio e Meccanica”, Napoli, L’arte Tipografica, 2007

Professore ci può riassumere brevemente quali sono i principi ispiratori  della teoria economica del Genovesi?

 

Il  pensiero di Antonio Genovesi rappresenta una prima completa risposta ai problemi che nascevano dal confronto tra arretratezza e progresso e pone nella sostanza il tema dello sviluppo delle forze produttive del Mezzogiorno.  L’obiettivo di Genovesi era quello di comprendere  le leve che avevano consentito ai Paesi più sviluppati, in primo luogo la Gran Bretagna, di raggiungere il livello di potenza commerciale. Lo sviluppo della Gran Bretagna secondo Genovesi era il prodotto di una saggia politica che aveva dato stimolo all’industria. Un percorso simile poteva essere intrapreso anche nel Regno di Napoli utilizzando strumenti adeguati di policy.  
Quali sono le peculiarità distintive del suo pensiero?

L’analisi economica è per Genovesi solo una componente, seppur importante, della complessa arte di governo. L’indagine sulle cause della ricchezza delle nazioni non può prescindere quindi dal ruolo essenziale dello Stato, a cui è affidato un compito pedagogico nel definire lo schema di incentivi in cui si deve muovere l’azione individuale. Per questo motivo Genovesi usò il termine di economia civile per definire il suo contributo analitico. Ricordiamo che nel 1754 Genovesi fonda la prima cattedra universitaria, denominata di Commercio e Meccanica, specificamente dedicata all’insegnamento della scienza economia, un primato questo, che per curiosi percorsi della storia, spetta a Napoli e non a Londra o Parigi. Il suo principale merito è quello di aver inserito la nuova disciplina economica nell’ambito di un movimento di respiro europeo, assicurandola saldamente alla nuova mentalità illuministica e contribuendo non poco alla  sua diffusione in Italia. Attraverso la letteratura economica francese, da lui opportunamente tradotta in italiano e accompagnata da ampie note ed introduzioni, il pubblico italiano si confronta con la parte più sviluppata dell’Europa e comprende finalmente che il problema della decadenza italiana è soprattutto una questione di arretratezza economica e sociale. 

Quali possono essere i suoi punti di forza e di debolezza

Genovesi propose un modello di sviluppo fondato su una strategia di modernizzazione dall’alto che sarebbe divenuta un elemento costante del pensiero economico meridionale e in molte delle politiche di sviluppo del secondo dopoguerra. È proprio questo rapporto essenziale con il ruolo dello Stato, come fattore positivo di sviluppo, ma anche come ostacolo ad esso, nel caso in cui non avrebbe assolto questo compito,  a fornire l’elemento di debolezza del suo sistema. Come mostra la vicenda dei suoi allievi che tentarono di avviare una esperienza di assolutismo illuminato, senza riuscire ad ottenere alcun successo concreto, finendo poi nella disillusione del 1799 che chiuse definitivamente in un bagno di sangue la stagione delle riforme. 

Ci sono state delle applicazioni concrete della sua teoria economica in  Italia o all’estero?

Si potrebbe dire che tutta l’esperienza meridionalistica alla base dell’intervento straordinario è in gran parte una eredità di Genovesi. All’estero, poi, il pensiero di Genovesi ebbe una certa influenza in Spagna e nelle colonie del Sud America. Le Lezioni di Commercio, la sua opera più importante pubblicata in due parti nel 1767 e nel 1769, furono tradotte in spagnolo da Victorìan de Villava nel 1787 . Nel Vicereame del Rio de la Plata, trovò seguaci come  Manuel Belgrano, tra i fondatori del nuovo Stato argentino, che si ispirò alla sua opera per le politiche di sviluppo economico.
Quanto è attualmente riconosciuta la sua opera nel mondo accademico?

L’influenza di Genovesi è stata sempre forte della tradizione accademica italiana. In questi ultimi anni si è assistito anche ad una ripresa di un interesse analitica per la sua opera, sulla base della contrapposizione dialettica “economia civile” – “economia commerciale”, come risposta tante insoddisfazioni che molti economisti avvertono rispetto allo “statuto” ordinario odierno della teoria economica che, da scienza sociale, si è via via trasformata in una “tecnica matematica delle scelte”, del tutto incapace di svolgere un ruolo civile di sviluppo, come dimostra la crisi attuale.

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