Gambino/98: a pranzo con Santilli

Aldo Bianchini

CORBARA – Se c’è un solo aspetto positivo del processo “Linea d’Ombra” è costituito certamente dal fatto che, grazie a questo processo che non doveva mai essere incardinato, ho potuto sedermi a pranzo con il mio caro amico Giuseppe Santilli che qualcuno voleva accreditare a tutti i costi come l’ideologo del “Sistema Pagani”. Sono ritornato  a pranzo con Peppino, e pochi altri amici, mercoledì 20 marzo 2013. Ad accoglierci una splendida struttura di Corbara . “Da Salvatore” questo il nome del noto ristorante che dal 1964 offre una cucina curata nei dettagli, tale da  renderla speciale ed elegante. Con me e con i miei commensali il ristoratore si è comportato alla grande fino al punto di non voler essere pagato il conto perché a suo dire << … avevo fatto tanto per l’affermazione della verità processuale in favore di un uomo perbene come il consulente Santilli … >>. Me lo ha detto in una maniera così convinta e convincente che ho accettato e ringraziato per la cortesia. Ripago, ma solo in parte, facendo pubblicità al suo locale. Durante il pranzo abbiamo parlato di come ci eravamo conosciuti e di come era nata la nostra amicizia. Ho conosciuto Giuseppe Santilli una quarantina di anni fa; quella mattina del settembre 1973 avevo effettuato “un accesso” (così si dice in gergo ispettivo) presso l’azienda “F.lli Tafuro” di Pagani produttrice di “alimenti in salamoia e ortofrutticoli”; un’azienda che all’epoca dava lavoro a diverse centinaia di persone in forma stagionale. Avevo da poco cominciato il controllo degli atti, dopo aver assunto a campione alcune dichiarazioni scritte da alcuni dei tanti dipendenti presenti al lavoro, quando arrivò il rag. Giuseppe Santilli prontamente chiamato dal titolare dell’azienda. Tra noi due si stabilì subito un reciproco rapporto di fiducia che è poi continuato negli anni e che continua tuttora anche se, per varie ragioni di vita, negli ultimi decenni il nostro rapporto si era allentato nonostante nel 1985 avessi tenuto a battesimo suo figlio Valentino che ho ritrovato grande grazie al processo. Non so se quel giorno della  nostra conoscenza andammo a ristorante per “una colazione di lavoro” (forse andammo proprio “da Salvatore” !!), so per certo che negli anni successivi spesso ci siamo incontrati e confrontati a tavola. Esattamente come abbiamo fatto a Corbara. Non ho mai avuto dubbi sulla integrità morale di Peppino Santilli, mai in assoluto; del resto il nostro rapporto è nato e si è sviluppato nell’alveo della massima legalità e trasparenza; insomma siamo cresciuti insieme sul piano professionale, lui come consulente del lavoro ed io come ispettore di vigilanza. Ma quella era un’altra epoca, non c’erano orticelli di potere da conquistare e da preservare come poi è accaduto in tutti gli Enti, mano a mano che si è imbastardito e snaturato il rapporto tra controllori e controllati. Io ho sempre visto i “consulenti del lavoro” come il nesso di congiunzione tra l’impresa e lo stato, pur tenendo conto che il consulente per tante ragioni deve, comunque, difendere il datore di lavoro. Probabilmente il mio modo di pensare e di operare era ed è fuori moda, ma io ho profondo rispetto per il “mio pensiero”. Giuseppe Santilli aveva capito subito quale fosse il suo ruolo e con lui non ho mai avuto problemi di sorta; mai una trappola o un inganno, sempre e solo trasparenza. Per questo quando la mattina del 15 luglio 2011 mi avvertirono che Peppino era stato arrestato non ebbi alcun dubbio e mi schierai subito dalla  sua parte, contro tutto e tutti. Io non rispondo mai ai lettori che commentano i miei articoli (commenti che, è bene chiarire, vengono pubblicati nella loro integrità perché io lo consento !!) ma un saluto lo vorrei comunque indirizzare agli anonimi “Mario” e “Angelo Verità” i quali prima di scrivere fregnacce farebbero bene ad accettare un mio invito a pranzo, caso mai proprio “da Salvatore” a Corbara; avrei così la possibilità di conoscerli e schiarire loro le idee. Ritornando a Peppino credo che il pranzo dell’altro giorno gli abbia fatto bene anche se lui è andato sul leggero per le note non buone condizioni fisiche a causa della lunga detenzione.  Per certi versi la conviviale è stata anche ammantata da un velo di tristezza, nel senso che il mio impegno giornalistico per il processo “Linea d’Ombra” si avvia alla conclusione. E’ giusto, ora, lasciare campo libero a tutti quelli che in questi ultimi venti mesi hanno ferocemente azzannato gli indagati sperando in una conclusione molto diversa del processo; loro hanno mezzi e risorse da mettere in campo per riconquistare la fiducia delle loro vittime per proiettarsi verso nuovi e ambiti traguardi; qualche sinistro segnale in questo senso si è già visto fin dalla mattina della sentenza; io dalla mia ho soltanto la forza dell’indipendenza che spesso non paga. Resto, però, fermo sulle mie posizioni preferendo stare, sempre e comunque, sull’altra sponda fermo restando l’amicizia consolidata per Giuseppe Santilli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *