Vassallo/18: tra <<’a vurzella>> e <<’o brasiliano>>

Aldo Bianchini

ACCIAROLI – Siamo ormai ridotti proprio male se la giustizia, pur di venire a capo dell’enigma, è costretta a ricorrere alle incerte e poco credibili rivelazioni di <<’a vurzella>>, al secolo Francesco Casillo, pseudo camorrista pentito dell’area vesuviana, affidate addirittura a “radio carcere”. Cosa è accaduto di nuovo da indurre gli inquirenti a ripercorrere la pista già vecchia del traffico di droga. Di nuovo si è verificato soltanto che attraverso “radio carcere” <’a vurzella> avrebbe rivelato ad alcuni suoi coinquilini di aver conosciuto a Pollica il giovane Bruno Humberto Damiani, presunto responsabile della morte di Angelo Vassallo (il sindaco pescatore), come uno degli organizzatori del traffico di stupefacenti della zona. La realtà è, invece, un’altra ma gli inquirenti non vogliono farla propria nella speranza di poter avere da Bruno Humberto qualche rivelazione importante, ma il giovane Damiani è da tempo scomparso in  uno dei tanti accoglienti paesi del sud-America. La realtà parla di un Damiani, probabilmente consumatore di stupefacenti, non in grado di essere annoverato come uno degli organizzatori del traffico di droga in quel lembo stupendo della costa cilentana. Tanto è vero che nella prima serata del 13 agosto 2010 lo stesso giovane viene preso letteralmente a calci nel sedere dal prorompente sindaco pescatore che lo voleva allontanare dalla piazzetta principale di Acciaroli. Figurarsi se un “capo” dello spaccio di droga si sarebbe mai fatto prendere a calci da un qualsiasi sindaco, seppure coraggioso e impetuoso come era Angelo Vassallo. Il giovane Damiani si è rifugiato in sud-America perché sapeva e sa benissimo che la giustizia italiana pur d raggiungere un minimo bersaglio lo avrebbe buttato in cella per gettare le chiavi. Anche perché la conoscenza della legge e delle sue regole nella famiglia Damiani proprio non manca e non è mai mancata. Bruno Humberto, parente stretto di Giuseppe Damiani meglio noto come “Peppe ‘a catena” (già titolare del Burger King del Lungomare Trieste di Salerno), ha capito in anticipo e per tempo la piega che stavano prendendo le indagini e si è dileguato. Gli inquirenti, però, si intestardiscono e non tengono in nessun conto le due telefonate che Angelo Vassallo fece e ricevette proprio la sera del 13 agosto 2010, poco dopo aver scalciato il giovane Bruno Humberto. Ancora oggi non si riesce a capire il perché di questo irrigidimento degli investigatori; in casi complicati come quello della barbara uccisione di Vassallo bisognerebbe ripercorrere tutte le piste a 360°, nulla però è stato fatto per quelle telefonate di quella sera particolare. Dall’interrogatorio della persona interessata a quello scambio di telefonate con Vassallo potrebbe esserci la chiave di svolta per la posizione giudiziaria di Bruno Humberto Damiani. Molto interessante l’intervista resa da Antonio Vassallo (figlio di Angelo) che, pur ammettendo di non sapere se Bruno Humberto è l’assassino del padre, spera di poter guardare quanto prima negli occhi l’indiziato per capire se dice o meno la verità ovvero se conosce “una storia non ancora raccontata”. Molto freddo e razionale il giovane Antonio che non intende minimamente speculare sulla disgrazia del padre per salire agli onori della cronaca e preferisce attendere gli accertamenti degli inquirenti. Intanto sono passati 32 mesi da quel maledetto giorno in cui cadde uno dei simboli del “buon governo” e della “sana politica” e nulla è stato scoperto sulla sua morte.

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