Gambino/99: “scoperchiate le caccavelle”

Aldo Bianchini

PAGANI – Probabilmente l’ex consigliere comunale di Pagani Alfonso Giorgio, esponente dell’ IdV, passerà alla storia della città dell’agro più per la famosa affermazione nell’aula del processo Linea d’Ombra che per la sua azione politica di opposizione e per la sentenza punitiva che gli è caduta addosso il giorno 10 aprile 2013. Ma andiamo con ordine. Nell’ambito del processo a carico di Gambino ed altri la deposizione di Giorgio fu attesa con ansia da tutti, stampa compresa che fino a quel momento aveva eclatato le sue continue denunce contro il “Sistema Pagani” ; la deposizione si trasformò in una totale delusione fino al punto di beccarsi una reprimenda da parte del presidente del collegio giudicante, Anna Allegro, quando Giorgio pronunciò quella famosa frase <<sono state scoperchiate le caccavelle>> che, a mio sommesso avviso, diede una svolta decisiva al processo almeno nell’immaginario di tutti. Insomma una brutta deposizione che squarciò davvero i veli e fece saltare <<i coperchi delle caccavelle>> che la cosiddetta <<mente occulta di Pagani>> ha prima immaginato e poi costruito sulla base di <<strane logiche di palazzo>> che intendeva colpire tutto e tutti. Una logica fatta propria dagli investigatori e dai magistrati che a turno e nel tempo hanno indagato e  creduto nell’esistenza del “Sistema Pagani” a garanzia della presunta perversa connessione tra potere politico-imprenditoriale e camorristico. E ognuno ci ha messo il suo in questa assurda vicenda giudiziaria; tanti tasselli uniti in un mosaico imperfetto che non ha dato i frutti sperati ma che ha tenuto diversi innocenti agli arresti domiciliari ed altri funzionari sotto la spada di damocle di denunce allucinanti anorchè incredibili. Leggendo e rileggendo la poche righe del dispositivo di sentenza del 10 aprile scorso con cui il giudice monocratico Raffaele Donnarumma ha condannato il titolare del blog <<giorgioepetti>> Alfonso Giorgio ed ha mandato assolto l’altro ex consigliere comunale Gaetano Petti “perché il fatto non sussiste … in quanto non a conoscenza della modalità di gestione del blog … “. Una sentenza ineccepibile che scrive una parola chiara, almeno una parola iniziale, su quanto sia diventato bestiale l’utilizzo della rete nella quale possono intervenire tutti per scrivere tutto di tutti attraverso blog mostruosi e sui quali è difficilissimo intervenire. Ma la cosa più allucinante è che gli investigatori, non solo nei casi di specie, possano muoversi sulla base di insinuazioni assunte dai blog e semmai confermate dagli stessi protagonisti; almeno nelle testate giornalistiche online (che sono veri e propri giornali quotidiani, come questo !!) c’è un direttore responsabile e c’è un’autorizzazione del tribunale. Ecco perché da questo punto di vista la sentenza del giudice Donnarumma se non proprio illuminante apre degli squarci ampi di discussione sul mondo della rete. Ma per entrare nel fatto specifico della continue segnalazioni-denunce apparse sul blog <<giorgioepetti>> mi sembra giusto e doveroso precisare il mio pensiero che va ben al di là delle sentenziate responsabilità del Giorgio per le quali dovrà risarcire, almeno secondo la sentenza di primo grado, le parti calunniate: Ivana Perongini, Leonilda Bonaduce e Lucia Stile (le prime due direttamente connesse al processo “Linea d’Ombra”). Io ho l’impressione che Alfonso Giorgio sia semplicemente caduto “nella rete della rete” che non è un semplice bisticcio di parole ma un vero e proprio dramma sviluppatosi in seguito agli eccessi della stessa rete. La comunicazione non è mai stata e non sarà mai di tutti. In pratica il Giorgio, così come l’altro consigliere comunale assolto, potrebbe essere stato sapientemente ed artatamente strumentalizzato dalla “mente occulta di Pagani” che ha passato notizie infamanti contro tutti e tutto. Notizie che, giorno dopo giorno, andavano a rimpinguare il “catino delle accuse” contro un sistema e che sul piano squisitamente politico rappresentavano manna dal cielo soprattutto per l’Italia dei Valori e per la campagna di denunce promossa dal suo leader Tonino Di Pietro. Soltanto oggi sappiamo come è finita quella campagna e sappiamo come è finito il processo “Linea d’Ombra”. Se tutto ciò fosse vero dimostrerebbe, se ce ne fosse bisogno, che il Collegio Giudicante di “Linea d’Ombra” molti quesiti anche di questo genere se li è giustamente posti. Per il caso Giorgio è necessario, però, aspettare almeno i sessanta giorni previsti dal giudice per le motivazioni; certamente ne sapremo di più.

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