Quirinarie: dove gli apparati non ci sono !!

Aldo Bianchini

SALERNO – “Uno su quattro tra noi è un traditore”, così ha detto Pierluigi Bersani nel consegnare le sue dimissioni (attive solo dopo l’elezione del Presidente della Repubblica) all’inizio del direttivo del PD nella tarda serata di ieri dopo il disastro Prodi. Non ci vogliono i santoni del giornalismo o della politica per esaminare e giudicare il momento drammatico che attraverso lo sfaldamento del Partito Democratico sta vivendo l’intera classe politica e tutto il Paese. Il PD, un partito che purtroppo continua ad esternare un atteggiamento arrogante innanzitutto nei confronti di se stesso. Il radicalismo preconcetto non ha mai pagato e non paga mai. In pratica il PD sta applicando al suo interno il peggiore “porcellum” possibile con la vecchia nomenclatura che non riesce a capire di aver ormai fatto il suo tempo. E non si arrende, e lo sfascio della sinistra continua, purtroppo. Facile adesso, dopo le dimissioni di Rosy Bindi e il ritiro di Romano Prodi, dire che se avessero dato via libera a Matteo Renzi la sinistra avrebbe stravinto le elezioni di febbraio. Un fatto, però, è certissimo. Le primarie furono sbandierate come l’unico vero strumento democratico della politica, all’atto pratico furono invece portate avanti con gli strumenti e con gli apparati più vecchi e decrepiti che si siano mai visti in un partito politico. La candidatura di Matteo Renzi non fu stroncata democraticamente ed in maniera trasparante ma nel modo più subdolo possibile, per non dire altro almeno per il momento. Sarà compito degli stessi renziani se davvero vogliono prendere la guida del partito e del Paese smascherare i misfatti e raccontare tutte le verità possibili su quelle indecorose primarie. E lo dovranno fare provincia per provincia, ormai il vaso è colmo ed ancora oltre sopportare non si può questo stato di cose. Per la sinistra, per il suo bene, occorrono chiarezza e trasparenza. Essendo io un giornalista di provincia, della provincia di Salerno, cercherò di smascherare nelle prossime settimane tutti gli obbrobri consumati dal vecchio apparato di partito in danno dei cosiddetti “rottamatori”. La segreteria provinciale del PD di Salerno dovrà dare conto e ragione di tante  cose strane accadute in moltissimi seggi del territorio; per cominciare dovrà chiarire presto che cosa realmente è accaduto nei seggi di Agropoli e di Eboli; nel primo caso avrebbe votato una donna che quel giorno risultava essere in coma e ricoverata a Napoli (deceduta il giorno dopo); nel secondo caso arrivarono nel seggio addirittura i Carabinieri che redassero un verbale ed hanno rapportato i fatti all’Autorità Giudiziaria.  La gestione del partito in provincia di Salerno, affidata a Nicola Landolfi e Nello Mastursi, è stata da decenni guidata e condizionata sempre e soltanto da Vincenzo De Luca che ora, dopo aver combattuto Renzi e i suoi prodi (Russomando, Alfieri, Annunziata e Pellegrino) quattro sindaci ora cerca disperatamente di ritornare nel gregge dei renziani visto e considerato che Pierluigi Bersani, seppur dimissionario ma tenacemente abbarbicato alla poltrona di segretario nazionale, è ormai ridotto a poco più di un rottame politico. Le prossime ore saranno illuminanti e ci faranno capire che cosa accadrà del Partito Democratico e, soprattutto, che ne sarà di Matteo Renzi; la partita non è ancora vinta e gli ultimi sussulti del vecchio apparato incardinato fin dalla notte dei tempi nei gangli del potere non censente distrazioni. Il viaggio continua.

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