Cemento/20: Lombardi/De Maio, speculazione privata o amore per lo sport ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In genere quando si parla di cemento si sottende, almeno nell’immaginario collettivo, una speculazione privata. Così è stato in passato, così è nel presente (dal Crescent, all’edificio ex Poste, ai parcheggi interrati di Piazza Cavour e di San Pietro in Camerellis, ecc.) e, molto verosimilmente, così sarà anche in futuro. Quando, però, c’è di mezzo lo sport o, meglio ancora, la Salernitana Calcio il modo di vedere l’approccio del privato verso il cemento deve avere per forza un’altra chiave di lettura. Riprendo, per breve sintesi, il discorso che ho già fatto sugli appalti nella precedente puntata (la n. 19 della serie “Cemento”) per ricordare come oggi sono i gruppi imprenditoriali ad intercettare i lavori pubblici ed a schierarsi con un soggetto politico che possa facilitare l’aggiudicazione degli stessi. Con un valore aggiunto che riguarda specificamente la Salernitana Calcio che, di riffa o di raffa, è sempre entrata nei discorsi legati allo stadio (Vestuti o Arechi che siano !!), all’impiantistica sportiva ad esso connessa ed alla successiva gestione di tutto il complesso in maniera manageriale ed assolutamente privata. Accade a Milano come a Napoli e a Palermo, non vedo come non debba accadere anche a Salerno. Se poi la costruzione o l’ammodernamento di uno stadio e delle sue strutture nasconde una specifica “speculazione privata”, beh! questo è tutto da verificare e da tenere nel debito conto. Ma veniamo alla querelle che sta andando in scena con una battaglia giudiziaria, dinnanzi alla seconda sezione penale del tribunale di Salerno, tra l’ex presidente della Salernitana, Antonio Lombardi, e l’assessore all’urbanistica del comune, Domenico De Maio. La materia del contendere riguarda le diffamatorie-calunniose-ingiuriose dichiarazioni (almeno dal punto di vista dei difensori di Lombardi) rese pubblicamente dall’assessore De Maio per il progetto di ammodernamento dell’Arechi sul modello dello Allianz Arena di Monaco di Baviera. In pratica l’assessore avrebbe accusato l’imprenditore di avere proposto una vera e propria “speculazione urbanistica ed edilizia ad esclusivo vantaggio privato” (fonte Cronache del 2.6.13) confondendo gli interessi privati (impresa Lombardi) con le responsabilità associative (Salernitana Calcio). Il dibattimento, forse, ci dirà o ci racconterà una verità processuale, soltanto una verità processuale. E qui si fermano le illazioni ed anche i giornali; nessuno si chiede quale possa essere la verità vera, quella verità che portò Antonio Lombardi all’acquisizione della Salernitana, una verità che verosimilmente conoscono soltanto in due: Antonio Lombardi e Vincenzo De Luca, una verità che sicuramente Domenico De Maio non ha mai conosciuto. Se l’avesse conosciuta certamente si sarebbe ben guardato dall’attaccare, alzo zero, l’allora ancora “patron della Salernitana” precipitato nel baratro della rottura pubblica dei rapporti con il “patron” della città e di quanto essa esprime. La verità sussurrano in tanti, è scomoda forse per entrambi; ma quella verità potrà mai venire fuori nel corso del dibattimento penale ? Qualcuno dice di si, io personalmente non ci credo; ci sono troppi interessi in ballo sia per Lombardi che per De Luca. Non solo, gli interessi che oggi sembrano violentemente contrapposti possono fatalmente ritrovarsi accomunati in un unico destino in quell’intricato mondo della politica. Nel rispetto del dibattimento mi astengo dal pubblicare le tante “favole metropolitane” che già circolano negli ambienti bene informati. Da giornalista posso soltanto ricordare agli amici lettori che per la Salernitana e sulla Salernitana sono state combattute, vinte e perse, numerose battaglie economico-imprenditoriali-politiche. Basta pensare ai tempi di Peppino Soglia quando per il completamento dell’Arechi sia Soglia che altri imprenditori misero a rischio capitali economici ragguardevoli con la speranza di ricevere in cambio altri lavori pubblici e visibilità da vendere; alcuni finirono, però, in galera. Non si sottrasse allo stesso discorso la successiva gestione del cosiddetto “re del grano Pasquale Casillo” che favorì l’ascesa di Paolo Del Mese contro la cordata che faceva capo a Carmelo Conte (con il patron del Cedisa, Leonardo Calabrese, in testa). Quella Salernitana ebbe anche il cugino di Paolo Del Mese, Franco, alla presidenza e fu proprio lui che portò per la prima volta a Salerno Delio Rossi. Per proseguire con la gestione di Aniello Aliberti che portò la squadra addirittura in serie “A”. Tutte operazioni consumate sul filo del rasoio tra “amore per lo sport” e grandi “interessi speculativi privati”. Sulla scorta di tutte queste passate esperienze rimane di grande attualità la domanda: “Tra Lombardi e De Luca ci fu accordo per “amore dello sport” o per mera  “speculazione urbanistica ed edilizia ad esclusivo vantaggio privato” ? Ai giudici, se possibile, l’ardua sentenza.

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