La Lavanda: la “spiga grossa” di Sanza

Maddalena Mascolo

 SANZA – Su iniziativa dell’Associazione Culturale “Sanza la città della lavanda” si è tenuto il convegno dal titolo: <<La Lavanda, una pianta antica ancora attuale – un’opportunità di sviluppo>>. Hanno salutato il folto pubblico presente Francesco De Mieri (sindaco di Sanza), Vito Fico (presidente ass. cult. “Sanza la città della lavanda”), Raffaele Accetta (pres. Comunità Montana), Attilio Pierro (ass. prov.), Angelo de Vita (direttore del Parco Nazionale). Hanno relazionato Lucia Coletta (dirigente della Regione Campania), Dionisia De Santis (naturalista), Enrica De Falco (Università di Salerno). La Coletta ha tracciato un bilancio delle attività regionali in materia di incentivi per le imprese e le progettualità mirate alla coltivazione ed alla lavorazione delle piante officinali. La De Santis, naturalista convinta, ha efficacemente illustrato le potenzialità della montagna ed in particolare del Monte Cervati e delle numerose specie presenti nella flora locale. Molto interessante l’intervento della prof.ssa Enrica De Falco, dell’Università di Salerno, che con molta capacità ha dissertato su quanto l’Università sta facendo per la valorizzazione della flora locale ed in particolare ha parlato dei progetti che insieme all’Università le imprese e le associazioni possono far decollare e portare avanti. I lavori sono stati conclusi dal cons. reg. Giovanni Fortunato  che, come nel suo costume, ha sparato a zero su tutti i politici che avevano parlato prima di lui ed ha saggiamente elogiato il lavoro e la professionalità dei tecnici; ha parlatop del lavoro che manca e dei giovani senza futuro promettendo tutto il suo impegno anche in favore della lavanda e sua reindustrializzazione. Ma cosa è la lavanda per Sanza ? Qui a Sanza, il 2° comune per estensione della Campania, con i suoi 12mila ettari di terreno, la lavanda ha rappresentato per decenni un prodotto floreale utili per lo sviluppo e l’occupazione con la nascita e l’incremento di un’attività industriale tra le più floride nel campo del profumo. Veniva raccolta lungo le pendici del Monte Cervati, veniva lavorata in loco e poi portata a valle. Oggi di tutto questo, non rimane che un lontanissimo ricordo. Grazie ad un giovane imprenditore turistico sanzese, Vito Fico, oggi si sta riscoprendo la storia e l’economia di Sanza ed in modo particolare quella legata alla raccolta e lavorazione della lavanda. A Sanza negli anni che vanno dalla prima guerra mondiale fino alla fine degli anni ’60, si ebbe uno sviluppo clamoroso della lavorazione della lavanda. Centinaia di donne sanzesi e dei paesi vicini venivano utilizzate in quel lavoro artistico e artigianale al tempo stesso dell’industria del profumo. Il prodotto, seguiva un primo processo di lavorazione, poi in damigiane di vetro veniva spedito in Francia per una ulteriore lavorazione finale.   Dai  racconti degli anziani emerge come la lavorazione della lavanda costituisse l’unica fonte di reddito per molte famiglie. Poi tutto è svanito nel nulla, proprio come svanisce il profumo. Sepolti nella vegetazione, ancor oggi vi sono le caldaie dove veniva bollita la lavanda, a testimonianza di quello che fu un tempo il fiorente commercio della lavanda. Sabato pomeriggio, dunque, se ne discuterà a lungo, ancora una volta con la segreta speranza di ridare a Sanza una via di uscita dalla disoccupazione nel rilancio di un’economia orami spenta da anni. Insomma tutto è pronto per la riscoperta della lavanda che a Sanza è meglio conosciuta come “la spiga grossa”. Il convegno ha segnato, secondo noi, un vero e proprio successo per Vito Fico che dopo anni di sacrifici e di insistenze incomincia a raccogliere i frutti del proprio lavoro. Il presidente Fico si ripromette di riprendere, anche in chiave moderna, la festa delle lavandaie che alla fine di ogni campagna di raccolta tornavano in paese anche dopo mesi di duro lavoro ed in piazza venivano pagate per il lavoro svolto, tra canti, balli e musica.

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