Guariglia/5: un buio di 45 giorni !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nell’ultimo articolo di questa vicenda ho parlato della difficoltà, per un medico-psichiatra, di decidere quando il paziente è guarito e quando, di conseguenza, arriva il momento che il paziente può andare. Questo è un principio fondamentale per la medicina inerente la salute mentale e la verità può sempre essere vista da punti di osservazione diversi e contrastanti; non bisogna, però, trincerarsi dietro questa apparente o reale difficoltà per eludere eventuali responsabilità o negligenze personali. Al riguardo è illuminante una frase del commento che Giulio Corrivetti, direttore del DSM dell’Asl, ha voluto dedicare ad un mio articolo. Egli dice che: <<… La verità è di difficile interpretazione e servirebbe un richiamo ai valori ed una pratica terapeutica orientata sui valori e non su di uno stile difensivo. Ma io credo veramente che il SSN debba stare dalla parte dei malati, delle famiglie e non degli operatori …>>. Insomma come dire che prima di alzare barricate difensive sarebbe opportuno una serena e pacata analisi introspettiva diretta a capire le reali condizioni psicofisiche del paziente, se poteva e doveva essere dimesso, che cosa poteva e doveva essergli garantito come cure intermedie domiciliari nell’attesa di probabili nuovi ricoveri. Si impongono, quindi, delle domande importanti su quei 45 giorni di buio in cui Lino Renzi (soggetto psichiatrico ad altissimo rischio !!) è stato lasciato letteralmente solo ed abbandonato a se stesso. Prima delle domande, però, sarebbe necessario capire che cosa è andata a fare a casa dei Renzi l’avv. Rosa Egidio Masullo e se la stessa dopo la visita ha allertato o meno i “servizi sociali e psichiatrici” ed inoltre scoprire le generalità del medico che ha chiamato la sera del 18 luglio i servizi del DSM dell’ASL per denunciare il pericolo immanente. Questo, ovviamente, spetta al magistrato inquirente. Ecco le domande: I medici pubblici cosa hanno fatto in quei 45 giorni, quanti accessi hanno fatto presso l’abitazione del Renzi, se ed in  che modo hanno controllato clinicamente il Renzi anche dal punto di vista dell’esecuzione della terapia prognosticata, se hanno allertato i servizi sociali e se con gli stessi hanno interagito ed in che modo. In più devono spiegare all’opinione pubblica come è organizzato il servizio, come vengono trattati i pazienti, come vengono distinti i casi tra normali e gravi ed infine chiarire come i vertici della ASL (datore di lavoro) effettuano la prevista rilevazione “qualitativa e quantitativa” delle singole attività dei numerosi operatori sanitari. Tutte queste cose vanno spiegate con assoluta chiarezza e faccio appello alla sensibilità del dr. Corrivetti affinchè, una volta per tutte, venga spiegato alla Città come opera un servizio sanitario pubblico così importante, visto e considerato che il problema dei “soggetti psichiatrici sciolti” è divenuto un problema sociale ad altissimo rischio; questi non sono soggetti da epurare, sono esseri umani che vanno certamente aiutati a reinserisri tenendo, però, conto che anche il prossimo è’ costituito da esseri umani desiderosi di sicurezza. Tutto questo, ovviamente, non per alzare steccati difensivi o per predisporre difese giudiziarie, ma semplicemente per spiegare all’opinione pubblica che cosa accade per questa branca della medicina così importante per tutti anche in relazione alla sicurezza. Nel commento al mio precedente articolo Giulio Corrivetti parlava anche di “”un ottimo spunto di riflessione”” provocato dal mio scritto; ebbene, sarebbe sufficiente prendere forza e coraggio ed aprirsi alla città ed alla gente per sconfiggere penosi luoghi comuni (i medici non fanno niente e beccano solo i soldi !!) e far crescere la fiducia nell’immaginario comune verso una categoria (i medici !!) che da anni si sta praticamente suicidando da sola; altro che giuramento di Ippocrate. L’esempio che ho denunciato in uno dei miei articoli, quello riferito alle ispezioni che i medici dell’ASL fanno presso la casa di cura La Quiete per decidere se continuare o meno i ricoveri dei pazienti e che io stesso cronometrai nella durata di 2 minuti e 40 secondi per ogni ispezione (quel giorno ne effettuarono dieci !!), è sufficiente per condannare un’intera categoria ? Non credo proprio, anzi sono convinto che la maggioranza dei medici tenga sempre presente il giuramento che è stato chiamato a fare dopo la laurea. Per questo è necessario parlare in maniera chiara e franca alla gente, anche accollandosi qualche responsabilità semmai dovessero esserci, senza innalzare subito steccati difensivi e minacce di querela; queste servono solo ad ingrassare avvocati e ad ingolfare il nostro sistema giudiziario. Ci cono anche altre domande, necessarie e doverose. Alla prossima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *