Angellara Home/16: la rivincita di “ don Comincio” e mons. Pierro

Aldo Bianchini

SALERNO – Purtroppo la stampa continua imperterrita con la pessima abitudine di non commentare le notizie e, quel che più conta, di non metterle mai in relazione con la storia della stessa notizia. Parlo della convenzione siglata tra l’Università e la Curia di Salerno per l’utilizzo e la gestione dell’impiantistica sportiva del complesso della “Colonia di San Giuseppe” voluta da mons. Demetrio Moscato in favore dei bimbi meno abbienti. La colonia San Giuseppe è un complesso polivalente con casa per ferie e riposo, impianti sportivi con piscina, spiaggia e strutture varie tra cui una scuola primaria (elementare e medie) molto avanzata. Tutto questo complesso voluto da mons. Moscato è stato, in pratica, realizzato, diretto e promosso presso l’opinione pubblica dal sacerdote “don Comincio Lanzara” che nel corso di quarant’anni lo ha ripreso e rilanciato ai vertici dell’attenzione generale della Città, della Provincia e non solo. In quest’opera “don Comincio” ha di certo goduto della delega in bianco di quattro arcivescovi e, soprattutto, della gratitudine di tutti e quattro e in principal modo di mons. Gerardo Pierro che più degli altri lo ha sostenuto e spinto a fare sempre di più e sempre meglio. La spinta in avanti e la professionalità, oltre che la perfetta organizzazione, data da “don Comincio” a tutto il complesso è fuori discussione; grazie a lui il complesso polifunzionale ha superato anche momenti di grande difficoltà e l’istituto scolastico si è affermato come uno dei migliori di tutto il comprensorio.  Fa specie, oggi, leggere sul quotidiano “Il Mattino” (del 12 dicembre 2013) un’intera pagina dedicata al complesso ed alla sua storia e non leggere mai il nome di “don Comincio” per non dire quello di mons. Pierro che, badate bene, non sono due criminali ma due uomini prima ancora di essere sacerdoti. Una vera bruttura giornalistico-storica. Il tentativo di annullare la storia, di cancellare un nome che più di tutti gli altri ha contribuito alle fortune del complesso mi appare come un atto di grande inciviltà e di non riconoscenza obiettiva e logica dei fatti. E questo, perdonatemi, non è giornalismo. Che il complesso sia stato poi sotto inchiesta, per via della ristrutturazione di una parte della colonia in una “casa di riposo e ferie” (e non in un albergo a quattro stelle !!) credo non c’entri nulla, ma proprio nulla, con il ricordo, con il riconoscimento di specifiche capacità organizzative e con la storia. Oltretutto quell’uomo e quel sacerdote che, quasi da solo, ha fatto grande un complesso che stava per andare alla deriva credo che meriti le giuste e doverose citazioni da parte della stampa che, anche se distratta, non può non ricordare soltanto le date, gli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita e la crescita della Colonia San Giuseppe senza ricordare, almeno per un momento, il suo vero ed autentico pigmalione: “don Comincio Lanzara”. Ma si sa la vita non restituisce mai, in termini anche solo di riconoscenza, quello che si fa e si spende lungo tutto l’arco di un’intera esistenza. Ovviamente non ci si deve meravigliare più di tanto, perché anche la cosiddetta “nuova Curia” salernitana, quella che fa capo a mons. Moretti, non ha restituito a “don Comincio” almeno come riconoscenza tutto quello che Egli ha dato facendo leva anche sulla solidarietà della sua famiglia (ed in particolare del fratello !!) dal punto di vista economico. Prima di esautorare completamente “don Comincio” dalla direzione della scuola e della Colonia il nuovo presule Mons. Moretti avrebbe fatto meglio ad informarsi sull’azione organizzativa (anche a costo di sacrifici economici familiari) di chi ha guidato il tutto per oltre quarant’anni. Forse avrebbe appreso che grazie a “don Comincio” ed alla sua famiglia era stato possibile avviare l’impiantistica sportiva messa al servizio della città e delle società natatorie; forse avrebbe anche appreso che nella piscina della Vigor mosse le sue prime bracciate addirittura Paolo Trapanese (portiere della squadra nazionale di pallanuoto alle Olimpiadi di Seul) e che in quella stessa vasca imparava a nuotare anche il giudice (una donna) che poi, per uno strano caso della sorte, è stata chiamata a giudicare “don Comincio” per le accuse giudiziarie e lo stesso arcivescovo mons. Gerardo Pierro. Ma non solo, per quegli impianti sportivi sono passate intere generazioni di giovani salernitani, abbienti e meno abbienti, tutti educati alla rigida realtà dello sport dilettantistico; altro che storie. E’ vero che, alla fine, il sogno di creare una struttura capace di accogliere villeggianti, sacerdoti anziani e ragazzi poco fortunati, si è trasformato in una brutta realtà giudiziaria che molto verosimilmente verrà cancellata dall’appello previsto per il prossimo anno. Ma tutto, anche se fa parte della storia, non può cancellare tutto il resto della stessa storia che è e rimane la parte più grande e più significativa dell’opera svolta da un uomo, prima ancora che sacerdote, che ha sacrificato l’intera sua vita per il bene del prossimo. E questo dovrebbero ricordarlo tutti, anche l’improvvida giornalista de Il Mattino. Senza l’esistenza di quella realtà, senza quei sacrifici personali e familiari, senza i rischi che ogni azione imprenditoriale sottende, nulla sarebbe stato possibile, neppure la convenzione tra Curia e Università. Ecco perché posso affermare che la sottoscrizione della convenzione tra l’Università e la Curia segna anche la rivincita sia di “don Comincio” che di mons. Pierro. Alla prossima.

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