Riflessioni sotto l’albero…

Barbara Filippone

La giornata di oggi mi ha messa a dura prova… quando si cerca di raggiungere un obiettivo e ci si rende conto che i problemi sono sempre lì a tenerti compagnia,  la tentazione per un attimo è stata dunque quella di mollare tutto, sogni e desideri…; ma il momento di mollare è decisamente sbagliato perché feste e luci mi hanno catapultata in un Natale e in un periodo di festa, nelle quali non vorrei trovarmi. Ma tutto intorno a me continua a girare, nonostante io voglia decisamente restar ferma, tutto continua a muoversi… E così diventa faticoso restare soli con se stessi, perché la gente, nonostante l’insofferenza che dimostra, si affatica nei negozi per scegliere degli improbabili regali per parenti con i quali ci si vede una volta l’anno, o litiga per decidere dove fare il cenone di fine anno o se è il caso di andar fuori a cena… e scegliere un abito nuovo;  tutta una scenografia stereotipata, fatta a immagine e somiglianza dell’uomo mediocre che cerca una felicità attraverso le “cose”; beh penso che tutti siamo un po’ mediocri quando cerchiamo di omologarci al resto del mondo ma in fin dei conti se potessimo magicamente svelare il nostro stato d’animo sempre, non credo incontrerei volti felici; forse è la stessa natura umana ad essere vittima e carnefice di se stessa, a volte  il volto di ciascuno sembra avere un fremito, si stringono semplicemente i denti e si tace su ciò che trapela dai volti altrui…

In realtà in ciascuno di noi alberga la voglia di gioire, sembra però che per un periodo che va dal 24 dicembre al 2 gennaio, escludo volutamente l’Epifania perché ai miei occhi è sempre stata una festa triste che porta con sé tutta l’allegria dei giorni precedenti, si venga condotti dentro una bolla che dovrebbe difenderci da tutti gli attacchi esterni: problemi economici, familiari, di salute  e chi ne ha più ne metta, come se la magia di un Natale dovrebbe cancellare tutto il resto. Io personalmente sono ferma a guardare l’allegria altrui perché per me è solo una fine di anno con un bilancio che necessariamente va fatto, e si sa i bilanci non sempre sono positivi; mi manca quell’iniezione di fiducia di cui avrebbe bisogno il mio spirito natalizio, ma se sto attenta e guardo lucidamente gli altri, anche attraverso l’allegria dei loro volti, riesco a scorgere un velo di tristezza.Le notizie del tg alle quali presto un solo orecchio per salvaguardare quello che resta del mio ottimismo e della mia fiducia non sono rasserenanti; studenti islamici egiziani che hanno incendiato un edificio dell’università al Cairo, la morte di una  bambina di nove anni che la sera del 26 dicembre era stata travolta a Roma, mentre era a bordo di un’autovettura con la famiglia da un 21enne romeno che era probabilmente ubriaco… quindi le beghe politiche ed un panorama economico  che a nulla di buono fa presagire. Poi se a questo si aggiunge che la nostra città è stata colpita da un lutto il quadro sembra essere completo: infatti si è spenta oggi dopo una lunga malattia Alessandra Siragusa,  50 anni, assessore alla scuola della Primavera:  “Palermo perde una persona importante. Una donna che con passione e competenza ha dedicato la propria vita alla città” – ha dichiarato oggi il sindaco Leoluca Orlando apprendendo la notizia – “sono certo di parlare a nome di tutta la città nell’esprimere la tristezza e il dolore per la perdita di un’amministratrice che costruì un nuovo modello di rapporto fra Comune e mondo dell’istruzione, che rese la scuola il perno di un cambiamento e di un rinnovamento culturale e sociale, simboleggiato dall’adozione dei monumenti cittadini da parte dei bambini. Quell’impegno e quella attenzione competente per la città – conclude il Sindaco – era proseguito negli anni con l’impegno di parlamentare nazionale.” Di questa donna resterà il lavoro che a detta dei molti che l’hanno conosciuta è stato un lavoro svolto con competenza e passione. Di lei resterà anche quel sorriso che coinvolgeva chiunque la guardasse.

Di fronte a queste vicende nascono delle riflessioni in merito a lavoro che ciascuno di noi s’impegna a svolgere; non è importante ciò che si fa e la rilevanza  sociale che da  esso ne deriva, credo sia importante fare ciò in cui si riesce meglio, restando fermi anche nel proprio ambito familiare.

Così per fortuna conservato in un angolo della mia testa riemerge un video scoperto un paio di giorni che fa mi fa uscire prepotentemente da questa bolla festaiola prima del previsto affinché poi possa non avere amare sorprese una volta esplosa la bolla con la fine del periodo festivo. Il video è di  Benjamin Zander, concertista e  interprete principale di Mahler e Beethoven, la cui passione per la musica classica si coniuga abilmente con la sua brillante capacità di fare discorsi pre-concerto in cui il suo carisma predomina nel voler che tutti amiamo la musica prima e con essa tutte le nuove possibilità, nuove esperienze e  le nuove connessioni della vita, mi riporta magicamente in una dimensione positiva: lui, in suo intervento fa una riflessione: “Il direttore di un’orchestra (quale è anche lui) non emette alcun suono, per cui si rende conto che il suo lavoro è quello di ispirare gli altri”; ma come fa a capire se quello che fa, lo sta facendo bene? Solo se è capace di far brillare gli occhi dei suoi musicisti, era la sua risposta. Dunque far esaltare le capacità degli altri. Questa consapevolezza ha cambiato tutta la sua vita, perché si è semplicemente reso conto che se i suoi musicisti  non avessero avuto quella scintilla negli occhi, voleva dire forse che lui non stava facendo bene il suo lavoro… Quindi se quegli occhi non avessero brillato, aggiunge lui, era necessario porre un’altra domanda: “Come mi sto comportando se gli occhi dei miei musicisti non brillano?”. Così con una ulteriore riflessione Benjamin Zander  risveglia in me la positività: “Possiamo farlo anche con i nostri bambini. Come mi sto comportando se i loro occhi non brillano?” Beh questa riflessione ha sicuramente toccato le mie corde avendo due bimbe da crescere, perché lui continua dicendo che la formula del successo è vedere quanti occhi che brillano abbiamo intorno, ed aggiungo io che per  far brillare gli occhi di chi ci sta intorno dipende da quanto siamo in grado di dare loro. E’ questa l’unica formula di successo che non ha a che fare né col denaro né col successo né col potere…

Guardiamoci intorno, semplicemente rivolgiamo il nostro sguardo verso chi ci sta vicino e capiremo se stiamo facendo la cosa giusta.

Un augurio per una fine dell’anno semplice ma piena di occhi che brillano: dipende UNICAMENTE da Noi.

Buone feste.

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