La rinascita della Fiat?!?

Barbara Filippone

Alla fine dell’Ottocento nasceva la Fiat, un’azienda destinata a diventare uno dei maggiori gruppi industriali al mondo in tempi brevissimi, attraverso un secolo di gestione fra alti e bassi. Era il  10 giugno 2009 quando il Gruppo Fiat e Chrysler Group LLC comunicano di aver firmato un’alleanza strategica globale.

Marchionne così commenta l’accordo : “Nella vita di ogni grande organizzazione e delle sue persone ci sono momenti importanti, che finiscono nei libri di storia. L’accordo appena raggiunto con Veba è senza dubbio uno di questi momenti per Fiat e per Chrysler”,  e mentre ancora oggi si parla di questo evento che potrebbe rilanciare l’azienda torinese, l’entusiasmo di Marchionne non ha lo stesso effetto per i 174 lavoratori della Lear e della Clerprem, aziende dell’ex indotto Fiat di Termini Imerese, specializzate nella produzione di sedili e imbottiture; infatti dopo le lettere di licenziamento i lavoratori hanno iniziato tutta una fase burocratica che si è conclusa il 7 gennaio per mantenere intatte  le loro indennità. E mentre l’amministratore delegato spiega quale sarà la prossima strategia dell’azienda,  da ieri mattina è iniziato un presidio- protesta di quei 174 lavoratori allo svincolo di Termini Imerese nell’autostrada  Palermo-Catania. Il prefetto Francesca Cannizzo ha però convocato per domani mattina i metalmeccanici in sciopero, di fatto fermandone la protesta. Così mentre Marchionne pieno di entusiasmo annuncia che il piano di svolta della Fiat prevede l’uscita dal segmento medio-basso dal mass-market, ovvero il mercato medio dove i concorrenti sono tanti,  e punta dunque alla fascia Premium, prodotti di alta qualità  con concorrenza invece ridotta,  in uno scenario del mantenimento dell’occupazione e riapertura di tutti gli impianti italiani, i metalmeccanici temono per il loro futuro dal momento che nessuna soluzione per un rilancio dell’area finora è stata individuata dal tavolo ministeriale. Fino ad agosto 2013, l’azienda aveva speso più di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione della catena di montaggio e la riqualificazione dei dipendenti in tre stabilimenti. Sebbene gli investimenti abbiano risollevato le speranze, molti lavoratori che ancora aspettano a casa si chiedono se faranno parte dell’ultimo piano di rilancio della Fiat. E in realtà Marchionne in un’intervista a Repubblica ha parlato infatti solo di alcuni stabilimenti: il polo Mirafiori-Grugliasco, Melfi, Pomigliano e Cassino… E Termini Imerese, l’area dell’indotto che fine farà? I lavoratori in cassa integrazione fino a giugno, saranno definitivamente licenziati? Lui ammette che “col tempo” riporterà tutti gli operai a lavoro sempre che la crisi non farà crollare ancora il mercato…

In realtà quando si parla dell’accordo Fiat-Crysler attribuendo una soluzione di tono “globale” potremmo anche dire che di fatto non lo è,  perché il primo produttore  è il mercato asiatico dove la Fiat ha una esigua presenza, si parla infatti di quote decimali di presenza in quel mercato; e dunque la concorrenza è spietata e l’amministratore delegato lo sa perfettamente; e mentre l’attenzione per Fiat cadrà su quella parte di mercato, noi siciliani poniamo attenzione su altro: chiediamo fermamente  un piano di rilancio dell’area di Termini perché prendendo alla lettera le dichiarazioni del deputato regionale Pd Mariella Maggio, “la rinascita della Sicilia passa anche attraverso il mantenimento dei suoi siti industriali”.

In bocca a lupo Fiat!

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