Baldi connection/12: il senso della giustizia !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Finita la tempesta mediatica del caso “Baldi connection”, meglio noto come <<B&B>> (del tipo Banda Bassotti di disneyana memoria !!), non se ne parla più. Ma che fine hanno fatto tutti i personaggi coinvolti in questa stranissima inchiesta (per non dire altro) ? Ebbene tutti, o quasi, hanno ripreso le loro attività lavorative e professionali non avendo più impedimenti giudiziari da osservare. Ma è sufficiente aver ripreso il lavoro per dimenticare l’accaduto ? Non credo proprio. Oggi dalle pieghe dell’inquietante inchiesta, nata e cresciuta sull’onda di una deposizione del “testimone del giovedì” (così viene definito il teste chiave di tutta l’inchiesta), vengono fuori anche particolari a dir poco agghiaccianti di come la parte esecutiva della stessa inchiesta è stata condotta la mattina del 17 ottobre 2013 con i clamorosi arresti e con nove misure cautelari ai domiciliari. Tra questi anche il consigliere regionale Giovanni Baldi, da qui la denominazione dell’operazione giudiziaria, sempre alla ricerca di titoli ad effetto. Basta pensare solo al fatto che in casa di un medico cavese quella mattina, intorno alle cinque, si presentarono ben nove carabinieri che tra lo stupore e lo sconcerto di tutta la famiglia provvidero a consegnare nella mani del professionista un’ordinanza di ben 397 pagine. Come se uno, mentre tintinnano le manette davanti ai propri cari, avesse la capacità riflessiva e la necessaria freddezza di sedersi e mettersi a leggere tutte e 397 le pagine dell’ordinanza per capire di cosa si tratta per poter ordinare conseguentemente le idee in prospettiva di una pur minima e immediata difesa come vorrebbe la legge. E meno male che siamo in democrazia !! Apprendere poi che quelle pagine sono quasi tutte inutili e che il succo si riduce ad una trentina di fogli fa ancora più rabbia; difatti il tutto si sarebbe ridotto alla descrizione di sei pratiche di presunta falsa invalidità da verificare, tra queste il caso “allucinante” della concessione dell’accompagnamento alla suora che si è dimostrato un flop clamoroso della pubblica accusa che si è basata molto (per non dire soltanto !!) sulle rivelazioni del teste del giovedì. Tutte le altre pagine dedicate alla descrizione, fantasiosa e surreale, del voto di scambio, del 416/bis, di falsi e così via. Quasi come se tutti, o alcuni, degli indagati avessero avuto la possibilità di scavare il fossato elettorale tra Giovanni Baldi ed il primo dei non eletti distaccato di ben undicimila voti. Ma voglio riportarvi alla scena di quella dannata mattina; ve lo immaginate il nostro medico cavese con il paccotto dell’ordinanza in mano (un vero e proprio volume !!), seduto sfibrato su una sedia, stordito, perso negli occhi della moglie e dei figli imploranti una pur minima spiegazione di quanto sta accadendo, e non poter dire nulla perché nulla conosceva. Sono momenti che non auguro a nessuno di vivere. Come per l’inchiesta “Mastrolindo/1” molti anni fa; una mattina ci fu una retata a Salerno e provincia di alcuni titolari di varie imprese di pulizia per presunti appalti truccati nelle pubbliche amministrazioni. Uno di questi fu raggiunto, alle cinque del mattino a casa, da diversi poliziotti; nella concitazione del momento il mio amico cercava di vestirsi dinanzi a moglie e figli quando un maresciallo che lo conosceva gli disse <<Ragioniere, vedete che è già la seconda camicia che vi state infilando !!>>. Meglio stemperare con qualche riflessione leggera quelli che sono momenti davvero ad alta tensione. E meno male che gli indagati della “B&B” non sono stati portati a Fuorni (come invece capitò al mio amico) perché se l’esperienza dei domiciliari è allucinante, quella del carcere vero è assolutamente devastante e, forse, mai sanabile dal punto di vista psicologico, umano e relazionale. Perché, amici lettori, il problema della giustizia italiana è rappresentato proprio dal fatto che una volta raggiunto da un avviso o peggio da un ordine di custodia cautelare il marchio di colpevolezza rimane impresso nell’immaginario collettivo della gente per sempre, e va anche al di là dell’ assoluzione con formula piena che non riesce mai a cancellare del tutto la prima impressione che ognuno di noi si costruisce nel proprio intimo e che è un’impressione di colpevolezza, sempre e comunque. Forse per anni gli indagati della “B&B” dovranno sopportare i sorrisetti irriguardosi dei presunti amici, le strette di mano fatte solo per convenienza, le battute fuori luogo fatte in maniera artata e, infine, la rete. Questa maledetta rete (parlo del web) che è diventata la pattumiera della società mentre i suoi inventori volevano farne l’elisir della libertà assoluta e senza censure. Anche la rete, purtroppo, funziona come i giornali e inverte un principio sacrosanto dello stato di diritto; per la rete, difatti, uno non è innocente ma delinquente fino a prova contraria. E quella prova contraria, anche se arriva, non verrà mai pubblicata. Questa è la nostra giustizia, una giustizia amaramente contestata dal grande magistrato e giurista Giandomenico Pisapia che intervistato da Enzo Biagi disse: “”Intanto non vorrei essere giudicato, ma se questa jattura dovesse capitarmi, direi che un inglese mi renderebbe tranquillo“”.

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