Quattro passi con Calvino

Barbara Filippone

A 90 anni dalla nascita di Calvino questi viene ricordato in un film documentario interpretato da Neri Marcorè; un film mandato in onda sulla pay-tv questo mese ma la cui produzione è del 2012… Affascinata da sempre da Calvino e da “Le sue città invisibili” prendo carta e penna e scrivo ciò che mi colpisce più di questa biografia; lo arricchisco un po’ qui e un po’ là e ne viene fuori un articolo, che non è altro che una celebrazione di uno dei massimi scrittori contemporanei, lo scrittore che ha cambiato il modo di scrivere, che riesce a far leggere una realtà che a prima vista sembra diversa, perché una volta si legge con la testa, altre volte col cuore, altre volte ancora con l’anima. E poiché in un articolo deve esserci la notizia, anche questa ho trovato… Cari lettori, care lettrici, vi porto a spasso con Calvino…

Tutto potrebbe avere inizio con una serie di domande rivolte allo scrittore Calvino, potrebbe anche essere l’idea per un libro: ogni capitolo conterrebbe le risposte date in una temporalità diversa, così alla fine verrebbe fuori la storia dell’autore… A 19 anni Calvino scoprì la vocazione dello scrittore e nella sua adolescenza, siamo nel 1930, Calvino col fratello cercava di aiutare il padre nella loro azienda trasportando ceste con i prodotti della loro tenuta; e quei lunghi viali a San Giovanni (Sanremo), e questa potrebbe essere la notizia, anzi lo è, oggi diverrà pubblica; la strada che percorreva Mario Calvino ogni giorno per raggiungere il proprio podere e che ispirò il figlio Italo, il quale ne dedicò un racconto a «La strada di San Giovanni» e diede lo stesso titolo al libro che lo conteneva, dovrebbe avere il riconoscimento del pubblico passaggio. Il Comune ora deve acquisire la strada dal consorzio che la gestisce da anni. Ma torniamo ai fratelli Calvino… capirono in fretta che non avrebbero cavato nulla da quel lavoro, ma un beneficio Calvino lo ebbe da quei tragitti che ogni giorno lo vedevano impegnato a trasportare quelle ceste: era libero di pensare ciò che voleva, ma il pensare per lui non si trasformava automaticamente nel parlare… egli da sempre aveva difficoltà nel farlo, quindi c’erano parecchi silenzi, e la necessità di scrivere diventava più impellente nel tentativo di trasformare quegli stessi pensieri in qualcosa da condividere con gli altri.

Una domanda che andrebbe girata a Calvino sarebbe quella stessa in cui nel brano  Il mondo guarda il mondo, si pone il sig. Palomar, che ne è protagonista; e tutto nasce dall’insicurezza della conoscenza che quindi darà vita al dubbio; la domanda è : “La sua celebrità rafforza il suo Io?”.

Calvino così risponde: “L’io non altro che una finestra; mi affaccio alla finestra, la finestra guarda il mondo esterno, e allo stesso tempo guarda il mondo che si trova all’interno, quindi io guardo il mondo che guarda me; ma siccome io sono parte del mondo, io sono il mondo che guarda il mondo che guarda se stesso; più precisamente io sono quell’io di cui il mondo ha bisogno per percepire se stesso, ergo l’ io è una finestra…”.

Calvino poneva una distanza profonda fra la realtà e se stesso, era diffidente nei confronti delle emozioni perché nel caos del cuore umano, era convinto che sempre qualcosa lo avrebbe ferito; perciò si difendeva da quelle stesse emozioni;  avrebbe voluto sostituire il cuore con un organo, non meno ardente e puro, ma cristallino come la verità matematica… così in tutte le sue opere benché apparentemente soggette a tutte quelle costrizioni letterarie, sociali, filosofiche religiose, Calvino riesce a non farsi soffocare da quelle stesse regole perché facenti parte profondamente della sua interiorità. Calvino è un esempio di magnificenza in ambito letterario… pochi riescono a tirare fuori una struttura rigorosa nelle opere e al tempo stesso semplice nell’altalena di risposte che a loro volta generano altri dubbi; perché la vita dell’uomo necessita di interpretazioni multiple… e Calvino con la sua predisposizione alla scrittura e l’amore per la natura riesce nella sua ultima opera, la più autobiografica di tutte,  a delimitare per ogni suo atto,  in modo sistematico, analitico e preciso i dettagli e a dare delle risposte a quei dubbi che da sempre hanno invaso la sua esistenza… E per lui si sa scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.

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