Caimangate/40: dal Crescent alle minacce, un circolo vizioso e pericoloso !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Che il sindaco di Salerno non sappia più a che santo votarsi, per entrare ancora una volta nelle credulità dell’immaginario collettivo della gente, è noto alla gran parte dei salernitani; anche a quelli che continuano, nonostante tutto, ad osannarlo ed a tenerlo ben ritto sugli scudi di una popolarità che comincia a fare acqua da tutte le parti. In poche settimane il caimano rosso è passato dall’attacco durissimo contro la Soprintendenza (e quindi contro Gennaro Miccio che ne è l’espressione suprema !!) a scendere in campo in difesa del malcapitato Gennaro Miccio obiettivo di minacce o quantomeno di intimidazioni nei confronti della Soprintendenza stessa. Insomma il buon Vincenzo De Luca, resosi forse conto degli obiettivi indubbiamente raggiunti da Italia Nostra, da No Crescent e da tante altre associazioni ambientaliste della Città, cerca di seminare subdolamente la sensazione che qualcuno o qualcosa possa intimidire sia Miccio che l’impresa esecutrice dei lavori del Crescent (Rainone senior che è già indagato per i fatti suoi !!). Quasi come se la gente comune non sapesse che sotto la Piazza ed il Crescent c’è una marea di lottizzazioni abusive, di falsi in atto pubblico d’ufficio (tutti legati alle avraianti – fonte Cronache del Salernitano), che la Procura ha intercettato una telefonata minatoria contro Corrado Salustro (della Cogefer, la ditta rivale dei Rainone) con chiaro invito a non venire a Salerno se vuole bene ai suoi figli, che la Esa-Costruzioni (già implicata nel caso del Crac Amato) è stata messa fuori dal cantiere della Piazza dal Tar (fonte L Città), che Rocco Chechile è stato coinvolto in un ingiusto vantaggio patrimoniale per la vicenda del Jolly Hotel e che, infine, esiste una miriade di società interconnesse tra loro come scatole cinesi. Ebbene se come tutto questo non bastasse ecco la sorpresa, anzi la denuncia pubblica del caimano De Luca a protezione di Gennaro Miccio che deve, suo malgrado, assumere finalmente decisioni importanti per la Città e dimostrare che la Soprintendenza è un qualcosa di largamente superiore a quell’ente che siamo abituati a conoscere nella bocciatura (quasi sempre !!) dei progetti urbanistici singoli e nell’approvazione di pochi progetti sempre singoli. Ora la Soprintendenza dovrà dimostrare di essere cresciuta decidendo le sorti di un’intera comunità capoluogo di provincia. E non è cosa da poco. Per scrivere mi etto nei panni di Gennaro Miccio, povero Cristo !!, che dovrà decidere avendo da un lato il caimano rosso e dall’altro una sfilza di Associazioni, il Tar, Il Consiglio di Stato e, soprattutto, l’opinione pubblica. Ma dovrà decidere e non potrà nascondersi come il suo predecessore Zampino che, invece, decise di non decidere e di affidare al silenzio assenso la pratica Crescent evitando così ogni inimicizia particolare ma scaraventando la Città nel male peggiore: un castello indefinito lascato lì ad imperituro ricordo di una istituzione che poteva decidere (nel bene o nel male) ma non l’ha fatto. Adesso il parere della Soprintendenza dovrà esserci, costi quel che costi, lo chiede la gente ma anche la magistratura; ma Gennaro Miccio può stare sereno pensando ad un fatto che lui conosce benissimo e cioè che noi viviamo in un Paese che non è capace di cacciare, anche a calci nel sedere (espressione tipicamente deluchiana che faccio mia !!), chi pur rivestendo un ruolo altissimo come quello di soprintendente non riesce a decidere finendo nelle secche del silenzio assenso ben sapendo che così facendo favoriva l’aggressività urbanistica del caimano rosso che, difatti, nell’estate del 2008 sfrutto velocemente quel miracoloso silenzio assenso che la Soprintendenza gli faceva cadere dal cielo. E con questo non voglio fare un discorso di destra e/o di sinistra, è il Paese istituzionale che non sa decidere a buttare fuori dal sistema chi non vuole o non sa decidere; tanto è vero che quel famoso scippo alla logica di Zampino avvenne in pieno governo di centro destra e vergognosamente il ministro dell’epoca (berlusconiano di ferro !!) non seppe o non volle intervenire, preferì tergiversare come nel buon costume italico, e De Luca edificò. Ora il sindaco intravede, forse, il capolinea dell’intera vicenda con tutti i rischi connessi e cerca di seminare insidiosi messaggi di intimidazioni e minacce che potrebbero condizionare la decisione della Soprintendenza. Niente di più sbagliato e in questo De Luca dimostra la sua attuale tendenza al ribasso nell’immaginario collettivo. Ma un fatto è certo, intimidazioni e minacce a parte, Gennaro Miccio dovrà decidere. Speriamo soltanto che decida per il meglio.

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