Libri … che passione

Barbara Filippone

Oggi non voglio parlare di cronaca, bensì di ciò che amo più di ogni altra cosa al mondo: libri che passione… vi condurrò in uno spazio racchiuso ma infinito. Il mondo delle copertine… quello che ho sempre sostenuto è che un buon libro abbia bisogno di una buona copertina. Così in seguito alla visione di un documentario su Sky ho potuto apprendere delle notizie che non conoscevo e che vorrei regalarvi; ho avuto non solo la conferma di ciò che pensavo ma anche che il vestito di un libro ha rappresentato in un determinato periodo storico dei cambiamenti o li ha semplicemente riflessi o anticipati…

Questo il caso di un classico della narrativa inglese di George Orwell “1984”; scritto nel 1948 e pubblicato nel 1949. Durante il periodo della guerra fredda fu considerato fra i romanzi più significativi dell’utopia negativa, perché il tema trattato veniva ricondotto ad una critica spietata contro il regime sovietico. In realtà tratta un tema assai più ampio, quello del potere che controlla e manipola i suoi sudditi.

Quello che non sappiamo è che nonostante Orwell ne avesse captato il successo in Inghilterra, terra dove venne pubblicata la sua opera, purtroppo non ebbe modo di viverlo e goderselo. E ciò che non sconvolse la retta Inghilterra sconvolse invece la nuova America, infatti al di là dell’Atlantico, radicata nel mito di Hollywood la vita era completamente diversa; le case editrici amavano pubblicare libri con copertine più sgargianti e colorate; il famoso libro di Orwell rispetto alla sua prima edizione inglese, presentava nella versione americana una copertina più accattivante e diversa, diversa perché potesse attrarre l’acquirente.In realtà quell’immagine si distaccava dalla narrazione e in un’epoca in cui l’America era impegnata in una politica anticomunista e tutto diventava simbologia, anche la copertina di un libro tascabile rappresentava fare politica. L’impatto fu enorme in America perché su quella copertina c’era un’allusione al comunismo. Nel frattempo la retta Inghilterra si preparava ad una innovazione nelle copertine dei libri; una seconda edizione del capolavoro di Orwell arrivò negli scaffali riflettendo questa volta l’essenza pura del romanzo e talmente cruda fu l’immagine della copertina che riuscì a funzionare; il libro questa volta veniva rappresentato da un occhio, che in realtà era quello del Grande Fratello, un personaggio misterioso di cui nessuno conosce la vera identità e che osserva, spia e controlla, la vita di ogni singolo cittadino; poco tempo dopo l’editoria fa un’inversione e ciò che andava bene prima non andava più bene adesso. Così nella sua terza edizione, in cui l’idea che troppa purezza e realismo non andassero più bene, perché dirette al centro della storia, la copertina viene nuovamente cambiata e questa volta ci si affida all’arte contemporanea o moderna con un’immagine più conservatrice ma in realtà lontana dal testo… insomma nei suoi primi 12 anni di vita il capolavoro di Orwell ebbe tre diverse copertine con motivazioni tutte diverse. Dal design generico ( la prima) a quello conflittuale ( la seconda) fino all’arte moderna ( la terza), mostrando però l’inclinazione dell’editoria di andare a tentativi ma soprattutto di commettere errori. Da allora ad ogni nuova edizione la copertina cambiava.Oggi il design di una copertina spesso supera il romanzo stesso: deve infatti spiccare sullo scaffale. Einfatti la bellezza dei libri non si cela solo attraverso le storie avvincenti, ma oramai soprattutto da fuori possono rappresentare dei capolavori. Ci sono stati, e lo sappiamo, dei punti di svolta nella forma dei libri, non ultimo in ordine cronologico gli I-Pad che hanno sostituito il cartaceo con un marchingegno meccanico in grado di contenere anche 3500 libri in un peso specifico minore di quello di un libro tascabile. Ma  l’attenzione posta  su un capolavoro della narrativa inglese  non è un caso, perché in realtà rappresenta non solo l’evoluzione dell’idea di copertina, ma dovremmo aggiungere che l’Inghilterra detiene il primato di pubblicazione annuale, ben 800 milioni di libri ogni anno. Oggi però va aggiunto che la tecnologia ha fatto crollare inevitabilmente questi numeri. In realtà i libri rappresentano capsule di informazioni perfette del sapere in grado di viaggiare nel tempo e nonostante la tecnologia metta a rischio questo primato, una cospicua parte dei lettori assidui, preferisce l’odore dei libri e aggiungo io che la scelta di un buon libro è compromessa anche da unabuona o cattiva copertina.  Sperando che l’interesse per la lettura, in generale, non muoia mai vi auguro buone letture come sempre.

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