San Matteo 2014: l’analisi di un’intervista e … l’emergenza educativa

Aldo Bianchini

SALERNO – L’intervista rilasciata da S.E. Mons. Luigi Moretti, arcivescovo di Salerno, alla “sua Telediocesi” (misteriosamente passata sottobanco a Lira Tv per la messa in onda in anteprima contrariamente alle indicazioni della Curia che aveva dato l’esclusiva proprio a Telediocesi !!) è, per certi versi, un vero capolavoro mediatico ottimamente incanalato e condotto con professionalità dal giornalista Paolo Romano. Se si ascolta l’intervista attentamente e la si analizza punto per punto è possibile scoprire tantissime verità che il Presule, con grande capacità dialettica, ha evidenziato con estrema lucidità e senza peli sulla lingua pur mantenendo costantemente un sorriso garbato e non provocatorio; insomma ha parlato come dovrebbe sempre fare un Vescovo vero i suoi fedeli. L’intervista è visibile su questo stesso giornale cliccando sulla finestra “web-tv” che è posizionata sulla parte destra dello schermo. Ma andiamo con ordine. Per prima cosa l’Arcivescovo dice che tutto quelle che è accaduto è sembrato “organizzato da chi, non so chi, o per caso, su presupposti non ben chiariti”, e poi passa alla declaratoria di quello che è stato il suo pensiero per la riorganizzazione della processione che negli ultimi anni aveva assunto alcune caratteristiche che si allontanavano dal “clima prettamente religioso sfociando in alcune manifestazioni che spesso profanavano la funzione religiosa e con essa anche la tradizione e la perdita del senso del sacro”. Tutto è stato fatto nello spirito delle indicazioni della CEI -ha detto mons. Moretti- che invita a caratterizzare i diversi momenti (sagre, feste, processione) con una distinzione netta e nell’ottica di uno spirito di sobrietà che di questi tempi è doverosamente obbligato. Il Presule si è soffermato sulla mancanza dei fuochi artificiali ed ha chiarito che non è dipeso da lui perché in merito non aveva alcun potere decisionale, tanto è vero che i portatori avendo appreso dal sindaco la brutta notizia si erano recati dal Vescovo per saperne di più. Insomma quello che si supponeva ora appare in tutta la sua chiarezza: i fuochi sono stati utilizzati dal sindaco come il grimaldello per la rivolta, una sottile e silenziosa azione psicologica che ha prodotto i risultati che abbiamo tutti visto. L’Arcivescovo, ovviamente, non le manda a dire neppure alla stampa in genere dichiarando espressamente: “La comunicazione a Salerno è come un sistema inceppato !!”. Io aggiungerei che è anche un sistema subdolo e perverso che come un camaleonte si schiera sempre dalla parte di chi è apparentemente più forte. Un’intervista, quella di mons. Moretti, che andrebbe rivista più e più volte. Superato il condizionamento iniziale e sciolto il ghiaccio l’intervistatore, con forte esperienza, affonda alcuni colpi decisivi; alle domande non si sottrae il Presule che dice: “Mi sembrava e mi sembra logico non far entrare le statue sia nella caserma della Finanza che nel Comune perché può apparire come un isolamento dal contesto generale e dal resto della popolazione in festa per il suo santo; le statue si trovavano nel porticato perché da lì inizia la processione e quindi rende più immediata l’aggregazione di tutti i fedeli”. Poi l’intervistatore è passato ad uno degli argomenti più scabrosi e cioè l’inosservanza della “parola data” dai portatori e la conseguente rivolta; a queste domande l’Arcivescovo risponde ancora più deciso: “Alla condivisione delle decisioni, come da annuncio in conferenza stampa, è seguito un fatto strano: i portatori nell’incontro col sindaco hanno saputo che non c’erano i fuochi ed hanno pensato ad una responsabilità della Curia, tanto è vero che sono ritornati da me che non avevo alcun potere in merito, poi la stampa ha creato parlando di guerra e pace con conseguente schieramento dei portatori sulle posizioni del sindaco”. Eppure –continua sagacemente il Presule- ci eravamo lasciati il giorno prima stringendomi la mano; ma nessuno aveva avvertito l’Arcivescovo che la parola data, almeno da parte di alcuni portatori, non vale assolutamente nulla se su quella parola interviene direttamente o indirettamente il sindaco della città che è assolutamente venerato (ma questo l’ho già scritto in precedenti approfondimenti). Infine l’intervistatore pone la domanda che tutti si aspettavano: “Eccellenza, ma la processione rimane o va abolita ?”, e qui a mio avviso l’Arcivescovo tocca l’apice della sua magia comunicazionale e risponde: “Credo che rimanga se si parlerà la stessa lingua con uno sforzo di tutti. Mai fare una grande festa dimenticando il festeggiato”.A mio sindacabile giudizio dall’intervista dell’Arcivescovo emergono tantissimi dubbi su chi e che cosa ha potuto provocare tutto quel ben di Dio su cui si è avventata anche la Procura della Repubblica (inchiesta del procuratore Lembo) che avrebbe individuato già tredici indagati (persone tutte vicine agli ultras se non proprio gli stessi ultras della Salernitana, a conferma delle mie tesi !!) che dovrebbero essere ascoltate nei prossimi giorni. Non solo, la Procura avrebbe inviato la Digos in Comune (fonte Cronache del Salernitano del 1° ottobre 2014)  per l’acquisizione della “mozione Cammarota” presentata nel Consiglio Comunale e diretta a capire la posizione dell’A.C. rispetto a tutto quanto accaduto. Si parla di soggetti che si muovono nel mondo dello spaccio di stupefacenti e disordini allo stadio. Per quanto riguarda la linea editoriale di questo giornale abbiamo proposto un sondaggio tra i nostri lettori con la seguente domanda ed alla luce dell’intervista fin qui analizzata: “Per i fatti accaduti durante la processione di San Matteo il Vescovo ha ragione ?”; ebbene i risultati raccolti in questi primi giorni danno quasi al cento per cento ragione al Presule. Provate anche Voi, amici lettori, a partecipare a questo sondaggio che pur non avendo alcuna pretesa si pone come un semplice termometro dell’umore di tutti voi. Per concludere questo approfondimento mi piace molto l’affermazione data dal “don Alfonso D’Alessio” (rif. La Città del 29 set. 2014): “A Salerno c’è una emergenza educativa”. Assolutamente condivisibile il pensiero del responsabile delle comunicazioni sociali della Curia salernitana anche se a questa affermazione io aggiungerei che “A Salerno oltre l’emergenza educativa c’è una strana e insopportabile sudditanza psicologica di una certa fetta di popolazione rispetto ai proclami autoreferenziali e monocratici del sindaco”. Alla prossima.

2 thoughts on “San Matteo 2014: l’analisi di un’intervista e … l’emergenza educativa

  1. “A Salerno oltre l’emergenza educativa c’è una strana e insopportabile sudditanza psicologica di una certa fetta di popolazione rispetto ai proclami autoreferenziali e monocratici del sindaco”.
    SOTTOSCRIVO IN PIENO (mi si perdoni il maiuscolo ma quando ci vuole ci vuole!)

  2. Per un uomo abilissimo nella comunicazione è stato facile imbrigliare questa città e paralizzarla. L’atteggiamento rinunciatario di coloro i quali non hanno mai condiviso nè metodi nè gestione ha prodotto il resto. Un ultima cosa Fuenti – Crescent.

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