Petrolio. Da Pergola 1 al Vallo di Diano: la trivella è servita.

 

Antonio Citera

MARSICO NUOVO (PZ) – Dopo l’autorizzazione del comune di Marsico Nuovo a due passi dal Vallo di Diano che ha rilasciato il permesso a costruire  per la postazione sonda  del contestatissimo pozzo “ Pergola 1”, l’Eni è pronta a trivellare e a prendere per vie traverse anche il petrolio del sottosuolo valdianese. Se da un lato i sindaci del Vallo di Diano e i comitati no al petrolio stilano documenti di protesta, dall’altro in terra Lucana, le autorizzazioni fioccano come zucchero filato. Si trivellerà al confine,(terra di Basilicata), nel comune di Marsico Nuovo a pochi km da Atena Lucana. Una strategia che permetterà ai cercatori di oro nero di appropriarsi anche del petrolio presente nella vallata del Diano.  Ci hanno  provato in tutti i modi  e a quanto pare ci stanno riuscendo anche e soprattutto con l’appoggio dello Stato Centrale che nel nuovo decreto “sblocca Italia o, per meglio dire sblocca trivelle” si da la possibilità (riducendo le autorizzazioni ) di poter bucare in lungo e largo lo Stivale. Negli anni scorsi,con una serie di protocolli, effettuati in alcuni comuni del Vallo di Diano, si chiedeva   esplicitamente il permesso di poter procedere alla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, nelle aree comprese tra i comuni di Atena Lucana, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano e Teggiano. Ed ancora in alcuni comuni della già colonizzata Basilicata. L’area prescritta nella richiesta di protocollo, ricade precisamente nella fascia anticlinale che percorre da nord a sud l’Italia, una sorta di mezzaluna  che scorre lungo tutto il fianco dell’Appennino orientale, partendo dalla pianura padana, fino alle colline della Romagna, scendendo in Molise, Basilicata e Puglia, allargandosi  anche alla Calabria Ionica, e toccando anche parte della Sicilia. Un serbatoio naturale, che conserva quasi tutto il greggio che è presente nel sottosuolo del nostro Paese. Ecco allora che i territori del Diano risultano essere appetibili come fu nel passato per quelli Lucani. La Basilicata, infatti, è tra gli esempi storici di come le trivelle stiano penetrando il nostro Paese. “Dalla fine degli anni Novanta, è in atto in Val d’Agri lo sfruttamento dell’Eni di un giacimento da 90 mila barili al giorno”, calcolano al ministero dello Sviluppo economico, con un impatto riassunto in 58 pozzi (39 già perforati, 19 ancora no) e 38 piattaforme, con una durata del ciclo produttivo attorno ai 20-30 anni”. Il risultato, a oggi, è stato “l’inquinamento di acqua, terra e aria”, scrive il Wwf, mentre in un comunicato dell’Ola (l’Organizzazione lucana ambientalista) titolato “Petrolio, tra miti e falsità”, si spiega che “negli ultimi vent’anni un cittadino lucano su due s’è ammalato di patologie cardiorespiratorie nell’area del centro oli di Viggiano (proprietà Eni)” e che “i malati di tumore sono ormai il doppio della media nazionale”. Tornando a Pergola 1, L’ autorizzazione comunale riguarda l’adeguamento e attraversamento del Vallone Quagliarello e la realizzazione della postazione – sonda per perforare il “pozzo esplorativo” in località Masseria Votta (fg. 23, particelle 132,133,170,180,187), ubicata nello splendido pianoro ed i pascoli di alta quota che si affaccia sulla Val d’Agri, limitrofo al perimetro del parco nazionale dell’Appennino Lucano. Un luogo splendido che presto potrebbe diventare una spianata di cemento e di tubi uno scempio che presto potrebbe coinvolgere anche  il Vallo di Diano anzi, c’è chi assicura che dalla postazione Pergola 1 sarà un gioco da ragazzi per le potenti trivelle estrarre il petrolio anche nella vallata vergine  del Diano.

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