Caimangate/80: De Luca e il d-day … tra rinvii e garantismo

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Il cosiddetto “d-day” (giorno dell’attacco) giudiziario a carico del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, potrebbe essersi trasformato per fatale combinazione nel più noto “the day after Tomorrow” (l’alba del giorno dopo). Non spaventatevi, amici lettori, non sono improvvisamente impazzito tanto da ergermi a paladino difensore di De Luca, non ha assolutamente bisogno del mio sostegno. Ma io sono per eccellenza un garantista e devo utilizzare lo stesso metro di lettura che fin qui ho sposato per altri personaggi, forse meno noti, della politica salernitana. Pensatela come volete ma quello che è accaduto nella giornata del 9 ottobre scorso mi ha dato la chiara sensazione di trovarmi di fronte ad un “plotone di magistrati” soltanto apparentemente decisi a dare il vero inizio al d-day; più che altro vedo un nugolo magistrati inquirenti e giudicanti (dal Tar al Tribunale ordinario) che dopo aver avviato una marea di inchieste, in alcune delle quali hanno voluto forzatamente e immotivatamente includere anche il sindaco, si sono improvvisamente trovati con un pugno di mosche in mano e non sanno più a che santo votarsi per scongiurare ennesime brutte figure. Da semplice cittadino, prima ancora che da giornalista, ho sempre avuto dei dubbi in questi ultimi anni sul modo con cui sono state condotte e depositate tutte queste inchieste; da un lato si è fatto un gran casino e dall’altro (ovviamente a mio avviso !!) si è dato poco spessore ad alcune evidenze giudiziarie che sono sotto gli occhi di tutti. Il quadro generale della “topografia giudiziaria” che avvolge il sindaco Vincenzo De Luca è molto complesso, non a caso Egli detiene il potere indiscusso da oltre venti anni e gestisce la cosa pubblica sulla base di una sua personale strategia politica che, inevitabilmente doveva cozzare, così come è cozzata, con l’altro potere cittadino che è il “potere giudiziario”; e lo scontro è stato e sarà senza esclusione di colpi, su questo non ci sono dubbi. Dopo le vicende del “crac Amato” e del presunto “falso tesseramento 2012” che sembravano poterlo travolgere e che, invece, si stanno avviando mestamente alla fine (anche in ragione del fatto che chi probabilmente poteva parlare non ha parlato ed è costretto a tacere per sempre !!), le altre vicende che sono tuttora sul tappeto riguardano il “processo Sea Park”, il “processo termovalorizzatore”, il “procedimento di decadenza” e, infine, le udienze preliminari inerenti il “Crescent”, tutta roba ancora da definire nelle prossime udienze, peraltro, già fissate. Sarò costretto quindi a tediarvi almeno con qualche altro articolo per poter chiarire in tutte le loro sfaccettature le quattro vicende giudiziarie. Comincio dal Sea Park, una vicenda molto complessa ed articolata sulla quale e della quale ha parlato, senza fornire prove concrete, addirittura il famoso Cosimo D’Andrea dal carcere di Opera (Milano) nel corso di un lunghissimo interrogatorio da parte dell’allora pm antimafia Antonio Centore. Su questa vicenda, a mio avviso, ha scritto la parola “fine” con grande fermezza il direttore generale del Comune di Salerno Felice Marotta quando, nell’udienza dello scorso martedì 7 ottobre, parlando dei suoi improbabili rapporti con le imprese facenti capo all’ASI ha laconicamente dichiarato che “Quando la mattina andavo in ufficio andavo a fare il presidente e non l’impiegato”. Nessun cronista si è soffermato più di tanto su questa affermazione di Marotta, addirittura qualcuno l’ha travisata ipotizzando un’accusa velata contro gli imprenditori. Felice Marotta non ha accusato nessuno, neppure velatamente; non è lo scemetto di turno. La dichiarazione di Marotta, invece, ha tutt’altro significato e pone drasticamente all’attenzione del collegio giudicante la sostanza del problema che la pm Gabriella Nuzzi non aveva potuto o voluto capire ed aveva chiesto per tre volte l’arresto del sindaco Vincenzo De Luca (ed altri !!) ipotizzando per lui e per altri il ruolo di “istigatore”. Ma qual è la sostanza del problema, si chiederà qualcuno ? E’ presto detto. Felice Marotta, quando era presidente dell’ASI, svolgeva un ruolo politico e quindi di “indirizzo e di scelta” che i cosiddetti dirigenti avrebbero dovuto  attentamente vagliare prima di riportarli in apposite determine esecutive. Tutto qui, è molto semplice: il politico indirizza e sceglie, il dirigente vaglia, approva e/o disapprova, e ordina l’esecuzione. E’ lo spirito della legge voluta tenacemente dalla sinistra, sotto il secondo governo D’Alema tra il 98 e il 99, che nel dare pieni poteri e molti soldi ai dirigenti ha inteso far fronte con precisi argini alle continue irruzioni dei pubblici ministeri nella pubblica amministrazione con devastanti risultati soltanto a carico dei politici. E’ inutile andare sempre alla ricerca spasmodica del “reato di istigazione” che nel tempo è divenuto il “vizietto ossessivo” di tanti pm; questo presunto reato sarà difficilmente dimostrabile e quasi mai concretamente punibile. In pratica i dirigenti pubblici devono imparare a fare i dirigenti pubblici e non soltanto ad occupare poltrone ambite e fruttuose per poi genuflettersi dinanzi al capo di turno. Così si paga e, a volte, si va anche in galera, giustamente; ma questa è una vecchia storia che fa fatica ad entrare nel cervello e nell’azione di tanti che si ritrovano a fare i dirigenti per caso o per spinta politica e non per merito specifico e personale. In buona sostanza il politico, o chi svolge un ruolo politico, può anche suggerire la luna nel pozzo ma sta al dirigente valutare se l’indirizzo e la scelta politica siano in regola con la legge, altrimenti qualcuno mi spieghi perché i dirigenti devono guadagnare stipendi fuori dalla norma. Ecco perché tutta l’inchiesta Sea Park è destinata a crollare come un castello di sabbia soprattutto nella parte che riguarda i politici che forzatamente e sotto la spinta mediatica del “delitto di istigazione” sono stati trascinati in un tunnel apparentemente senza fine; ecco perché la dichiarazione di Felice Marotta assume una valenza incredibile non solo per il processo Sea Park ma anche per gli altri processi che cercherò di illustrare nei prossimi giorni.

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