La politica del “Ninà”: Imparato, qui le luci le accendo e le spengo io.

Aldo Bianchini

SASSANO – In alcuni approfondimenti precedenti parlando dei cosiddetti “liberi pensatori” avevo anche accennato al presunto “patto del Ninà” (27 luglio 2014 – Sassano, il ritorno dei liberi pensatori) per quanto attiene le strategie politiche in vista della scadenza elettorale amministrativa sassanese della prossima primavera. Dal patto del Ninà siamo passati rapidamente, nel giro di pochi mesi, alla “politica del Ninà” in quanto l’omonimo bar-gelateria si sta sempre più rivelando come un ottimo punto di incontro e di scambio di opinioni anche su temi non soltanto politici che abbracciano tutto il territorio del Vallo di Diano. Il bar-gelateria “Ninà”, dunque, data la sua posizione epicentrale rispetto al Vallo non è “un covo di vipere” ma soltanto un luogo (sotto certi aspetti anche accogliente e sobrio !!) nel quale potersi confrontare democraticamente, non per tramare ma semplicemente per smussare le singole ragioni e i diversi punti di vista. Ma il Ninà è, soprattutto, un luogo accessibile a tutti ed in esso le tavole rotonde si aprono naturalmente da sole senza la spinta di nessuno. In quest’ottica e con questo sano spirito domenica scorsa è stata, forse, registrata la maggiore affluenza di presenze normali e di quelle che hanno contato e potranno ancora contare nel variegato pianeta socio-economico-culturale-imprenditoriale-politico dell’intero territorio del Vallo di Diano. Domenica scorsa, tra l’altro, si è parlato anche della questione petrolio ed è stato possibile analizzare le varie problematiche ad esso collegate tra un “no a prescindere” e un “ni possibilista”; ma di questo intendo parlarne prossimamente. Oggi mi interessa analizzare la parte più politica di quello che è accaduto nella mattinata del 9 novembre. Intorno al tavolo della discussione c’erano: Mimmo Cartolano (coordinatore PD del Vallo), Antonio Calandriello (presidente Bcc Sassano e esponente nazionale del PD), Pierino Cusati (giornalista), i liberi pensatori Donato Benvenga, Luciano Loguercio, Giovanni Abbruzzese e alcuni altri amici. Si discuteva del più e del meno quando è giunto il neo consigliere provinciale del PD Paolo Imparato, sindaco di Padula; personaggio colorito ma anche profondo conoscitore, nella sua assoluta e non nascosta pragmaticità, della politica locale e delle esigenze del territorio. Opportunamente stimolato, sull’eventuale delega che il Presidente della Provincia dovrebbe assegnargli come unico esponente del Vallo di Diano, si è subito lasciato andare ad una ferma e precisa dichiarazione: “Non voglio nessuna delega, il mio compito sarà quello di sorvegliare le mosse di tutta la giunta provinciale in ragione degli interessi del territorio che solo io rappresento da Sapri fino alle porte di Salerno. Sarò inflessibile e durissimo”. Poi incalzato sulla sua presunta dipendenza dal partito ha ringraziato il coordinatore locale (Mimmo Cartolano), per averlo indicato come candidato, ed ha precisato: “Mimmo ha fatto il mio nome, in pratica mi ha lanciato, ma io ho messo a segno il gol e sia chiaro per tutti che sul mio territorio le luci le accendo e le spengo io, solo io”. Più chiara di così l’allusione al capo supremo del PD, Vincenzo De Luca, non poteva esserci. All’istante nessuna replica o reazione da parte del coordinatore PD del Vallo che ha incassato senza battere ciglio nell’attesa, forse, di una replica ufficiale alle dichiarazioni di Imparato. Ma, ovviamente, Paolo Imparato è andato oltre, molto oltre. Ha parlato anche della Comunità Montana e delle politiche che la stessa doveva mettere in atto e non l’ha fatto, perdendo tempo e cincischiando dietro problemi (quale, ad esempio, quello del “petrolio si – petrolio no”) che avrebbe potuto risolvere se solo avesse realizzato la progettualità tipica di una Comunità Montana; ed inevitabilmente è apparsa con molta chiarezza la frattura, forse ormai insanabile, esistente tra i vertici della C.M. Vallo di Diano e la base del Partito Democratico con le sue varie componenti e delle diverse amministrazioni locali stanche della poca attività di un organismo che avrebbe potuto segnare in meglio le sorti del territorio. Non vorrei sbagliarmi ma mi è parso di capire che Paolo Imparato, pur non facendo nomi, sia andato diritto al cuore del problema (come del resto fa sempre lui !!) di una C.M. che ormai si regge soltanto “per grazia ricevuta” e sia partito direttamente all’attacco del suo presidente Raffaele Accetta che proprio in questi giorni si è dimesso dal PD a causa dell’approvazione della legge “sblocca Italia”. Forse, ha sussurrato qualcuno, avrebbe fatto meglio a dimettersi dalla presidenza della C.M. che dal partito; ma anche di questo cercherò di parlare in un prossimo approfondimento. Infine dall’intervento estemporaneo di Paolo Imparato è emersa anche un’altra sorprendente realtà: “Voglio essere chiaro fino in fondo; pubblicamente ho dichiarato di dimettermi dalla C.M. ed alla prima seduta utile lo farò. Ma se dovessi rendermi conto che è necessaria una scossa per smuovere le cose -ha detto- sono pronto anche ad assumermi la responsabilità della presidenza della Comunità Montana”. Chi vuole intendere, intenda. Alla prossima.

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